Le testimonianze che abbiamo pubblicato sulle malattie letali di ex operai alle Officine Ffs hanno spinto il Ministero pubblico a raccogliere informazioni
“Alla luce degli articoli di stampa pubblicati in questi giorni (e poiché al momento non risultano segnalazioni), il Ministero pubblico comunica di aver dato avvio a una raccolta di informazioni preliminari”. È quanto spiega la Procura ticinese contattata dalla ‘Regione’ a seguito degli articoli pubblicati sul nostro giornale a inizio settimana. Ovvero le testimonianze relative alla morte di alcuni ex operai delle Officine Ffs a causa di problemi di salute riconosciuti dalla Suva come malattia professionale. Racconti che contengono anche accuse pesanti nei confronti del datore di lavoro, in riferimento ad esempio alle misure e al materiale di protezione non sufficiente nell’ambito di lavori effettuati in carrozze contenenti amianto.
Di fatto – precisa il Ministero pubblico alla domanda se sia stata avviata o meno un’inchiesta – non è ancora stata aperta un’istruttoria penale. L’eventuale avvio dipenderà dall’esito delle verifiche in corso e dalle informazioni che saranno raccolte; una fase che durerà verosimilmente qualche giorno. Poiché un’istruttoria non è ancora in essere, il Ministero pubblico non si esprime per ora riguardo ai possibili reati da imputare, né su chi possa eventualmente essere ritenuto responsabile delle morti. Il reato potrebbe essere quello di esposizione a pericolo della vita altrui (articolo 129 del Codice penale)? “Dal profilo giuridico è ad ogni modo da escludere”, risponde la Procura. L’articolo 129 è “un reato intenzionale che prevede necessariamente, oltre al dolo diretto, l’assenza di scrupoli nel comportamento dell’autore”.
La raccolta di informazioni farà anche luce sull’eventuale prescrizione dei reati ipotizzabili. Se è vero che la maggior parte degli operai ammalatisi negli ultimi anni ha respirato le fibre di amianto negli anni 80 e/o 90 esponendosi così al rischio di sviluppare un tumore alla pleura (mesotelioma), ancora agli inizi degli anni 2000 erano in circolazione vagoni contenenti amianto. In un articolo pubblicato su ‘area’ nel 2003 emerge che in quell’anno quelli in servizio erano 222. Da decenni la Suva monitora la situazione effettuando test per diagnosticare precocemente malattie polmonari, ma ad oggi non è stato dichiarato il numero dei morti per amianto.