Ferma la manutenzione viaggiatori, attiva quella merci Cargo importante per i trasporti di Migros, Coop ed Esercito. Un solo caso positivo al Covid-19
Alle Officine Ffs di Bellinzona sono attualmente impiegati 130 operai su un totale di 400. L’allerta Coronavirus ha indotto le Ferrovie a fermare la manutenzione dei treni passeggeri, ma a continuare quella dei carri merci di Cargo. E lo stupore, fra sindacati e dipendenti, è tanto. Perché, annotano, proprio il settore merci di Cargo è quello che non dovrebbe figurare nella nuova officina prevista a Castione. E allora qualcosa non quadra. Tanto che la Commissione del personale e i sindacati si sono attivati; oggi alle 12 vi è stata una riunione telefonica fra direzione di Ffs Ticino, quella delle Officine e i sindacati dopo la comunicazione inviata ieri dal direttore dello stabilimento Francesco Giampà alle maestranze. Secondo Giampà alcune delle attività svolte nello stabilimento cittadino (destinato alla chiusura fra alcuni anni) sono in strettamente legate col traffico ferroviario delle merci in Svizzera. Interpellato dalla ‘Regione’ il direttore si dice “sensibile alla preoccupazione degli operai”; ed evidenzia che “il nostro lavoro è ritenuto indispensabile a garantire la fornitura di merci in Svizzera. Se noi chiudiamo, nel giro di una settimana il traffico Cargo rischia importanti contraccolpi, se non la paralisi”. Medicinali e viveri in primis.
"Da parte di Ffs - spiega alla 'Regione' il portavoce delle Ferrovie Patrick Walser - durante la riunione telefonica sono state spiegate le misure introdotte e chiarite le priorità. Sindacati e la Commissione del personale hanno apprezzato l’intervento veloce della Direzione delle Officine e comprendono l’importanza del lavoro svolto in ottica di approvvigionamento del Paese, ma hanno pure segnalato le legittime preoccupazioni dei collaboratori e la necessità di chiarimenti". Perciò "nel pomeriggio il direttore ha incontrato tutti i collaboratori della manutenzione carri per spiegare l’importante ruolo che svolgono in questo momento di necessità".
Nel frattempo risulta che solo un dipendente è risultato positivo al Covid-19. "Sono stati informati i collaboratori entrati in contatto con il collaboratore in questione - spiega Walser - e si sta seguendo il protocollo emanato da Cantone e Confederazione. Molti di questi già svolgono l’home working, modalità di lavoro introdotta diversi giorni prima".
Tuttavia, da nostre informazioni risulta che dallo stabilimento turrito escano oggi settimanalmente 5-6 vagoni merci risanati adibiti al trasporto di ghiaia e rottami. All'esterno, in attesa di essere trattati, sono per contro posteggiati sette carri coperti. E dal canto loro Migros e Coop per i rispettivi carri alimentari solitamente non fanno capo a Cargo. Altra questione su cui s'interrogano gli operai, il numero insufficiente di mascherine di protezione: una nuova fornitura dovrebbe essere garantita non prima di 10 giorni. Le norme sanitarie sono quindi oggi rispettate?
"In questa situazione eccezionale - spiega Patrick Walser - Ffs Cargo si occupa anche di trasportare merci di Coop e Migros. Inoltre Ffs Cargo è di supporto all’Esercito per il corretto approvvigionamento. Quindi quanto affermato dal direttore Francesco Giampà corrisponde al vero: le Ffs non sono un’azienda qualunque ma fanno parte del servizio pubblico e devono adempiere a questo ruolo. La priorità è stata chiaramente messa sulle attività legate a locomotive e a carri merci cabinati, prioritari per i settori vitali in questo momento. Per svuotare e riorientare una produzione ci vuole però tempo. I carri aperti a cui la 'Regione' si riferisce erano già in produzione precedentemente, sono in uno stato avanzato e verranno conclusi entro un giorno per liberare la linea e per permettere di far entrare i carri previsti".
Quanto alle mascherine, le Ffs ricordano che l’Ufficio federale della sanità pubblica, come pure molti medici, "sono stati chiari. Le mascherine non vanno indossate per evitare di essere contagiati bensì vanno indossate da individui malati per evitare di contagiare il prossimo. Le norme igieniche emanate dall’Ufsp sono chiare e a quelle norme le Ffs si attengono, anche alle Officine di Bellinzona, dove sono state svoltebmolteplici azioni di sensibilizzazione verso i collaboratori: distanza sociale, igienizzazione delle mani, chi presenta sintomi non si reca al lavoro. A ogni modo le mascherine vengono utilizzate solo per le attività dove non è possibile rispettare la regola della distanza (meno di 2 metri per più di 15 minuti) definita dall’Ufsp e per le attività che le richiedono dal punto di vista lavorativo".
"Il Consiglio di Stato ticinese - aggiunge il portavoce delle Ffs - ha informato sabato sera dell’introduzione di nuove misure per combattere la diffusione del Coronavirus. La Direzione delle Officine con i propri dirigenti si è attivata già domenica per implementare la richiesta di ridurre le attività al minimo indispensabile considerando però contemporaneamente l’incarico della Confederazione di garantire l’esercizio ferroviario del traffico merci, indispensabile per l’approvvigionamento del Paese specialmente in questo momento. La complessità del sistema e la necessità di interfacciarci con i bisogni di Ffs Cargo ci ha permesso una prima riduzione delle attività da martedì. Oggi erano presenti fisicamente circa 130 persone, meno di un terzo del totale. Un’ulteriore riduzione in base alle necessità è in valutazione per settimana prossima. Sono pure possibili interventi su chiamata di alcuni team in base al consumo dello stock di componenti di loro competenza".
LA DOMANDA - Potete dimostrare che senza le Officine di Bellinzona il traffico Cargo, come sostiene il direttore Giampà, rischia attualmente il collasso in Svizzera? Si tratta proprio di quel settore Cargo che non si vuole più gestire nella moderna officina di Castione.
"La 'Regione' stessa ha scritto meno di un giorno fa che “per garantire l’approvvigionamento dall’estero nonché il funzionamento della logistica all’interno della Svizzera, il traffico merci su rotaia circola in funzione del fabbisogno. Ciò significa che, a causa dell’aumento della domanda di beni di consumo quotidiano, i treni di rinforzo e i treni potenziati possono circolare 24 ore su 24.” Alcune delle attività svolte alle Officine sono in effetti strettamente legate con il traffico ferroviario delle merci in Svizzera: le riparazioni e revisioni di locomotive e delle loro componenti, come pure le revisioni di carri merci ne sono chiari esempi. Con il nostro lavoro aiutiamo a garantire le corrette forniture di merci in Svizzera, tra queste anche quelle di viveri e di medicinali. Una chiusura totale avrebbe ripercussioni repentine su Cargo, sul traffico merci in Svizzera ed infine su tutti i nostri concittadini. Come ferrovieri sentiamo su di noi una responsabilità accresciuta nei confronti del Paese, specialmente in una situazione di crisi come lo è quella che stiamo vivendo attualmente. Vanno però ad ogni modo rispettate le regole di igiene e distanza definite dalle autorità: qui non facciamo compromessi. Rispetto al 2008 (anno dello sciopero), gli effetti di un fermo produzione sono molto maggiori. Da una parte per via della situazione di emergenza internazionale, dall’altra perché Ffs Cargo ha aumentato la propria efficienza riducendo la propria flotta in maniera consistente: -35% di locomotive e -50% carri merci".