Bellinzonese

Ex Petrolchimica Preonzo: Verdi e Mps chiedono al Cds di vigilare

Il gruppo parlamentare del legislativo bellinzonese ritiene che vi siano forti discrepanze tra ciò che era stato previsto in materia di appalti e di costi

Il sedime dell'ex Petrolchimica a Preonzo (archivio Ti-Press)
27 agosto 2021
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Al gruppo parlamentare dei Verdi-Fa-Mps-Pop-Indipendenti del Consiglio comunale di Bellinzona sorge “più di una perplessità nell’iter scelto dal Municipio per la sistemazione di un fondo della ex Petrolchimica” a Preonzo, per il quale il legislativo aveva approvato un credito di poco più di un milione di franchi. Stando ai consiglieri comunali Marco Noi, Giulia Petralli, Ronnie David, Angelica Lepori Sergi, Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini, vi sarebbero “forti discrepanze tra ciò che era stato previsto in materia di appalti e in materia di costi”, si legge in una nota. Discrepanze che fanno loro sorgere il “forte dubbio che vi siano delle pratiche atte da una parte ad eludere le norme sugli appalti pubblici e sul trattamento e smaltimento di sostanze pericolose, dall’altra a garantire vantaggi a certe ditte piuttosto che ad altre”. Per questo motivo hanno inviato una segnalazione al Consiglio di Stato nella quale chiedono al governo cantonale, quale autorità di vigilanza, “di svolgere le necessarie verifiche attraverso i propri uffici competenti”. 

Innanzitutto, secondo il gruppo parlamentare, “le opere di bonifica da sostanze nocive sono state frammentate in più appalti (2 diretti e 1 pubblico), sempre però alla stessa ditta (Ecorecycling Sa) e quelle di demolizione sono state frammentate in almeno 2 appalti diretti a due imprese differenti (una delle quali è proprio la proprietaria del fondo). Altrettanto è stato fatto con le opere di disboscamento”, si sottolinea nella lettera inviata al Cds. E questo, per i consiglieri comunali, non corrisponde a ciò che il Municipio aveva previsto e “appare essere chiaramente contrario” all legge in vigore. “Dal punto di vista dell’opportunità politica, ma anche da un punto di vista giuridico, il fatto poi che il proprietario del fondo (potenziale perturbatore per situazione, poiché al momento dell’acquisto nel 2005 non poteva non sapere che il fondo era iscritto nel catasto dei siti inquinati dal 18.8.2000) benefici di un appalto diretto, appare anche essere altamente discutibile”. 

In secondo luogo, la spesa totale per i 6 mandati diretti è di 200mila franchi, mentre l’appalto pubblico sarebbe stato deliberato per quasi 63mila franchi. “La spesa complessiva di 262'708 franchi è ben lontana dai 1'040'000 franchi preventivati” nel relativo messaggio municipale (accolto a larga maggioranza dal legislativo comunale il 28 settembre 2020). “Ciò apre importanti e preoccupanti interrogativi sulla qualità e la conformità alle leggi dello svolgimento dei lavori di sistemazione, in particolare quelli inerenti il trattamento e lo smaltimento delle sostanze nocive (amianto e Pbc). Le ditte concorrenti e addetti ai lavori ritengono impossibile fare tali lavori per un prezzo così basso”, rileva il gruppo dei Verdi-Fa-Mps-Pop-Indipendenti.

Infine, in risposta a un'interpellanza del gruppo inoltrata lo scorso giugno, “il Municipio giustifica lo spezzettamento dei mandati con un attento lavoro di ponderazione fatto sulla base degli studi condotti da Evolve Sa e Econs Sa, sui quali il Municipio ha peraltro fondato il messaggio”. Tuttavia, affermano i consiglieri comunali, questa giustificazione “entra in palese contraddizione” con, da un lato, il fatto che il messaggio municipale approvato “prevedeva di far svolgere il grosso dei lavori a sole 3 ditte attraverso un appalto su invito e due appalti pubblici” e, dall’altro, “lo scarto abnorme tra la somma spesa di 260'708 franchi e la somma preventivata di 1'040'000 franchi con un margine d’errore del +/- 10%. Discrepanze, queste, non proprio indici di qualità e di correttezza”.

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