Faccia a faccia fra i candidati al Municipio Henrik ‘Bingo’ Bang (Unità di sinistra) e l'ambientalista Marco Noi
Marco Noi psicologo di formazione e psicoterapeuta di professione, politicamente attivo come granconsigliere e consigliere comunale. Henrik ‘Bingo’ Bang ingegnere forestale di formazione e direttore del Parco Calanca di professione, anch’egli granconsigliere e consigliere comunale. Entrambi candidati al Municipio di Bellinzona: il primo per i Verdi (in lista insieme a Mps, Pop, Forum alternativo e indipendenti), il secondo per l’Unità di sinistra. Vicini ma distanti, parafrasando il detto ‘coviddiano’. Posizioni infatti allontanatesi durante l’ultima legislatura – un vero divorzio dopo la lista condivisa per l’elezione del Municipio nel 2017 – iniziata con l’abbraccio socialista al trasferimento delle Officine Ffs dal centro città a Castione e la conseguente netta opposizione ambientalista. Da lì in poi, muro contro muro.
Un Ps che al proprio interno ha dovuto digerire l’opzione Castione e i Verdi che oggi contrastano un progetto di nuovo quartiere multifunzionale e attento all’ambiente con un’importante densificazione residenziale, formativa e lavorativa di qualità proprio nel cuore della città. Cosa sta succedendo ai vostri partiti?
Marco Noi – Mi sono schierato contro l’aggregazione ritenendola una soluzione molto reattiva a quello che taluni politici sostenevano allora, e cioè che il Sopraceneri rischiava o, peggio ancora, meritava di subire aggregazioni coatte. Il progetto a 17 mi ha trovato da subito perplesso per la complessità dell’operazione, anzitutto amministrativa e operativa. C’era un ottimismo acritico. E non a caso due dei quattro Comuni chiamatisi fuori hanno un peso economico importante. Si è quindi ripiegato su un’aggregazione light, in linea con la quale si è innescato il ripiegamento sulle Officine verso Castione, mentre fino a due minuti prima il sindaco aveva assicurato l’impegno per il mantenimento in città. A quel punto ci è mancata la terra sotto i piedi, visto che fra le varianti delle Ffs figurava proprio l’ottimizzazione industriale dello storico stabilimento cittadino. Si è invece scelta, dopo tante illusioni, una strada inedita. Illudere e deludere. Un tradimento della parola data, anche in senso aggregativo, proprio perché le Officine, vista la loro storia nell’ultimo decennio, erano esse stesse inserite nello spirito aggregativo. Lo stesso riorientamento contenutistico di quel comparto, all’interno di uno sviluppo centripeto della città, ci trova contrari. Così come in Gran Consiglio abbiamo criticato la revisione del Piano direttore cantonale perché nell’assetto di città-Ticino punta molto sul concetto del centripetismo, dimenticando che la Legge sulla pianificazione del territorio punta anche sulla decentralizzazione di contenuti e risorse. Vero, mi si dirà che Castione è una zona quasi periferica, ma per soddisfare le Ffs bisognerà azzonare un comparto oggi verde. Ciò che mina fortemente, pur con la prevista compensazione Sac, il principio della sostenibilità ambientale.
Henrik Bang – L’esempio danese, mio paese d’origine grande quanto la Svizzera, è emblematico. In pochi è anni è passato da duemila a 400 e infine a 99 Comuni. Ciò che ha favorito la messa in rete e una migliore e più razionale gestione delle risorse e dei servizi d’uso quotidiano. Una trasformazione che richiede un’attitudine mentale orientata a condividere, a lavorare in sinergia, a cogliere le opportunità anche se in condizioni non ideali, a unire le forze e le idee anziché disperderle. Per contro, qui da noi si tende troppo spesso a vedere il bicchiere mezzo vuoto, l’aggregazione come un problema anziché un’opportunità. Detto questo, osservo che in Gran Consiglio su tantissimi temi collaboriamo bene con i deputati verdi. Per contro a Bellinzona qualcuno pretende che le Ffs facciano ancora la manutenzione delle... macchine da scrivere mentre il futuro è rappresentato dai computer. Il mercato dei treni e delle locomotive durante l’ultimo decennio ha subìto una rivoluzione che deve coincidere con lo spostamento dell’officina in un luogo dove avrà lo spazio necessario per la manutenzione dei moderni e lunghi convogli, offrendo posti di lavoro qualificati che, stando a mie informazioni, saranno in numero sensibilmente maggiore rispetto alle 200-230 unità a tempo pieno finora indicate dalle Ffs. Cui si aggiungeranno gli altri previsti nel nuovo Quartiere Officine strettamente legati allo Swiss Innovation Park, senza contare poi le cooperative di abitazione, gli spazi dove socializzare e fare cultura, l’elevata sostenibilità energetica. Insieme all’Irb la cui nuova sede sarà presto inaugurata, stiamo parlando di un’elevata qualità di vita e di un importante indotto per la Città. Fatico a capire come si possa non vedere tutto questo, come ci si possa fossilizzare sulle macchine da scrivere.
Verdi dunque afflitti da scarsa visione progressista?
Noi – Purtroppo determinate decisioni vengono prese non sulla piazza aggregativa, ma nelle segrete. Se Henrik Bang rivela e assicura qui, adesso, che i posti di lavoro a Castione saranno ben più delle 200-230 unità a tempo pieno finora indicate, lo sa solo lui e chi gliel’ha comunicato, ossia un ristretto gruppo di potere e di politici, ma non la politica aggregata cui ogni abitante fa riferimento. Peraltro, quando ancora manca il piano industriale che fisserà quelle cifre. E allora, chi le fornisce al Ps? Quando si avrà la necessaria trasparenza?
Un Ps che detta legge e in barba allo spirito aggregativo è restio alla condivisione?
Bang – Se ai Verdi non arrivano determinate informazioni, è dovuto al loro modo di agire, di schierarsi con l’opposizione estrema in modo arrabbiato chiamandosi fuori dai gremi che si stanno occupando dei progetti strategici. Basti pensare al loro voto di astensione alla prima fase di risanamento ambientale dell’ex Petrolchimica di Preonzo. Peraltro i ticinesi bocciando nel maggio 2019 l’iniziativa ‘Giù le mani dall’Officina’ hanno detto chiaramente quale dovrà essere la soluzione. Anche, ma non solo, in virtù di quel voto il Ps dedica le proprie energia al prossimo passo da compiere.
Ma Bellinzona, con un’opposizione di sinistra e di destra desiderosa di rafforzarsi, ha o no le carte in regola per proporsi come polo trainante? Non rischia la politica turrita d'implodere?
Bang – Bellinzona ha una grande potenziale non solo in Ticino ma anche sul piano nazionale. Vedo grande dinamicità. Oltre al nuovo Quartiere Officine penso al nuovo ospedale previsto alla Saleggina, la cui golena sarà rinaturata con un investimento complessivo di 80 milioni co-finanziato da Confederazione e Cantone. Stiamo parlando di qualità di vita per le famiglie e di opportunità professionali per i giovani. L’alternativa è subire la decrescita, vedere eroso il Prodotto interno lordo e rimanere la Sonnenstube degli anziani. Se un politico non capisce questo, ha perso il contatto con la realtà.
Noi – Quale realtà? La politica ambientalista da sempre mette sul piatto proposte che vengono quasi sempre bocciate a volte a prescindere dalla loro provenienza, ma molto spesso perché costringono a fare i conti differentemente con la realtà. Le decisioni che contano devono essere sostenibili non solo per la Città ma anche per le zone periferiche e le valli. Inoltre Bellinzona può vantare oggi un potenziale di sviluppo perché ha ancora molto territorio a disposizione. Piano dunque con la politica di accentramento, perché si rischia di scimmiottare gli errori già commessi altrove.
A proposito di territorio, il Consiglio comunale a larga maggioranza (contrari Verdi, Mps e pochi altri) ha votato a inizio marzo il Programma d’azione comunale che farà da base al Piano regolatore unico del prossimo ventennio. Anche qui, visioni contro errori?
Noi – Ho letto e ascoltato le motivazioni dei favorevoli. E mi stupisce che si stia ancora qui a dire che Bellinzona è riuscita a portar via questo o quell’istituto ad altre città. La nostra realtà aggregata non può essere costruita sulla politica dell’espansione e dell’attrazione di risorse a tutti i costi. Se tutte le città sottosviluppate dovessero fare così, non ci salveremmo più. Vanno bene le ambizioni, ma ritengo semmai prioritario riequilibrare le risorse all’interno delle regioni, anziché a favore del singolo quartiere centrale, o del Quartiere Officine che rischia di sottrarre risorse al resto della nuova Bellinzona.
Bang – Belle parole, se ci fosse un miliardario pronto a finanziare un’idea di sviluppo di questo tipo. Per contro, invito a non perdere di vista un sano pragmatismo. Vogliamo rimanere una città a misura d’uomo che sappia creare buone opportunità professionali alle nuove generazioni. Pena, un territorio che s’impoverisce di giovani professionisti i quali finiscono per creare oltralpe le loro carriere e le loro famiglie.
Noi – Attenti però a quel fenomeno tipico dei club blasonati che comprano giocatori stranieri di prim’ordine finendo per annichilire il vivaio locale.
Bang – Il problema attuale di Bellinzona è che ha il vivaio ma non la prima squadra nella quale farlo giocare.
Noi – Quindi bisognerebbe importare la squadra con la speranza, un giorno, di farvi giocare i nostri giovani? Ma così facendo si deprime il mercato del lavoro.
Bang – No, si creano posti di lavoro qualificati. Anche per i non ingegneri e i non dottori in bio-chimica.
Si entra nella seconda legislatura, e allora spazio ai cosiddetti progetti strategici. Già, ma quali, visti i chiari di luna sulle finanze cittadine?
Bang – Bellinzona deve continuare a collaborare con gli altri attori per concretizzare l’avvio del nuovo Quartiere Officine e delle nuove Officine Ffs a Castione, visto il contributo di 20 milioni votato dal Consiglio comunale, nonché del comparto Saleggina con ospedale e parco fluviale; aggiungo la completamento del Parco urbano e il rilancio dei castelli in ottica turistica. Castelli che devono fare da volano per tutta una serie d'iniziative emozionali da implementare nei vari quartieri: dalla cena nel ristorante caratteristico alla visita/degustazione dei vigneti collinari. Proprio per evitare gli effetti nefasti del turismo di giornata che non lascia qui niente.
Noi – Per me è strategico ristrutturare la locomotiva economica dell’edilizia, puntando sul risanamento strutturale ed energetico del parco immobiliare presente. È una grande sfida che può coinvolgere il tessuto aziendale formato da impresari e artigiani, come pure gli istituti di ricerca sui materiali. Qualora venissi eletto vorrei riservare la necessaria attenzione a questo bisogno concreto del territorio. Cui si aggiunge il settore primario, da cui partire per sviluppare una vera cultura del chilometro zero, soluzioni per incrementare la biodiversità e affrontare adeguatamente i cambiamenti climatici.
Finanze cittadine in difficoltà, disavanzo di 8 milioni nel 2021, una revisione della spesa pubblica avviata. Quali idee socialiste e ambientaliste forti per uscirne?
Noi – Beh, tutto il mondo in questo momento si trova nella nostra medesima situazione. Vorrei che si evitasse una cura ‘lacrime e sangue’ e che si potesse convivere col debito senza farlo degenerare, correlando gli investimenti ai reali bisogni del territorio.
Bang – C’è un problema di ridistribuzione della ricchezza, perciò a livello generale direi basta a nuovi sgravi. Si dia spazio poi a quei progetti che con un investimento modesto consentono di ridurre costi assai più importanti, come nel caso della lotta e prevenzione al littering.