Bellinzonese

‘C’è Luisa?’, progetto per contrastare le molestie nei locali

La proposta nella mozione della consigliera comunale di Bellinzona Lisa Boscolo presentata oggi nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

La consigliera comunale di Bellinzona Lisa Boscolo (Ti-Press)
25 novembre 2019
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La Città di Bellinzona si attivi per arginare violenza e molestie favorendo sicurezza e protezione delle vittime, siano esse donne o uomini. Lo chiede la consigliera Lisa Boscolo (Unità di sinistra-Giso) con una mozione presentata oggi nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Secondo l’ultima Statistica criminale di polizia – premette – con 18’522 reati penali per violenza domestica registrati in Svizzera nel 2018, ossia 1’498 in più rispetto del 2017 (+8,8%), si è toccato un nuovo picco. Ogni settimana si registra inoltre un tentato omicidio, reato che nel 2018 ha fatto 27 vittime, 24 delle quali donne: “Questo si chiama femminicidio”. La consigliera propone quindi due misure: anzitutto, che il Municipio realizzi uno studio volto ad analizzare il fenomeno a Bellinzona sul modello di quello già svolto a Losanna. Punto secondo: prendere esempio da iniziative già esistenti all’estero e Oltralpe per mettere in atto dispositivi di protezione in collaborazione con polizia e staff dei locali pubblici (bar, ristoranti, discoteche) e manifestazioni, così da aiutare concretamente e rapidamente persone che dovessero sentirsi minacciate, in pericolo o a disagio.

Parola d'ordine come segnale di allarme

Il sistema suggerito dalla consigliera prevede che l’apparato d’aiuto si attivi quando una persona molestata si rivolge al personale pronunciando una parola d’ordine (ad esempio “C’è Luisa?”) riconosciuta dalle parti coinvolte come segnale d’allarme. Un sistema all’apparenza strano e macchinoso, ma che sembra portare benefici: “L’idea di base partita dall’Inghilterra – scrive Lisa Boscolo – è stata ripresa nella capitale tedesca, mentre in Italia è arrivata a Verona e a Pisa. In Svizzera progetti simili cominciano a spuntare in alcune città ed eventi pubblici. Questo tipo di soluzione prevede che il personale del locale o della manifestazione può venire in aiuto alle vittime in questione senza farsi notare dai molestatori, accompagnandole in un luogo sicuro oppure chiamando un taxi, un amico o in casi estremi la polizia”. Il progetto “ha un carattere sociale molto importante, contribuisce a rompere il silenzio sul fenomeno e a mettersi in salvo da situazioni fastidiose e violente”. La Città di Bellinzona “dovrebbe farsene promotrice”.

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