Da un sondaggio del Comitato studentesco emergono situazioni positive ma anche molti aspetti migliorabili. Appello a Direzione e corpo insegnante
Come ha funzionato il Liceo di Bellinzona durante i tre mesi di lockdown? Dopo le voci critiche raccolte dal nostro giornale fra genitori e allievi e pubblicate nell’edizione del 6 luglio, e in attesa dell’indagine conoscitiva che il Decs lancerà prossimamente nel settore dell’insegnamento medio-superiore con l’obiettivo di analizzare nel dettaglio i problemi vissuti nell’insegnamento a distanza, ma anche per trarre insegnamento dai comportamenti virtuosi di chi si è attivato con un approccio proattivo, diamo oggi spazio al sondaggio lanciato in aprile dal Comitato studentesco. Ventidue domande – cui hanno risposto 442 allievi su un totale di 700 – il cui scopo era tastare il polso della parte più sensibile della scuola e “riportare eventuali aspetti critici alla Direzione e alla psicologa di sede, in modo da attutire le difficoltà e i disagi e rafforzare e valorizzare maggiormente la formazione a distanza”. Va da sé che anche il Decs dovrebbe farne tesoro nell’ottica di un adeguato sostegno e coinvolgimento del corpo insegnante guardando alla sfida del prossimo autunno e inverno. Il documento di 17 pagine riporta infine una serie di conclusioni e di richieste.
Partiamo dagli aspetti positivi. “Le istruzioni date dai docenti – si legge nelle conclusioni – sono comprensibili e permettono agli studenti di riuscire a capire il materiale in modo autonomo”. Tuttavia nel commento alle risposte viene evidenziato che “se si osservano i dati divisi per anni, nelle seconde e nelle quarte, per quanto le spiegazioni dei docenti sembrano essere chiare, sembra essere più complicato capire il materiale autonomamente. In generale gli argomenti che rientrano nella formazione a distanza sono più difficilmente assimilabili, in quanto l’allievo deve studiarli in maniera autonoma e senza la supervisione diretta di un docente”. Sempre fra gli aspetti positivi si evidenzia che “le piattaforme di Moodle e Microsoft Teams sembrano generalmente essere apprezzate dagli allievi”.
Più corposo il paragrafo che il Comitato riserva agli aspetti ritenuti negativi o critici – i quali contengono tuttavia ampie porzioni di risposte positive – partendo da quelli pratici: “Le comunicazioni date dalla Direzione e dal Decs non sembrano convincere gli allievi e non li rassicurano”. La piattaforma di Teams “ha un grande potenziale, ma non viene utilizzata molto dai docenti, o solo da pochi”, anche perché si possano vedere solo quattro persone contemporaneamente, il numero massimo di partecipanti è di 20 (le classi passerella hanno 25 allievi) e la qualità video è bassa. Quanto a Moodle, “sembra creare disturbo e confusione agli allievi il disordine e la mala organizzazione di vari docenti e della piattaforma in generale”, ciò che “ non permette sempre un ottimale scambio di materiale e informazioni”. Altri affermano di non apprezzare i metodi di insegnamento adottati, tanto da ritenerli “poco convincenti ed efficaci”: quindi, “meglio utilizzare di più le videolezioni”.
Al capitolo ‘Aspetti organizzativi’ viene ritenuta preoccupante la mole di lavoro, essendo “non proporzionale ai tempi previsti”: mentre l’1,8% la ritiene dosata bene e il 17,9% abbastanza bene, oltre il 40% trova che il materiale da svolgere sia troppo rispetto ai tempi, mentre il 39,5% si pone a metà. “La grande maggioranza (80,3%) tende verso una risposta negativa, abbastanza negativa o si distanzia da una risposta anche solo parzialmente positiva”. Altro punto critico il metodo di formazione: solamente il 4,5% lo trova incoraggiante e stimolante, il 44,2% si esprime negativamente e il 33% si posiziona a metà. “È dunque chiaro – si legge – che la maggioranza non si sente stimolata da come la formazione a distanza viene realizzata”. Tutto ciò induce a ritenere che il rapporto docente-allievo “non sia ottimale”: il 27,8% dichiara di non sentirsi sostenuto e compreso dalla maggioranza dei docenti; un terzo si dichiara abbastanza positivo, il 5,7% totalmente positivo e un altro terzo esprime un giudizio neutro. Il sondaggio tocca anche le lezioni svolte autonomamente: qui la situazione è ritenuta “meno allarmante”, tuttavia si denota che “più di un quarto degli allievi (28,6%) non si sente a proprio agio di fronte a uno svolgimento totalmente autonomo del materiale”, mentre il 43,8% dà una risposta abbastanza positiva o positiva. E gli esami finali: in quel momento non era ancora chiaro se si sarebbero tenuti o no (il Decs ha infine optato per il ‘no’), a ogni modo viene evidenziato che “la formazione a distanza impiega e supera spesso e volentieri l’orario scolastico e, considerando il sovraccarico, al momento ostacola la preparazione agli esami”. Non da ultimo “si sente il bisogno di un supporto maggiore da parte dei docenti che tengono materie d’esame”.
Segue un elenco di richieste. Per la situazione casa/famiglia “riteniamo che sia importante sensibilizzare e rendere consapevoli i docenti riguardo alle diverse situazioni familiari e dotazioni tecniche degli studenti”. Vi è poi l’aspetto psicologico individuale: “Auspichiamo una maggior sensibilità verso gli allievi considerando il generale e diffuso squilibrio psicologico emerso dai dati, aggravato in alcuni casi da dinamiche familiari nocive. Riteniamo pertanto fondamentale, ancor più oggi, che ogni insegnante si approcci ai suoi studenti con estremo rispetto e cautela e, laddove necessario, tenti di essere per loro fonte di supporto emotivo e psicologico”. Dal profilo pratico, “molti degli aspetti negativi riscontrati sarebbero risolti cercando il più possibile un’omogeneità nei metodi d’insegnamento a distanza e nell’utilizzo di Moodle. A tale scopo sarebbe d’aiuto un'organizzazione del materiale messo a disposizione degli allievi attraverso una suddivisione per lezioni o per tematiche. Inoltre un maggior utilizzo di Microsoft Teams permetterebbe un insegnamento più simile a quello a cui gli studenti sono abituati a scuola e un contatto più diretto e veloce tra docente e allievi”.
Quanto alle comunicazioni di Direzione e Decs, “si apprezzerebbero più chiarezza e concretezza”. Al capitolo ‘Aspetti organizzativi’ gli studenti ritengono che “sarebbe utile se ogni docente chiedesse un feedback ai suoi allievi, in modo da capire come ottimizzare la formazione a distanza per ambo le parti”. Un appello riguarda infine la questione degli esami (poi annullati) per ottenere “da parte di tutti i docenti informazioni più coincise e mirate”.
Preso atto del sondaggio, la Direzione ha recepito positivamente talune richieste, evidenziando che dal profilo informatico il nuovo sistema di far scuola “ha necessitato di un rodaggio e di una presa di confidenza da parte di docenti e allievi”. Fra di essi “vengono incoraggiati il confronto diretto e il dialogo continuo”. In presenza di aspetti non chiari o di un inadeguato sostegno didattico, s’invita a sollecitare senza esitare il docente interessato, in seconda battuta quello di classe e in terza la Direzione attraverso i responsabili di fascia. In replica, il Comitato studentesco ribadisce di ritenere “importante che ogni docente instauri un dialogo con le proprie classi, affinché possa verificare l’idoneità della mole di lavoro assegnata, considerando anche che molto spesso le classi stesse non esprimono il loro reale sentire (...). Sarà dunque fondamentale che i docenti tentino di sviluppare una sensibilità e una vicinanza nei confronti degli allievi, che vada oltre la convenzione e permetta loro di cogliere anche i non-detti”.
Infine, quanto al flusso di informazioni proveniente da Direzione e corpo insegnante e relativo ad aspetti pratici ed educativi, il Comitato studentesco sollecita una modalità migliore: “Non riteniamo sufficiente l’essere informati. Crediamo sia corretto, oltre che conveniente per il buon funzionamento della scuola in ogni sua forma, che venga coinvolta attivamente la maggioranza di individui che la compongono: gli allievi. Aspetto che se in presenza era già estremamente carente, è ora pressoché nullo”.