La manifestazione organizzata dall’Unione sindacale svizzera (USS) è cominciata in Piazzale Stazione a Bellinzona ed è terminata in Piazza Governo
Diverse decine di persone si sono riunite questo pomeriggio a Bellinzona per aderire alla manifestazione “Il Ticino è ormai terra di dumping, povertà e arroganza padronale" organizzata dall’Unione sindacale svizzera (USS), sezione Ticino e Moesa. I partecipanti hanno iniziato a radunarsi attorno alle ore 13 e alle 14 è partito il corteo, che è sceso lungo Viale Stazione per poi fermarsi in Piazza Governo. Presenti diversi sindacati, tra i quali Unia e Vpod, ed esposti alcuni striscioni con slogan come “Salario. Rispetto. Solidarietà” e "I falegnami vogliono un CCL forte”.
Nel corso della marcia non sono mancate le testimonianze dirette dei lavoratori. «Sono stato occupato per cinque anni in diversi shop delle stazioni di servizio», ha raccontato uno di loro. «Quando sono venuto a conoscenza dell’entrata in vigore del Contratto collettivo di lavoro ero entusiasta, ma questo entusiasmo è durato poco; i ’padroni’ ticinesi hanno infatti inoltrato un ricorso, sostenendo che salari da 3’600 franchi lordi al mese fossero troppo alti, malgrado le ore supplementari gratuite che eravamo tenuti a fare». Anche un gruppo di ’riders’ della società delivery ‘Divoora’ ha voluto far sentire la propria voce. «Chiediamo un contratto più adeguato, che ci consenta di poter vivere in Svizzera» ha detto alla Regione una di loro. «È impensabile dare un preavviso di 18 ore per accettare un nuovo contratto di lavoro con il quale si passa da un monte ore garantito al mese a una paga da 0,35 centesimi al minuto. Nel nostro Paese non deve succedere». «Mi auguro che l’azienda ci convochi tutti, ci fornisca delle spiegazioni e si scusi», le ha fatto eco un collega.
‘Qui per chiedere dignità e salari giusti’
Il dumping salariale rappresenta «uno dei principali problemi del mercato del lavoro ticinese», spiega la granconsigliera e copresidente del Partito Socialista Laura Riget, presente a sua volta alla manifestazione. «Si tratta di una sfida quotidiana da affrontare assieme, che in futuro dovrà portare a dignità, meno precarietà e salari dignitosi».
Manifestazioni in tutta la Svizzera
Oltre 12’000 lavoratori dell’edilizia e di altri settori hanno manifestato oggi pomeriggio in varie città svizzere per chiedere salari più elevati, maggior rispetto e solidarietà. I dimostranti hanno domandato un riconoscimento per i loro sforzi durante la pandemia.
I raduni si sono tenuti a Berna, Zurigo, Ginevra e Olten (SO). Stando a quanto comunicato dal sindacato Unia, ai lavoratori dell’edilizia si sono uniti quelli attivi nell’assistenza, nella vendita e nella logistica.
Tutti hanno la caratteristica di aver lavorato instancabilmente in prima linea nel corso della pandemia, fa notare Unia. La gente ha applaudito, ma le condizioni non sono cambiate, deplora amareggiato il sindacato.
La crisi del coronavirus «ha mostrato quanto la società sia dipendente da centinaia di migliaia di impiegati sottopagati nei servizi. Lo stress, la carenza cronica di personale, la mancanza di contratti collettivi, i salari bassi e l’eccessiva mole di lavoro fanno parte della quotidianità di questi settori», sottolinea Unia.
Il sindacato rivendica cambiamenti fondamentali nella politica. «Commercio online, industria farmaceutica e logistica hanno approfittato del Covid e anche il ramo delle costruzioni procede a passo spedito». Le imprese svizzere hanno versato l’anno scorso 42 miliardi di franchi ai loro azionisti. In poche parole, riassume Unia, i soldi per garantire stipendi migliori ci sono.
Oltre a più rispetto per le donne, contratti collettivi, posti di lavoro sicuri e cantieri puliti e ben organizzati, Unia chiede almeno 13 mensilità da 4’200 franchi. Il sindacato è inoltre contrario ad aumentare l’età pensionabile delle dipendenti di sesso femminile.