L’artista ticinese, da 25 anni residente a San Francisco, è tornata a casa per realizzare un grande murale sulla facciata di una palazzina a Bellinzona
Mona Caron sta dipingendo a parecchi metri di altezza. È molto concentrata sul suo lavoro ma quando ci vede scende subito a terra manovrando il braccio meccanico con grande dimestichezza. Ci spiega quello che, dopo due settimane, sta finendo di dipingere al numero 8 di via Domenico Fontana nel quartiere delle Semine a Bellinzona: un’immensa euforbia sulla facciata di una palazzina di cinque piani amministrata, guarda caso, dall’Immobiliare dei Fiori che ha commissionato l’opera.
«L‘euforbia è una pianta che cresce ai bordi dei sentieri un po’ sabbiosi», ci racconta Mona Caron, spiegando qual è la sua specialità: «Ritratti eroici di piantine che si tende a non vedere, alle quali si dà poca attenzione. Non si tratta di fotorealismo o illustrazione botanica. Cerco di dare muscoli, un aspetto ‘powerful’, con prospettive accattivanti, alle erbe selvatiche. Ciò che vuole rappresentare una sorta di riconquista della natura degli spazi urbani». Da alcuni anni Mona Caron si concentra infatti sul progetto chiamato ‘Weeds’ che vuole, attraverso la metafora vegetale, dare forza a tutto ciò che sta i bordi della società ma che resiste con tenacia.
Oltre all’opera conclusa nei giorni scorsi a Bellinzona, sono un esempio di questa ispirazione artistica i numerosi murales realizzati un po’ in tutto il mondo. Il nome dell’artista ticinese è infatti conosciuto a livello internazionale tra gli appassionati di questo tipo di arte.
Cresciuta nel Locarnese, ma da oltre 25 anni trasferitasi negli Stati Uniti, Caron ha realizzato dipinti su edifici della California (dove l’arte dei murales è molto popolare), dell’Asia, dell’America latina (Brasile, Ecuador, Bolivia, Perù) passando per New York, Svezia, Spagna, Francia, Svizzera. Recentemente è stata intervistata dalla Bbc per un immenso murale realizzato a Jersey City – città a ridosso del fiume Hudson di fronte a Manhattan – sulla facciata di un palazzo di 23 piani, alto 75 metri, per un’area di pittura di circa 2’000 metri quadrati. «È il più grande che ho fatto. Supportata da una squadra di specialisti, ci abbiamo messo quattro settimane». Da alcuni mesi ecco che in faccia allo ‘skyline’ di Manhattan si erge una gigantesca eutrochium, genere nordamericano di piante da fiore erbacee della famiglia dei girasoli. Ciò che sposa in pieno l’intenzione di Mona Caron di raffigurare le piante – inizialmente abbozzate dall’artista su un tablet – in luoghi dove hanno una vista dominante sui centri abitati.
Si trasferisce a San Francisco dopo aver frequentato la facoltà di letteratura inglese e linguistica all’Università di Zurigo. In California si iscrive all’Academy of Art University, laureandosi come illustratrice. «Ma ho iniziato a fare murales un po’ per caso, pensando che sarebbe stata una breve avventura – racconta l’artista – Ne ho fatto uno, un secondo e poi hanno cominciato a coinvolgermi sempre di più ed è diventata la mia attività principale. Oggi ho un sacco di contatti e sono in giro per il mondo per circa sei mesi all’anno». Da quanto si è trasferita oltreoceano, non è la prima volta che l’artista originaria delle Centovalli torna in Ticino per realizzare murales. Ne ha infatti già dipinti due, uno a Malvaglia e uno a Mendrisio (un dente di leone di dieci metri in una corte nel nucleo storico). «Mi fa sempre piacere tornare in Ticino per trovare la mia famiglia», ammette Caron, la quale mescola la sua passione con i movimenti sociali e ama lavorare in collaborazione con artisti e attivisti. Prossima tappa? «Andro in Brasile, a San Paolo, dove ho in programma di fare un murale sulla facciata di un palazzo di venti piani».