A breve inizierà la fase di consolidamento dello storico edificio di Bellinzona che diventerà un centro di accoglienza con una trentina di posti letto
«Questa è una giornata storica per Casa Marta». Ha esordito così questa mattina, con parole cariche di entusiasmo, Renato Minoli, membro del consiglio di amministrazione dell’omonima Fondazione nel presentare l’avvio dei lavori della struttura di accoglienza per persone temporaneamente in gravi difficoltà. «Un progetto importante umanitario e sociale, per Bellinzona ma anche per tutto il Ticino, perché anche da noi ci sono persone senza un tetto», ha ricordato assieme a Luca Buzzi, presidente della Fondazione. Negli scorsi giorni sono stati assegnati gli appalti a ditte ticinesi e se non ci saranno ricorsi, dopo la posa dei ponteggi inizierà la fase di consolidamento dello storico edificio. I lavori dureranno circa due anni. Luca Buzzi, deus ex machina del progetto, ha ricordato la lunga gestazione di Casa Marta, caratterizzata da oltre dieci anni di ostacoli e difficoltà, tra lunghe e laboriose tappe burocratiche e procedurali. E non da ultimo anche alcune ostilità da parte di alcune frange politiche cittadine che osteggiavano il progetto e temevano che il centro potesse diventare un ‘ricettacolo di tossicodipendenti’. Già nel 2009 il Dipartimento della sanità e socialità aveva concordato sulla necessità di un centro di accoglienza a Bellinzona, sulla linea di quanto proposto da Casa Astra, aperta nel 2004 nel Mendrisiotto. Risalgono al 2010 i primi contatti con l’autorità comunale che evidenziavano l’eventuale possibilità di insediare il Centro di prima accoglienza nella casa ex Ostini disabitata da decenni e in stato di abbandono totale. Dopo un iter lungo e travagliato, il punto di svolta fondamentale è stata la firma dell’atto notarile, lo scorso dicembre, per la concessione del diritto di superficie da parte del Municipio di Bellinzona. La Città ha inoltre concesso un sussidio di 450mila franchi per il progetto e il Cantone 400mila. Casa Marta è un progetto da 4,5 milioni di franchi, la fondazione è sempre alla ricerca di fondi e lancia un appello pubblico con la richiesta di sostegno, in modo da poter ridurre il debito ipotecario di 1,9 milioni e contenere gli oneri futuri della gestione del centro.
La riattazione dell’edificio ex Ostini in via Henri Guisan 3E a Bellinzona, oggi in condizioni fatiscenti, prevede la realizzazione di un centro di accoglienza con 30-32 posti letto. Casa Marta potrà poi offrire un primo aiuto – vitto, alloggio, abiti, doccia, lavanderia e ascolto – e un sostegno a lungo termine, come l’aiuto per problemi medici, giuridici, psicologici, finanziari, ricerca di lavoro e casa. Gli ospiti vi rimarranno di solito per tre mesi o più, fintanto che non saranno in grado di autogestirsi. Nella struttura sono previsti anche piccoli appartamenti per facilitare la loro graduale indipendenza. Durante la permanenza l’ospite verrà aiutato dal personale del centro a pacificarsi con i propri vissuti, a recuperare i rapporti familiari e affettivi e a elaborare un progetto di vita. Gli ospiti saranno persone marginalizzate, giovani in rotta con la famiglia, lavoratori con basso reddito, mariti allontanati da casa, donne con figli, persone rimpatriate dall’estero, anziani o famiglie sfrattate, stranieri di passaggio. Casa Marta, in ricordo della donna ecuadoriana che nel 2008 è morta asfissiata a Bellinzona nel tentativo di riscaldarsi in un furgone, «può colmare la mancanza di accompagnamento puntuale che gli sportelli comunali non possono garantire», ha evidenziato Buzzi durante l'incontro con i media, rimarcando come strutture di questo tipo vadano a vantaggio della regione che vede concentrati i casi in un solo centro, migliorando aiuti e controllo ma anche abbassando i costi.
Lo stabile ex Ostini è stato edificato nel Settecento, fu una delle prime costruzioni edificate al di fuori delle mura cittadine. Si tratta di un edificio storico tutelato quale bene culturale locale e oggi necessita di importanti lavori di ristrutturazione anche per scongiurare il crollo. Duecento anni fa era una struttura per viandanti che percorrevano il Passo del Gottardo ed era provvisto di stalla per cavalli e alloggi per le persone. Nel secolo scorso disponeva di alloggi per operai, ma ora risulta completamente abbandonato da una sessantina d'anni. La sua riattazione, oltre a prevedere contenuti per persone in difficoltà, prevede anche la realizzazione di sale riunioni che verranno messe gratuitamente a disposizione delle associazioni locali. «Casa Marta sarà una struttura aperta e non sarà sicuramente un ghetto», ha rassicurato Buzzi.