Giudicando “molto positivo” il risultato scaturito dalle urne il 18 ottobre, e considerati “lo spirito e i valori che hanno contraddistinto fin dall’inizio il processo aggregativo, quali equità, trasparenza, partecipazione”, la Conferenza dei 13 sindaci dei Comuni la cui popolazione ha sostenuto la fusione chiede a Consiglio di Stato e Gran Consiglio, cui spetta la parola politica decisiva, di evitare il ricorso ad adesioni coatte nei confronti dei quattro Comuni rimasti esclusi (Arbedo-Castione, Sant'Antonino, Cadenazzo e Lumino). Secondo i 13 sindaci, il nuovo Comune “presenterebbe un territorio compatto e coeso, non a macchia di leopardo”. E anche i dati finanziari, in base alle prime verifiche, “confermano la solidità del nuovo ente e la coerenza con il progetto originale”. Il gettito fiscale “supererebbe comunque i 100 milioni di franchi, mentre i Comuni non aderenti, con l’eccezione di Sant'Antonino, risultano in ogni caso largamente tributari del contributo di livellamento”. La Conferenza dei sindaci osserva poi che i principali progetti strategici o di valenza regionale indicati nello studio aggregativo “sono previsti - o possono comunque benissimo essere realizzati - all’interno del comprensorio degli attuali tredici Comuni”. Incluso dunque l'acquedotto della Morobbia contestato da una petizione in corso. Infine i 13 sindaci si distanziano dalla presa di posizione dell'Associazione per l'autonomia dei Comuni (Atac), che minaccia ricorsi ed esige il rifacimento idella votazione: “È contraddittoria, distante dalla realtà locale, e soprattutto assai poco rispettosa dei principi democratici e della volontà molto chiara espressa dalla popolazione del Bellinzonese”.