Se da una parte il Movimento per il socialismo (Mps) sollecita il Ministero pubblico e il Consiglio di Stato affinché verifichino quanto accaduto nelle case per anziani ticinesi con elevati numeri di decessi per Covid, dall'altra il Partito socialista di Bellinzona in un comunicato difende l'operato delle strutture (fra i casi più noti c'è quello di Sementina con 19 decessi) e in particolare chi ci lavora. "Facile sentenziare da dietro le scrivanie della segreteria di partito - sottolinea il Ps cittadino - mentre direttori di istituzioni socio-sanitarie, medici, infermieri, operatori socio-sanitari, educatori, assistenti domiciliari, personale ausiliario, autisti, manutentori, personale amministrativo giornalmente hanno affrontato difficoltà inedite mettendo a rischio la propria salute e quella dei loro cari. Ci teniamo a sottolineare che la maggior parte di questo settore è composto da donne. Vedere l’Mps lottare per i diritti delle donne tutto l’anno e ora attaccare le stesse donne ci rende tristi".
Di fronte ai "duri attacchi politici e purtroppo penali" dell’Mps "ai dirigenti e al personale socio-sanitario", i socialisti si stringono "virtualmente ai coraggiosi professionisti che nemmeno per un attimo hanno esitato nello svolgere il proprio lavoro. Quale segno concreto di solidarietà chiediamo alle istituzioni politiche e giudiziarie di proteggere con vigore chi con abnegazione è rimasto giorno e notte in prima fila a fare il proprio lavoro: prendersi cura del prossimo". Come più volte riferito dalla 'Regione', a formulare critiche verso le case di riposo sono però anche taluni familiari che hanno perso dei congiunti, convinti che la presa a carico, almeno nella fase iniziale della pandemia, sia stata lacunosa: "Siamo vicini ai famigliari toccati da un lutto", dichiara dal canto suo il Ps. Ritenendo "doveroso chiedere chiarezza rispetto a quanto successo" i socialisti auspicano che "l’Ufficio del medico cantonale e i servizi competenti sapranno a tempo debito approfondire e capire cosa sia funzionato ed eventualmente cosa no".
Tuttavia, ricordiamo, l'Mps punta il dito anche contro Giorgio Merlani stesso, ritenendo che sia intervenuto troppo tardi emanando le direttive il 9 marzo, quattro giorno dopo il primo decesso riscontrato alla casa anziani di Chiasso. Direttive che, sempre secondo l'Mps, in talune strutture non sarebbero state applicate. E dunque, chi dovrà indagare chi? Secondo il Ps "le verifiche vanno effettuate secondo i tempi e le modalità previste dei servizi cantonali competenti. Appellarsi con leggerezza al Ministero pubblico è un’abitudine pericolosissima poiché indebolisce chi quotidianamente si dedica con passione al proprio lavoro di cura". Infatti ora questi professionisti "rischiano di essere chiamati da un magistrato a testimoniare sull’operato del proprio team con sulla testa l’ombra di un’accusa di reati molto gravi come lesioni colpose o addirittura omicidio colposo. Professionisti che continuano a lavorare in condizioni difficili con una denuncia pendente sul proprio posto di lavoro. Tutto questo - attacca il Ps - per l’agire prettamente opportunistico di politici che nemmeno hanno un’idea di cosa significhi affrontare concretamente un pericolo di contagio in una struttura chiusa dove molte persone estremamente fragili vivono fianco a fianco in pochi metri quadrati".