Dallo studio di fattibilità emerge che l'inserimento sul mercato è molto oneroso. La cooperativa cerca interessati a subentrare
Puntare sul turismo legato alle attività nella natura, instaurando sinergie con i progetti già realizzati o in divenire sulla via del Lucomagno, come il nuovo centro per lo sci nordico a Campra, il rilancio estivo di Campo Blenio, il centro Pro Natura di Acquacalda, la valorizzazione del Polisport e le attività alla capanna Gorda. È questo in sintesi l’indirizzo indicato dallo studio di fattibilità che ha sondato la possibile riapertura dell’Albergo Posta di Olivone, in alta Valle di Blenio. Acquistata dalla Cooperativa Albergo Olivone & Posta con una parte di capitale proprio finanziato dai tre Comuni bleniesi (in primis Blenio con 250mila franchi) per creare un’impresa sociale, la struttura alberghiera si trova attualmente alla ricerca di persone disponibili a prendere in mano il progetto.
Come spiegato mercoledì sera in occasione dell’assemblea dei soci – a cui hanno partecipato anche rappresentanti degli esecutivi bleniesi – il Consiglio di amministrazione ribadisce la necessità di trovare nuove forze, in particolare alla luce di quanto emerge dallo studio effettuato dall’Hospitality manager di Ticino Turismo Emanuele Patelli in collaborazione con l’Ente regionale per lo sviluppo Bellinzonese e valli. L’esito dello studio di fattibilità è infatti chiaro: per fare in modo che il rilancio dell’hotel abbia successo è necessario un investimento oneroso, almeno 6-8 milioni. Soldi di cui la cooperativa non dispone.
Entrando nel dettaglio di quanto studiato dagli esperti del settore, non è stata ritenuta valida l’ipotesi di effettuare una ristrutturazione dell’albergo con un semplice aggiornamento dello stabile e un investimento quindi contenuto. L’apertura di prova per circa sei mesi nel corso del 2018 non aveva dato i risultati sperati. Anzi, gli affari erano andati male erodendo il capitale della cooperativa. L’unica alternativa, ha stabilito la studio, è il riposizionamento sul mercato in base al turismo di tendenza. Per fare ciò viene proposta la ristrutturazione a due livelli: da una parte trasformare gli spazi dell’attuale hotel in appartamenti da affittare per soggiorni di vacanza; dall’altra realizzare un nuovo corpo con camere apprezzabili dai clienti amanti delle passeggiate nella natura e della bicicletta (in modo da poter essere considerato un bike hotel). Il tutto, come detto, in rete con le altre proposte turistiche presenti sul territorio.
Contattato dalla ‘Regione’, il membro del Cda Antonio Conceprio sottolinea che andando in questa direzione il progetto ha del potenziale. «Il problema è trovare chi lo può portare avanti – afferma –. La cooperativa ha sottolineato fin dall’inizio di voler avviare il progetto ma di non avere né le competenze né il tempo per continuare anche nella fase esecutiva». L’impegno del Cda – i cui membri fanno parte del Consiglio di fondazione della Quercia – è infatti attualmente impegnato nel futuro del polo sociosanitario di Acquarossa. La ricerca di subentranti, rimasta finora infruttuosa, è stata sottoposta anche agli enti comunali. Prima di prendere una decisione su un possibile ruolo attivo nel progetto i Municipi dovranno però discutere del tema al loro interno e verosimilmente in seno all’Associazione dei Comuni della valle. Tra le possibilità, aggiunge Conceprio, vi è anche l’assunzione di una figura professionista che abbia il ruolo di project manager o la ricerca di privati interessati. «Serve una svolta – aggiunge Conceprio – perché vogliamo evitare il fallimento della cooperativa».