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Lati di Sant'Antonino, concretizzato il piano di rilancio

Il Coronavirus ha solo rallentato il montaggio del nuovo caseificio: sul mercato prossimamente anche latte e formaggelle bio

Alcuni degli attuali prodotti della Lati
14 aprile 2020
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In via Gorelle a Sant’Antonino, nello stabilimento Lati, stanno per concludersi gli interventi tecnici e infrastrutturali necessari a riorientare sul mercato l’offerta di quella che per molti anni è stata - e intende ancora esserlo - la principale azienda casearia ticinese e uno dei maggiori gruppi alimentari attivi nel cantone. Come si ricorderà, le importanti difficoltà accumulate per diversi mesi e che l’avevano portata a un passo dal fallimento, verso la fine del 2018 avevano trovato una soluzione con la cessione del 70% delle azioni detenute dalla Federazione ticinese produttori di latte alla Cooperativa dei produttori di latte della Svizzera centrale, con sede a Lucerna. In quella circostanza si era stabilito che per restare concorrenziale la Lati avrebbe dovuto ripensare i propri prodotti, dando loro una connotazione tipicamente ticinese. Pena, l’impossibilità di restare a galla sul mercato ticinese e svizzero.

Da 52 a 20 dipendenti

Al nuovo piano d’investimento deciso all’inizio dello scorso anno, sono seguite decisioni drastiche ma ritenute indispensabili per il mantenimento della società. Dei 52 dipendenti impiegati durante il 2018, ne sono rimasti inizialmente 40. Una dozzina di licenziamenti per i quali è stato approntato un piano sociale in collaborazione col sindacato Unia, sottoscrivendo l’impegno nel ricollocare gli ex collaboratori in altre ditte e nell’individuare soluzioni interne per gli altri. In quella circostanza i tagli hanno toccato i settori nel frattempo chiusi: quello del latte a lunga scadenza Uht (che non risultava più competitivo) e quello delle consegne con furgoni e camion che avrebbe richiesto investimenti troppo onerosi. Proprio a questo riguardo un anno fa è stato siglato un accordo di collaborazione con la Grünenfelder di Quartino, attiva nella distribuzione di prodotti alimentari e anche non food. Così facendo è stato reimpostato il servizio verso ristoranti e piccoli negozi di paese, mirando anche qui alla valorizzazione dei formaggi locali. “Questo accordo - evidenzia il presidente della Lati, Carlo Croci - ha comportato il travaso di una ventina di nostri collaboratori del settore food. Di modo che attualmente a Sant’Antonino ne contiamo una ventina”.

Nuove ricette

Parallelamente, come detto, è partita l’acquisizione di nuovi macchinari per la lavorazione e trasformazione del latte con l’obiettivo di essere sul mercato con nuovi prodotti durante la primavera 2020. “L’iter per il montaggio dei caseificio e dell’impianto di confezionamento - rileva Croci - è stato un po’ rallentato dall’emergenza dovuta alla pandemia da Coronavirus. A ogni modo i nostri obiettivi fissati a inizio 2019 non sono cambiati e confidiamo di poterli concretizzare non appena lo consentirà il quadro economico generale così duramente colpito”. Tutto quanto era in programma è stato avviato ed è ora quasi ultimato: “I tecnici stanno ultimando il montaggio delle apparecchiature, mentre dal profilo alimentare possiamo annunciare due novità che però attualmente non possiamo portare ai meeting di degustazione poiché sospesi in tutta la Svizzera: da una parte venderemo latte bio a corta-media scadenza, nonché una formaggella pure bio, rifornendoci dall’azienda agricola Ramello di Adrian Feitknecht a Cadenazzo che ha ottenuto il marchio di garanzia. Dall’altra abbiamo cambiato le ricette di tutte le altre formaggelle che le renderanno ancora più sfiziose”. Fra questi prodotti Lati, uno dei più rinomati è il Gorello: “Il cui nome è preso in prestito dalla zona di Sant’Antonino dove sorge il nostro stabilimento. Nome che intendiamo cambiare, per renderlo un po’ più attrattivo”.

Le difficoltà di grande distribuzione e ristoranti

Quanto al problema Coronavirus che ha bloccato in Ticino le attività produttive non indispensabili, Carlo Croci non nasconde la difficoltà del momento: “Da una parte confidiamo nella buona salute dei nostri collaboratori, che ringrazio molto per gli sforzi intrapresi volti a garantire la piena operatività. Dall’altra dobbiamo considerare le attuali difficoltà dei nostri principali clienti. Quattro di essi rappresentano il 90% del fatturato Lati: due sono la cosiddetta grande distribuzione”, costretta a introdurre restrizioni nella vendita con accessi limitati ai negozi, “ciò che riduce sensibilmente la vendita dei nostri prodotti freschi”; mentre gli altri due clienti “lavorano esclusivamente col settore esercentesco che ha praticamente azzerato l’attività”. Si tratta di Günenfelder e del colosso elvetico Transgourmet-Prodega. Il 20% del pacchetto azionario, ricordiamo, è rimasto in mano alla Federazione ticinese produttori di latte (che prima deteneva il 100%), da cui Lati ritira la stragrande maggioranza del latte di cui necessita. Mentre il 10% delle azioni è detenuto dalla Cetra Alimentari Sa di Mezzovico-Vira di cui è membro lo stesso Croci ed è molto attiva nello smercio di formaggi nella Svizzera interna.