Il Cantone, che nelle immediate vicinanze costruirà presto il nuovo centro polifunzionale, cerca altre strutture in Ticino per almeno 5 anni
S'incammina verso la chiusura – entro fine 2021 – il controverso ‘bunker di Camorino’, ossia il rifugio sotterraneo della Protezione civile nel quale il Cantone da alcuni anni alloggia i richiedenti l’asilo con termine di partenza. Una situazione logistica infelice che a più riprese ha scatenato le critiche di gruppi e associazioni (l'ultima petizione con 1'600 firme è recentissima) cui stanno a cuore le condizioni di vita degli ospiti, costretti a convivere in spazi ristretti e con temperature oltremodo alte durante l’estate. Pure infelice la gestione del loro tempo durante le ore diurne. Chiusura in vista dunque perché nel corso del 2022 dovrebbe partire, nelle immediate vicinanze, il cantiere per la realizzazione del già previsto nuovo centro polifunzionale (fuori terra) che integrerà il bunker e disporrà di 180 posti per i richiedenti l’asilo, potenziando così la disponibilità complessiva cantonale che da 420 salirà a 600-700. Se saranno 600 o 700 molto dipenderà da quali altre strutture il Cantone riuscirà a mettere a disposizione. In tal senso s’inserisce l’appello – pubblicato il 14 luglio sul Foglio ufficiale e con scadenza il 20 agosto – per la messa a disposizione, nell'arco di almeno cinque anni, di una struttura fuori terra dotata di minimo 30 posti letto. Entro domani Comuni, enti, associazioni o privati interessati a dare un tetto provvisorio ai richiedenti l’asilo con termine di partenza sono invitati a comunicarlo alla Sezione cantonale della logistica. Peraltro intervistato oggi dalla Rsi Gabriele Fattorini, direttore della Divisione cantonale dell’azione sociale e delle famiglie, ha evidenziato come la soluzione dovrà essere preferibilmente non più sotterranea (si pensi ad altri analoghi rifugi della Pci presenti in Ticino) bensì fuori terra; questo quando fino all’anno scorso il Consiglio di Stato, rispondendo ad alcune interrogazioni sul tema, riteneva la soluzione di Camorino “modesta ma idonea”. Si cambia rotta insomma.
Nella ‘Raccolta pubblica di proposte’ per l’alloggio provvisorio il governo pone alcune condizioni e richieste. La struttura “dovrebbe idealmente essere ubicata in luogo discosto dall’abitato, relativamente isolato ma ben servito dal trasporto pubblico, non periferico”. Le proposte logistiche devono considerare e prevedere le seguenti caratteristiche e requisiti: struttura fuori terra di massimo quattro piani e capienza minima di 30 posti; camere completamente arredate con al massimo quattro posti letto; presenza di una cucina attrezzata atta a permettere agli ospiti di preparare in autonomia i pasti anche nel caso in cui più persone debbano cucinare contemporaneamente; spazi per attività comuni e per la consumazione dei pasti di dimensioni adeguate per rapporto al numero di utenti; spazi per visite mediche e colloqui individuali non attrezzati; spazio per almeno un ufficio non attrezzato; possibilità di rendere utilizzabile una sola entrata/uscita per facilitare un’eventuale necessità di controllo di accesso alla struttura; messa a disposizione della struttura nella forma della locazione o della concessione d’uso o dell’affitto delle camere per un periodo medio-lungo inizialmente di cinque anni con possibilità di prolungo. Le proposte che non soddisfano le caratteristiche e i requisiti indicate non saranno prese in considerazione. Inoltre la struttura deve disporre di un’autorizzazione alla destinazione voluta dal Cantone ed essere pronta all’uso. Gabriele Fattorini ha pure detto che la proposta – vista la delicatezza del tema – dovrà ottenere il consenso delle autorità locali e della popolazione interessate.