Non solo Pregassona: alcuni appartamenti problematici sarebbero frutto delle speculazioni di un imprenditore della Valle Bedretto
L’eclatante caso di via Industria a Pregassona ha suscitato in molti il timore che situazioni di grave degrado siano fenomeni più frequenti di quanto si possa immaginare. In redazione sono giunte segnalazioni relative in particolare ad alcuni palazzi di Biasca – anche se il Municipio da noi contattato riferisce di non averne ricevuta nessuna – definiti degradati a causa dell’insufficiente manutenzione effettuata dall’ex proprietario degli stabili. Un trait d’union con la palazzina di Pregassona in effetti ce l’hanno: tutti erano di proprietà di un imprenditore della Valle Bedretto con beni immobiliari sparsi in tutto il cantone, che negli ultimi anni ha venduto gli immobili sopraccitati (Biasca e Pregassona) a terzi e ora vengono gestiti dalla società immobiliare Privera Sa. Si tratta dello stesso imprenditore che era proprietario del palazzo in cui è avvenuto il delitto di via Odescalchi a Chiasso, e dell’edificio di via Martignoni a Massagno dov’è morta asfissiata una persona nello scantinato.
Dalle testimonianze da noi raccolte emerge dunque un quadro che presentava situazioni critiche ben prima dell’entrata in gioco dei nuovi proprietari e della Privera. Situazioni venutesi a creare in particolare per la scelta del padrone di casa di affittare soprattutto a casi sociali o persone con problemi – ma la cui pigione era assicurata dall’ente pubblico – ovvero richiedenti l’asilo e persone in assistenza. Come spiegano contattati dalla ‘Regione’ alcuni ex collaboratori dell’imprenditore, il modus operandi era il seguente: quando stava per arrivare un nuovo inquilino nell’appartamento, lo si sistemava il meglio possibile con la minor spesa possibile, tinteggiando pareti e rimediando a eventuali danni. Venivano per contro evitati interventi strutturali che avrebbero generato ulteriori costi. L’obiettivo era fare in modo che il tutore legale del futuro residente, che si recava sul posto a constatare di persona l’idoneità dell’abitazione, la giudicasse di livello sufficiente. «Aveva interesse a sistemare gli appartamenti, in modo che rendessero il più possibile», ci viene raccontato.
I lavori venivano effettuati da alcune delle 10-15 persone assunte dall’imprenditore con contratti come portinai, ma destinati a lavorare assumendo il ruolo di manovali, muratori, elettricisti, montatori di cucine e giardinieri. Senza far ricorso a ditte esterne. Tra i compiti dei suoi collaboratori, anche la riscossione degli affitti quando l’inquilino non pagava e in alcuni casi dover comunicare l’aumento di affitto. Intervenivano anche per segnalazioni, com’è stato il caso 3-4 anni fa nell’appartamento di Pregassona in cui lo scorso mese le autorità sono intervenute per la presenza di una coppia che viveva con figli minorenni e 18 cani sommersa dalla spazzatura. Allora con difficoltà era stato possibile effettuare un sopralluogo che aveva mostrato parecchia sporcizia (tra cui anche escrementi di animali) ma non rifiuti accumulati. Per contro i “tuttofare” si sono trovati di fronte ad appartamenti dell’orrore in più situazioni quando gli affittuari se ne andavano. In un caso per esempio i locali erano pieni di rifiuti fino al soffitto; in un altro la casa era invasa da scarafaggi, ragni e altri insetti. «Talmente osceni da non mandarci neanche il proprio peggior nemico».