Bellinzonese

Scarti vegetali di Bellinzona: e ora chi ritira?

I quantitativi supererebbero le capacità di raccolta delle due maggiori aziende della zona. Il Municipio pubblicherà presto un bando di concorso

11 agosto 2018
|

Sta creando qualche grattacapo anche alla Città di Bellinzona la sentenza con cui lo scorso ottobre il Tribunale federale ha escluso la Compodino di Locarno, situata sul Piano di Magadino, dall’aggiudicazione di un appalto triennale decisa dal Municipio di Locarno per la raccolta di scarti vegetali. Compodino, ricordiamo, ha potuto operare per 30 anni sulla base non di una regolare licenza edilizia, ma di un’autorizzazione rilasciata a suo tempo dal Cantone, ciò che secondo il Tf è inaccettabile ledendo l’articolo 9 della Costituzione federale, secondo cui oggetto di procedure di aggiudicazione possono essere solo beni e prestazioni forniti nel pieno rispetto dell’ordinamento giuridico. Ora, per sanare il problema, il Cantone ha avviato una modifica del Puc del Parco del Piano di Magadino per spostare la Compodino più a nord, in località Pizzante, sempre in territorio di Locarno, trasformando un terreno agricolo in industriale, sul quale insediare un impianto chiuso che non emanerebbe più odori.

Il prossimo passo spetta al Gran Consiglio e se tutto va bene – ma sono già annunciate varie opposizioni – ci vorranno anni. Nel frattempo, nel Bellinzonese si contano più aziende che raccolgono e compostano attualmente gli scarti vegetali degli ex Comuni divenuti quartieri della nuova Città. Quelli a nord fanno capo all’azienda forestale Compul Sa di Osogna; Giubiasco alla locale Congefi Sa; Gudo alla Giordani Sa. Due ditte, in particolare, sono in grado di smaltire i quantitativi più elevati: sono la Tricomix Sa di Cadenazzo (suo il ricorso, accolto dal Tf, che ha revocato l’appalto dato dalla Città di Locarno alla Compodino dirottandolo sulla Tricomix stessa, seconda classificata nella gara di appalto) e la Leandro Guidotti Sa di Sementina che, al beneficio di regolare licenza edilizia, intende ampliarsi e ottimizzare l’attività anche per rispondere alle lamentele del vicinato contro gli odori.

Dubbi e ipotesi

Ora, la Città è in procinto di pubblicare per il triennio 2019-21 un bando per la raccolta di un quantitativo annuo di 6’100 tonnellate. Tante, se si pensa che la sola Compodino sopporta un’entrata di 10’000 tonnellate annue e che l’intero Ticino ne produce annualmente 45/50mila. La domanda che il Dicastero opere pubbliche e ambiente (Dop) di Bellinzona si sta ponendo in questo periodo è dunque se Tricomix e Guidotti – le più vicine alla nuova Città e perciò probabilmente nelle condizioni di presentare le offerte più vantaggiose – siano in grado, da sole, di rispondere alle esigenze quan- titative della nuova Bellinzona, oltre ai vari altri clienti pubblici e privati che già fanno capo alle due infrastrutture. Fra le ipotesi al vaglio, quella di suddividere il comprensorio in lotti (sud e nord).

Base legale in vista

Alcune domande sembrano a questo punto imporsi: vi sono, nel Sopraceneri e nel resto del Ticino, altre ditte nella stessa situazione di Compodino, che rischiano cioè di non poter partecipare a commesse pubbliche perché non in regola con le licenze edilizie? Tricomix Sa e Guidotti Sa sono le uniche abilitate? Se no, qual è l’elenco delle ditte in possesso dei requisiti per concorrere e per quali quantitativi? Interpellato dalla ‘Regione’, il Dipartimento del territorio rinvia alle risposte date ai vari atti parlamentari nel corso degli anni e confida che la Città abbia un apparato tecnico giuridico in grado d’indirizzare il proprio esecutivo nella corretta direzione.

Rispondendo lo scorso marzo a un’interrogazione, il governo ricordava che le imprese che ritirano gli scarti vegetali non necessitano di autorizzazione cantonale e la loro attività è regolata solo dal profilo edilizio: “Per ovviare a questa situazione, il Piano di gestione dei rifiuti del Cantone Ticino propone l’elaborazione di una base legale per imporre l’obbligo di autorizzazione”. Ciò avverrà compatibilmente con l’iter avviato in questo ambito dalla Confederazione a sostegno dei Cantoni. Tempo previsto, due anni.