Bellinzonese

Amianto, altre rivendicazioni per il gruppo di lavoro

Officine di Bellinzona, ma non solo. Un avvocato sprona a denunciare le violazioni, critica le ispezioni preannunciate e invita la Procura ad approfondire

La serata di ieri tenutasi alla Casa del Popolo di Bellinzona
20 novembre 2019
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Rimane alta l’attezione alle Officine Ffs di Bellinzona sul tema amianto. Il fatto che direzione e assicurazione contro gli infortuni Suva abbiano accettato settimana scorsa la richiesta formulata da dipendenti, sindacati e associazione Giù le mani di costituire un gruppo di lavoro, «ci sprona a non lasciare niente di intentato e niente di non approfondito», ha detto ieri sera Gianni Frizzo (Giù le mani) intervenendo alla seconda serata pubblica di informazione nell’ambito delle verifiche avviate dopo i recenti problemi comunicativi di Suva nei confronti di alcuni dipendenti ed ex entrati in contatto con l’amianto che nel corso dei decenni ha provocato alcuni decessi (il numero è imprecisato ma potrebbe essere una decina). La prima serata si era svolta il 15 ottobre attirando un folto pubblico, ieri assente alla Casa del Popolo.

Le richieste formulate dai lavoratori

«Quella del gruppo di lavoro – ha aggiunto Ivan Cozzaglio, presidente della Commissione del personale – è solo una delle varie rivendicazioni che abbiamo messo sul tavolo. Chiediamo: 1) di chiarire in modo inequivocabile quali lavorazioni sono state svolte negli ultimi anni, e vengono tutt’oggi effettuate, su carrozze, carri e locomotive in presenza di amianto o di altre sostanze pericolose per la salute dei collaboratori; 2) di verificare le conseguenze sull’ambiente circostante di alcune operazioni a suo tempo effettuate, come ad esempio pulire, soffiando all’aperto con l’aria compressa, i rotori con componenti d’amianto; 3) di censire con precisione gli elementi d’amianto presenti sui convogli; 4) di promuovere corsi di formazione e aggiornamento su tutte le misure necessarie alla protezione della salute dei collaboratori». Su quest’ultimo punto un operaio ha detto che vi sono in effetti delle lacune: «Un tempo c’era più sensibilità ai piani superiori, oggi la formazione lascia un po’ a desiderare».

Il legale: 'Non si può morire di lavoro'

Un tema caro all’avvocato Giovanni Cianni, intervenuto alla serata per portare la propria esperienza di legale attivo nella difesa dei diritti dei lavoratori e nella protezione della salute avendo avviato alcune cause in Ticino: «Non si può, al giorno d’oggi, morire di lavoro. Politica e giustizia devono fare di più per migliorare sia la prevenzione, sia la capacità di indagine e di condanna effettiva dei colpevoli. Il tutto in un contesto in cui il vero problema è il profitto delle aziende, che non si vuole andare a intaccare con misure che ritengo invece necessarie. Ad esempio, tra la via più estrema dell’omicidio volontario e quella più blanda della semplice negligenza, il diritto penale deve poter considerare meglio una via intermedia, che è quella del cosiddetto dolo eventuale, laddove cioè un datore di lavoro non fa nulla per porre al riparo i propri collaboratori pur essendo cosciente della pericolosità di determinate situazioni o prodotti. In questo caso la condanna sarebbe superiore a quella applicata per la negligenza. A ogni modo il mio consiglio è quello di non esitare a denunciare le anomalie». Con quale esito prevedibile? Purtroppo, ha riconosciuto l’avvocato Cianna, su questo non c'è certezza: «A fare difetto è l’agire del Ministero pubblico. Un esempio lampante è quello di una mia querela per lesioni gravi presentata nei confronti di una ditta del Mendrisiotto. Ho inviato alla Procura 34 solleciti ma niente si è mosso. Nessun segnale di voler andare a fondo della questione». In questo contesto «ad assumere una valenza fondamentale è la prevenzione, che se applicata correttamente comporta benefici inimmaginabili sulla riduzione dei costi della salute. Certo, il datore deve crederci e investire finanziariamente».

Il direttore Suva: 'Era ovunque, e ancora oggi...'

Un ruolo fondamentale lo giocano in questo contesto le azioni di ispezioni sui luoghi di lavoro: sia Cianna sia il sindacalista Vincenzo Cicero storcono il naso di fronte alla prassi – a quanto pare diffusa in Ticino – di preavvisare i datori, che così hanno il tempo per sistemare eventuali anomalie prima delle ‘visite’. Dal canto suo il direttore di Suva Ticino, Roberto Dotti, ha presenziato alla serata senza intervenire; a fine seduta interpellato dai giornalisti ha confermato l’impegno nel voler affrontare con serietà nel gruppo di lavoro gli approfondimenti già avviati, mettendo inoltre a disposizione della Procura – che ha aperto un incarto – il materiale richiesto. «L’amianto – avverte – è però un materiale che per decenni è stato utilizzato ovunque in tutta Europa, e che in varie parti del mondo è tutt’oggi usato. Non in Svizzera, che lo ha abolito per prima negli anni 90. Ma allora, ribadisco, era ovunque: dalle isolazioni edili alle componenti meccaniche ed elettriche come i freni delle auto e dei treni. Ecco perché verificare oggi anche la situazione nelle immediate vicinanze delle Officine, come viene richiesto, risulta assai complicato. Senza contare che è tutt'oggi possibile, anche per un privato, importare materiale da ogni angolo del mondo magari contaminato». In tutto sono 53 i collaboratori delle officine fattisi avanti nelle ultime settimane chiedendo di essere inseriti nei programmi di controllo della salute insieme ai 35 già gestiti da Suva.

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