Bellinzonese

Di nuovo in aula per gli abusi ai danni della figliastra

Condannato in prima istanza a cinque anni di carcere, il 69enne imputato è comparso oggi di fronte alla Corte di appello. La difesa chiede il proscioglimento

La Corte di appello e di revisione penale di Locarno (foto Ti-Press)
21 luglio 2020
|

«Sono rimasto allibito dalla prima sentenza: una montagna di menzogne». Continua a negare ogni addebito il 69enne del Bellinzonese comparso questa mattina di fronte alla Corte di appello e di revisione penale di Locarno presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will. L’uomo è tornato alla sbarra dopo che negli scorsi mesi aveva impugnato la sentenza in prima istanza emessa il 17 dicembre 2019 dalla Corte delle Assise criminali che lo aveva condannato a cinque anni di carcere giudicandolo colpevole di violenza carnale, coazione sessuale e atti sessuali con fanciulli. Reati (dalle attenzioni morbose ai palpeggiamenti fino a un atto sessuale completo) che secondo la giustizia ticinese sono stati perpetrati ai danni della figliastra, minore di 16 anni ai tempi dei fatti consumatisi nella casa di famiglia tra l’estate del 2013 e il marzo 2014. Oltre all'imputato, nell’abitazione abitavano la moglie (oggi ex), la figliastra e la figlia naturale della coppia. Secondo l'atto d'accusa La vittima si era confidata con la madre solo in un secondo tempo, quando aveva iniziato a temere che la sorellina potesse subire gli stessi abusi. Da qui era poi partita la segnalazione alla Polizia. 

'È stato un complotto'

Durante l’istruttoria dibattimentale di questa mattina, l’imputato ha nuovamente sostenuto la tesi del complotto. Per il 69enne non sarebbe infatti veritiera la versione fornita dalla giovane, che a detta dell'uomo sarebbe stata influenzata dalla madre dalla quale l’imputato si era separato a causa di un rapporto burrascoso venutosi a creare dopo il trasferimento della coppia da Santo Domingo (dove l'imputato aveva conosciuto la donna) al Ticino. 

Nel motivare la sentenza emessa in primo grado, la Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Mauro Ermani aveva fatto leva sulle lettere (diverse da quelle che utilizzava per i rapporti con l’ex moglie) scritte dall’anziano sulla sua agenda nel periodo in cui avrebbe abusato della figliastra. Lettere che secondo la Corte erano riferite al coinvolgimento della vittima in atti sessuali. In un processo indiziario in cui non erano emerse le cosiddette prove schiaccianti, la Corte aveva inoltre dato peso alla versione della vittima, giudicata credibile e lineare nonostante alcune incongruenze emerse dagli interrogatori. Un impianto accusatorio ripreso questa mattina dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti la quale, nella sua requisitoria, ha in particolare sottolineato le dichiarazioni contraddittorie fornite dall'imputato in sede d'inchiesta. «Vuole assurdamente farsi passare per vittima di un complotto, quando ha invece abusato di una ragazza della quale avrebbe dovuto prendersi cura - ha affermato la pp -. L'imputato ha iniziato a mostrare affetto alla ragazza solo dal 2013 in avanti, quando la giovane cominciava a svilupparsi fisicamente. Un interesse che si è accesso quando la relazione con la moglie si è guastata», ha rilevato Pedretti prima di chiedere la conferma della pena emessa in primo grado. 

«Non c'è nessun motivo perché lei abbia raccontato qualcosa di fasullo - ha dal canto suo affermato il patrocinatore della vittima Marco Frigerio -. Nonostante il rapporto incrinato con la madre, le ha raccontato quanto subito per assicurare una situazione di sicurezza alla sorellina», ha aggiunto l'avvocato, che ha chiesto la conferma della prima sentenza che prevedeva anche un risarcimento di 20mila franchi per il torto morale subito dalla giovane. 

La difesa chiede il proscioglimento

Difeso in primo grado dall’avvocata Sandra Xavier, l’uomo - che ha sempre negato ogni addebito - è ora patrocinato dall’avvocato Brenno Martignoni. Durante la sua arringa, il legale ha fatto leva sul «terreno pienamente indiziario» sul quale si è sviluppato il procedimento penale, richiamando il principio del "dubio pro reo". Per Martignoni, l'esito del processo di primo grado è stato influenzato dalla «congettura caratteriale del mio assistito, il quale può sì apparire antipatico ma non per questo deve essere giudicato colpevole per reati di una simile gravità». 

«Il mio assistito si dichiara da sempre innocente, con deposizioni lineari che seguono perfettamente la logica - ha continuato Martignoni -. Una vittima non scriverebbe mai ti voglio bene all'uomo che ha abusato di lei», ha aggiunto, riferendosi alla lettera inviata dalla giovane al 69enne dopo i presunti abusi. «Quest'uomo è stato vittima di una situazione provocata dall'ex moglie, succube del nuovo compagno».

Martignoni ha chiesto che l'imputato - in carcere da nove mesi - venga prosciolto dai reati di natura sessuale e da quello di lesioni semplici collegato ai calci e pugni che secondo l'atto d'accusa avrebbe sferrato al nuovo compagno dell'ex moglie. Una lite violenta all'esterno del parcheggio delle scuole elementari che secondo la difesa avrebbe ulteriormente spinto la coppia «a fargliela pagare». Nel caso cui la Corte confermasse i reati, il legale ha chiesto una cospicua riduzione della pena emessa in primo grado, considerando anche l'età dell'imputato. 

'Sognavo una famiglia felice'

«L'ho sposata per un amore sincero, per creare una famiglia serena e dare un futuro alla bambina» - ha affermato l'imputato quando gli è stata data l'ultima parola -. Avrei voluto che fosse per sempre. Purtroppo non è stato così. Ma non per mia colpa». L'uomo ha poi voluto aggiungere che, secondo lui, «il materiale istruttorio non può fondare la mia condanna». Per l'imputato le dichiarazioni della ex moglie e della vittima «sono imprecise, contraddittorie, prive di logica e incoerenti. Per questo non possono essere credibili. A mio modo di vedere, la procuratrice pubblica non si è chinata a fondo su questi verbali. Lo avesse fatto, si sarebbe resa conto che si tratta di una marea di menzogne». 

La sentenza è attesa nei prossimi giorni.