Deceduto a Bellinzona il co-fondatore e vicepresidente. Fra le battaglie la difesa della murata e con l'Adics quella a favore della quiete in città
Amava la quiete, tanto da averle dedicato una battaglia quasi personale, e nel silenzio se n’è andato. Roberto Ghini, già presidente del Club Unesco Ticino, è deceduto all’età di 72 anni. Chi lo aveva incontrato di recente a Bellinzona, aveva notato la sua difficoltà nel far fronte alla malattia che lo ha duramente colpito e debilitato. Originario di Bologna, attivo professionalmente in ambito informatico, ha lavorato per diversi anni al Centro servizi informativi del Cantone. Per lungo tempo, preoccupato di come la linea ferroviaria si è sviluppata dietro piazza Indipendenza, e per come ancora si svilupperà, aveva ingaggiato un’azione in difesa delle murata medievale che sale verso Montebello. Un’attenzione particolare portata avanti con meticolosità sia in prima persona, sia tramite il Club Unesco Ticino, il primo sodalizio di questo genere in Svizzera, di cui Roberto Ghini era stato co-promotore nel 1999 insediandolo a Giubiasco e assumendone la vicepresidenza. Fra le prime attività organizzate una fiaccolata in città a favore della cultura e della pace. Iniziativa che anticipava di un anno il riconoscimento dei tre castelli quali patrimonio mondiale dell’Unesco. Ben presto, autunno dopo autunno, quelle prime occasioni pensate per riunire spontaneamente delle persone con obiettivi comuni diventarono le Giornate Unesco rivolte all’intera popolazione.
Già rappresentante della Biblioteca interculturale della Svizzera italiana (Bisi), Roberto Ghini a Bellinzona ha anche presieduto per lungo tempo l’Associazione per la difesa degli interessi del centro storico (Adics) impegnata a favore del diritto alla quiete e contro il dilagare degli schiamazzi notturni e del littering. Anche a colpi di ricorsi contro le decisioni municipali, l'associazione aveva sollecitato e ottenuto dei limiti agli eventi pubblici caratterizzati da importante impatto fonico, come pure l’introduzione del controverso tetto di 65 decibel all'interno degli esercizi pubblici presenti in città, norma poi revocata quando il Consiglio di Stato ha accolto le oltre duecento istanze inoltrate contro l'ordinanza municipale varata a inizio 2012. Questioni tutt’oggi d’attualità, nella Turrita, e non del tutto risolte. Un uomo mite ma dalle spalle molto larghe, tanto da non temere proprio in questo ultimo contesto, talvolta assai teso, il confronto con chi la pensava diversamente e usava metodi sguaiati e poco civili per dimostrarglielo.