Per la terza volta la pp Lanzillo ha firmato un decreto d'abbandono nei confronti della ditta. Il padre della vittima ha inoltrato un terzo ricorso alla Crp
Sono di nuovo stati scagionati i titolari della ditta grigionese di Bonaduz, attiva nel commercio di legname da costruzione, per la quale lavorava il selvicoltore altoatesino morto il 26 luglio 2012 all’età di 28 anni cadendo per 50 metri in un burrone mentre con alcuni colleghi stava posizionando una funivia mobile per il trasporto di legname nei boschi della Valle di Arbedo a una quota di 1’300 metri.
La procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, titolare delle indagini, ha infatti firmato il terzo decreto di abbandono. La decisione – comunicataci dal padre della vittima che in questi anni si è battuto affinché la giustizia ticinese approfondisse i contorni della disgrazia – risale al mese di febbraio ed è stata confermata oggi alla ‘Regione’ dal Ministero pubblico.
Contro il terzo decreto di abbandono il padre si è nel frattempo di nuovo rivolto alla Corte dei reclami penali chiedendo, con un terzo ricorso, la riapertura del caso. Letto l’incarto e le conclusioni di una perizia esterna a suo tempo ordinata dalla procuratrice, nonché le indicazioni date dalla Suva, il padre ritiene che la ditta sia stata negligente dal profilo della dotazione tecnica del figlio boscaiolo. A questa conclusione non giunge per contro la procuratrice, secondo cui – sempre in base alla stessa perizia – alla ditta non può essere imputata alcuna responsabilità, avendo fatto tutto ciò che era in suo potere affinché vi fossero le condizioni di sicurezza richieste.
Dall’inchiesta era inoltre a suo tempo emerso che il giovane era sufficientemente formato per l’incarico assegnatogli e non necessitava di ulteriori qualifiche. La magistrata inquirente è sin qui stata invitata due volte dalla Corte dei reclami penali a riaprire il caso sulla base di nuovi elementi; si attende ora di sapere come risponderà la Crp alla terza sollecitazione del padre.