Vito Bortolotti (di Abiasca) propone al Municipio di adottare un nuovo regolamento comunale che promuova, fra l'altro, la biodiversità
Un regolamento comunale per la gestione del verde pubblico che si adatti “alle particolarità e tradizioni di Biasca”. È quanto auspica Vito Bortolotti (lista civica Abiasca) in un'interpellanza, nella quale chiede al Municipio “quali sono gli ostacoli che impediscono l'adozione e l'applicazione” di una tale normativa.
Stando al consigliere comunale, “è urgente e necessario che il Comune di Biasca cambi radicalmente la gestione del verde pubblico”, si legge nel testo. E questo “alla luce degli innegabili cambiamenti climatici, della nostra dipendenza extra regionale per le derrate alimentari e non meno importante della riduzione della biodiversità”. Per Bortolotti “il mantenimento delle zone verdi nello spazio pubblico ed il loro utilizzo per la produzione di derrate alimentari, includendo alberi e arbusti, porta a variegati vantaggi”. Oltre a promuovere “un utilizzo efficiente delle risorse ecologiche”, le aree verdi possono anche fungere “da tampone alle avversità climatiche, sia tramite una migliore termoregolazione che per la qualità dell'aria”. Inoltre, possono diventare “serbatoio e rifugio di biodiversità”. E questi vantaggi “influiscono in modo consistente sulla qualità di vita di tutti gli abitanti”.
Secondo il consigliere comunale di Abiasca, nel nuovo regolamento per la gestione del verde pubblico il Municipio potrebbe anche includervi due label che promuovono la biodiversità: ‘VilleVerte Suisse’ e ‘Natur & Wirtschaft‘, sui quali ci si potrebbe anche basare “per l'assegnazione dei mandati e progetti nelle nuove opere” che l'esecutivo sta intraprendendo. Tuttavia, “questi due label non tengono particolarmente conto dell'aspetto produzione alimentare che per un borgo dalle origini contadine come il nostro dovrebbe essere scontato”.
Concretamente, oltre a questi due label, la normativa potrebbe includere i seguenti punti: innanzitutto negli spazi verdi pubblici, che sarebbero gestiti “per adempiere alla funzione di serbatoio di biodiversità”, dovrebbero essere “coltivate piante autoctone”. Ma anche piante “resistenti alle varie malattie (quindi esenti dalla necessità di trattamenti fitosanitari con prodotti di sintesi)” che “producono derrate alimentari”. Inoltre, il Comune dovrebbe ricercare “la collaborazione con associazioni e scuole per la gestione di questi spazi allo scopo di creare una divulgazione teorica e pratica sul sistema di coltivazione di questi ‘giardini’ e dell'importanza della biodiversità legata alle derrate alimentari”. Gli spazi verdi dovrebbero poi “fungere da luogo di incontro oltre che luogo di lavoro comune”. Infine, il Comune dovrebbe formare “almeno un suo dipendente per una gestione ecologica di questi spazi”.
In conclusione Bortolotti vorrebbe sapere dal Municipio “quanta è la superficie di verde pubblico del Comune di Biasca” e “a quanto ammontano i costi per la gestione di questi spazi”. Il consigliere comunale chiede anche quali sono le linee guida seguite per la gestione dell'attuale verde pubblico, chi le ha decise, quali sono gli obiettivi, quali benefici portano e come vengono misurati o valutati.