Referendum sul semisvincolo: 7'300 firme ma esito incerto

La riuscita del referendum sarà decisa da poche firme: quelle valide saranno probabilmente tra 6’900 e 7’200 (necessarie 7’000). Scaduta stasera la possibilità di inoltrare le liste alle cancellerie comunali, è dunque ancora incerto l’esito della raccolta promossa da Verdi, Ps e Pc (riuniti in un comitato), ma anche da Matteo Cheda e Mps (uscito dal comitato dopo aver saputo che Cheda assumeva dei raccoglitori di firme a pagamento). L’intento dei referendisti è quello di far votare la popolazione ticinese sul credito di 65 milioni approvato dal Gran Consiglio per realizzare il semisvincolo di Bellinzona.

Stando ai dati da noi raccolti oggi, in totale i referendisti che si oppongono a quest’opera avrebbero ottenuto quasi 7’300 firme. Di queste, solo una parte è già stata vidimata dalle cancellerie comunali prima di essere trasmessa alla cancelleria dello Stato. Le firme accertate sarebbero finora circa 3’000: tra queste ne figurano almeno 1’500 raccolte dai Verdi (di cui 9 dal Pc e 280 dal Ps) e oltre un migliaio da Cheda. Si aggiungono altre 4’200 firme non ancora vidimate: la maggior parte raccolte da Cheda, le altre da Mps e dagli altri partiti. In totale Cheda ne avrebbe raccolte quasi 4’800, oltre due terzi di quelle necessarie. A quale costo? «Per l’equivalente di 2 pacchetti di sigarette al giorno per due o tre anni, non ho ancora tirato le somme», ci spiega. Per pagare i raccoglitori avrebbe speso 12-18mila franchi.

Trattandosi di una partita giocata sul fil di lana, l’esito potrebbe essere deciso dalle firme raccolte da Luca Buzzi, che nel 1997 lanciò e vinse il referendum comunale contro il semisvincolo, opera la cui progettazione era poi stata approvata dal 50,84% dai votanti ticinesi nel 2012. Da noi contattato, Buzzi spiega di averne raccolte alcune decine. Un numero ridotto, aggiunge, a causa del suo impegno su altri fronti, come Casa Marta. Seppur ridotto potrebbe come detto fare la differenza.