Per l'ex consigliera comunale i ritardi accumulati sono da attribuire 'alla ricerca di fondi, che la fondazione ha faticato per ottenere'
Dopo oltre dieci anni caratterizzati da ostacoli burocratici e procedurali, una decina di giorni fa è stato annunciato che presto inizieranno i lavori relativi a Casa Marta a Bellinzona, una struttura di accoglienza per persone temporaneamente in gravi difficoltà. Pur affermando che la Lega dei ticinesi “concorda con l’esigenza di poter disporre, oltre a Casa Astra a Mendrisio e Casa Martini a Locarno, di un centro di prima accoglienza nella capitale”, Lelia Guscio, ex consigliera comunale, in uno scritto puntualizza alcuni fatti. Guscio ricorda innanzitutto che alla fine del 2016 il preventivo di spesa “era lievitato da 3 a 4,4 milioni, ora 4,5 milioni, a causa delle pessime (per usare un eufemismo) condizioni dell’edificio” situato in zona stabile ex-Ostini. La fondazione Casa Marta lanciò così una raccolta fondi che però “non raggiunse gli scopi prefissati”. Stando all'ex consigliera comunale leghista fu quindi “necessario far capo al Cantone (400'000 franchi) e al Comune [450'000 franchi, ndr]”. In seguito il gruppo Lega/Udc si oppose nuovamente al progetto considerando l’impegno finanziario “sproporzionato” rispetto all’investimento complessivo, le “incertezze” legate a possibili imprevisti durante i lavori di ristrutturazione e “la sotto-dotazione delle camere” (allora ne erano “previste una ventina, ora si legge sulla stampa che i posti letto saranno verosimilmente 32 a fronte di 200 domande annue”).
Guscio sottolinea poi che “malgrado la licenza di costruzione fu rinnovata nell’aprile 2019, le modifiche intercorse non sembrano affatto minime, come sostiene la fondazione. Alzare il tetto di 50 centimetri come previsto nel progetto iniziale, poi stralciato nel nuovo progetto, non è sicuramente un dettaglio. La questione dell’ubicazione ha, inoltre, sollevato alcune perplessità: un’ubicazione alternativa, a differenza di ciò che ci è stato comunicato, poteva essere individuata”. Inoltre, all'ex consigliera comunale non risulta che politici locali “abbiano fatto riferimento a tossicodipendenti”, al contrario di quanto ha riportato la stampa. E infine, rispondendo al presidente della fondazione Luca Buzzi, che, “intervistato dalla Rsi, ribadisce che alcuni politici hanno contribuito all’enorme ritardo dell’inizio dei lavori”, Guscio ritiene che “la vera ragione del ritardo è da attribuire alla ricerca di fondi, che la fondazione ha faticato per ottenere”.