L'inchiesta sul luogo dell'incidente dove sono morti padre e figlio non ha rilevato la presenza di tracce di pneumatici sull'asfalto
Nessuna traccia di frenata, nulla sull’asfalto che faccia pensare a un tentativo di fermarsi o di sterzare all'improvviso per evitare un ostacolo, magari un animale selvatico sbucato dalla vicina boscaglia, o un altro veicolo fuori controllo, o un oggetto presente sulla carreggiata. Sono le prime evidenze che emergono dall’inchiesta avviata sull’incidente mortale nel quale hanno perso la vita ieri verso le 18 sulla ‘tirata’ di Gnosca un agente della Polizia cantonale di 43 anni, domiciliato nel Bellinzonese, e il figlioletto di soli 13 mesi alloggiato nel seggiolino posteriore. La vettura, un Suv di ultima generazione intestato alla compagna, ha impattato violentemente contro lo spigolo sinistro della chiesetta di San Giuseppe situata in località Spineda, a una manciata di metri dalla strada cantonale dove vige il limite di 80 km/h. Il veicolo era diretto verso nord e il conducente ha perso la vita sul colpo; vana l’operazione di rianimazione cui è stato sottoposto il piccolo passeggero all’ospedale San Giovanni di Bellinzona.
La tragedia lascia nel dolore la giovane madre del bimbo e i familiari dell’agente in forza alla Gendarmeria di Lugano e con oltre dieci anni di servizio alle spalle. Il fratello, interpellato dalla redazione, chiede rispetto per il lutto che ha colpito la famiglia e per ora non se la sente di parlare con i giornalisti. A nome del comando della Polizia cantonale, il portavoce Renato Pizolli esprime profondo cordoglio e vicinanza nei confronti dei cari delle vittime in questo triste momento. Quanto all’inchiesta, al momento le verifiche non escludono nessuna ipotesi: dal guasto tecnico alla banale disattenzione fino a un malore improvviso o a un colpo di sonno. Inoltre nessuno ha finora risposto all’appello della polizia rivolto a eventuali testimoni, affinché si facciano avanti per aiutare gli inquirenti a ricostruire la dinamica dell’incidente.