Bellinzonese

La difesa chiede il proscioglimento della donna

Delitto di Monte Carasso: l'avvocato Yasar Ravi respinge l'accusa di correità e istigazione all'assassinio nei confronti della 40enne russa

9 aprile 2019
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Dopo che stamattina la procuratrice pubblica Chiara Borelli ha chiesto la carcerazione a vita per la donna 40enne ritenuta la mente dell'uccisione, nel pomeriggio la difesa ha puntato sul prosciogliemento integrale dall’accusa di correità e istigazione all’assassinio. "Non è stata in grado di fornire spiegazioni e risposte razionali – ha riconosciuto il suo avvocato Yasar Ravi – ma ciò non può bastare per porre rimedio all’assenza di elementi probatori a suo carico". Se il marito ha confessato tutto alle autorità, la moglie ha infatti continuato a negare di averlo spinto a eliminare la ex per evitare di pagarle gli alimenti. L'arringa del legale si è basata sulla mancanza di riscontri oggettivi sulla colpevolezza della donna, nonché sulle versioni discordanti raccontate dal marito durante tutta l'inchiesta. "Ha raccontato tutto e il contrario di tutto", ha fatto notare l'avvocato. Versioni non lineari, ha continuato Ravi, sono state sostenute dall'uomo su chi avesse avuto l'idea di uccidere la sua ex moglie, sulle modalità, su come sono state eliminate le prove come pure sul movente.

L'avvocato si è anche appellato alla Corte sottolineando il lungo e sofferto periodo di carcerazione in regime di sicurezza vissuto dalla sua cliente, "in un regime detentivo restrittivo, estremamente limitata nei contatti, senza possibilità di svolgere attività ricreative in carcere e lontana dai suoi affetti". Per lei Yasar Ravi ha chiesto l'assoluzione anche dall'altro capo d'imputazione, ovvero quello di denuncia mendace per aver incolpato il marito di violenza nei suoi confronti. "L'innocenza dell'uomo non è ancora stata accertata", ha sottolineato.

Il difensore dell'uomo: 'Ha ucciso per amore, non per soldi'

"Non ha ucciso per denaro ma per l’angoscia incontrollata di perdere sua moglie, che era la ragione della sua vita". Pietro Croce, difensore del 50enne alla sbarra assieme alla seconda moglie, ha cercato di convincere la Corte che il suo cliente non è un assassino. Omicidio intenzionale il reato da lui ipotizzato, in considerazione del fatto che l'uomo non ha agito in modo perverso o brutale ma ha scelto una tecnica che non facesse soffrire la vittima, che non si è ribellata mentre lui prima le premeva la mano sul collo e poi, ormai priva di sensi, le tagliava i polsi. "Non voleva che lei soffrisse. Ha ritenuto che fosse già morta nel soggiorno, prima di portarla in camera da letto, e con l’incisione fatta con il taglierino non pensava di metter fine alla sua vita ma di simulare il suicidio", ha spiegato l'avvocato. Alla luce del pentimento e della buona collaborazione dimostrati dall'uomo, nonché della lieve scemata imputabilità, Croce ha chiesto una pena non superiore ai 7 anni.