Lo denuncia il Club pescatori a mosca dopo lo ‘spurgo breve’ della diga del Luzzone effettuato il 10 ottobre
«Fiumi Brenno e Ticino: le discariche dell'energia pulita!». È uno sfogo senza mezzi termini quello di Mauro Guidali, presidente del Club pescatori a mosca Ticino. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato lo "spurgo breve" – così era stato annunciato e descritto la scorsa settimana dalle Officine idroelettriche di Blenio – della diga del Luzzone. L'operazione si è svolta una settimana fa, mercoledì 10. Un'operazione necessaria per garantire la massima sicurezza dell'impianto di ritenuta, spiegavano le Ofible in un comunicato assicurando che la “diluizione della corrente torbida proveniente dallo scarico di fondo sarà garantita dall'apporto di acque chiare rilasciate dallo scarico intermedio della diga, così come concordato con le autorità cantonali”. Una diluizione che mirava a limitare i danni alla fauna, specie quella ittica. Senonché le verifiche effettuate nei giorni successivi lungo i due fiumi da Guidali e colleghi hanno portato all'amara constatazione del danno.
«Dopo le conferenze stampa, i titoli di giornale, ecco un altro atto di violenza contro i fiumi Brenno e Ticino», denuncia il presidente del sodalizio rivolgendosi alla ‘Regione’ con tanto di foto scattate in più punti. «Settimana scorsa – attacca Guidali – tutti i media hanno dato risalto ai bei progetti atti a migliorare il fiume Ticino, dalla nuova centrale idroelettica del Ritom al progetto del parco fluviale Saleggi-Boschetti di Bellinzona, che mira a rinaturare e far tornare al suo splendore antico alcuni tratti del principale corso d'acqua del cantone». Quasi contemporaneamente dal Luzzone scendeva la colata di fango: «Se nessuno si è accorto, i danni provocati dall’onda di fango rilasciata durante lo spurgo, sono lì nell'alveo e sugli argini dei fiumi, con centimetri di limo depositati che soffocano, per lunghi tratti e fino al Verbano, la fauna bentonica (gli organismi microinvertebrati, ndr.) , distruggendo l’ecosistema fluviale già messo sotto pressione dalla perdurante siccità».
Da anni, ricordiamo, le società di pesca, compresa quella presieduta da Guidali, denunciano il mancato rispetto dei deflussi minimi: «Che l'energia idroelettrica possa essere definita energia pulita, può anche darsi. Ma sicuramente non lo è in Ticino. In tutto il Cantone ci sono decine di progetti di rinaturazione e dopo trent'anni di discussioni le aziende idroelettiche dovrebbero sottostare a rilasci d'acqua per garantire un deflusso minimo vitale. Peraltro il mancato turbinamento di quest'acqua verrebbe compensato dal Cantone... Malgrado ciò la battaglia legale ha avuto inizio – conclude Guidali – e a farne le spese, come spesso capita, sono per ora solo i nostri fiumi».