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Il consiglio di Don Regazzi: 'Un angolo di preghiera in casa'

Il covid-19 non permette di recarsi a messa, ma in diversi luoghi di culto le porte rimangono aperte. 'Per non far sentire i fedeli abbanondati'

TI-Press/infografica laRegione
26 marzo 2020
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Tutti a casa per colpa del coronavirus, ma come comportarsi se si sente la mancanza della casa spirituale, la chiesa? Nell’ambito delle disposizioni comunicate dal Consiglio di Stato, da ormai quasi due settimane non è più possibile celebrare messe alla presenza di pubblico. Se da una parte la diocesi di Lugano si è organizzata permettendo di seguire le messe festive del vescovo Valerio Lazzeri in streaming (sul portale web della Rsi, su Rete Due e sul sito catt.ch) e ogni giorno alle 17 è possibile collegarsi al canale YouTube di catt.ch per unirsi con lui  in preghiera, sul territorio nascono iniziative per non far sentire soli i fedeli. In diversi luoghi della Svizzera italiana i parroci hanno ad esempio deciso di celebrare comunque la messa a porte chiuse. Come spiega da noi contattato l’arciprete di Bellinzona Don Pierangelo Regazzi, è quanto succede anche in alcune parrocchie della zona. “Ad esempio Don Nazario e Don José celebrano l'eucarestia nella loro casa. Anche al Sacro Cuore i frati optano per una celebrazione privata”.

Collegiata con le porte spalancate e la musica tutto il giorno

Nel simbolo ecclesiastico per eccellenza del centro di Bellinzona, la chiesa Collegiata, Don Regazzi spiega che le porte sono aperte per le preghiere individuali. “Credo sia molto importante questo segno di apertura in un periodo difficile come quello attuale. Proprio per questo nel fine settimana ho deciso di lasciare le porte principali dell’edificio spalancate. Inoltre tutti i giorni viene trasmessa della musica all’interno della chiesa. L’obiettivo è fornire un momento di raccoglimento e di preghiera, ma anche far sentire alle persone che non sono sole e che qualcuno pensa a loro”, spiega l’arciprete. Don Regazzi mette a disposizione dei fedeli (sul posto oppure, su richiesta dei parrocchiani stessi, inviandoli via posta elettronica) dei fogli con spunti per la preghiera individuale. L’afflusso in chiesa, aggiunge, è pur rispettando le distanze sociali piuttosto buono. “Io non invito nessuno a venire in chiesa ma noto che diverse persone ci vengono, rimanendo sparpagliate tra i banchi”. Durante gli orari delle celebrazioni festive il parroco spiega di presentarsi comunque all’altare. “In alcuni casi mi è stato chiesto di leggere e spiegare dei passi del vangelo, mi ha fatto molto piacere”. Un contesto con più distanza fisica tra le persone dunque, ma comunque vicine nel desiderio di preghiera.

Come creare un angolo di preghiera in casa

Tra gli spunti inviati dall'arciprete bellinzonese ai fedeli vi è anche un appello a creare un angolo di preghiera a casa propria. "È semplice da realizzare, sono necessari sette elementi - spiega -. Innanzitutto una sedia o una poltrona comoda, poi un'icona o un crocefisso e una Bibbia aperta. In aggiunta un fiore per simboleggiare la vita, dell'acqua per farsi il segno della croce e il fuoco di una candela a simboleggiare la luce di Cristo. Consiglio inoltre di tenere a disposizione dei fogli bianchi su cui appuntare le proprie riflessioni e le proprie preghiere, da tenere per sé o da condividere con il resto della famiglia". Una situazione difficile, aggiunge Don Pierangelo, potrebbe diventare  lo spunto per creare una spiritualità più famigliare e intima. "Che di fatto è ancora più importante di quella a cui siamo abituati in chiesa durante le celebrazioni pubbliche", sottolinea.

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