Sotto i 21 franchi all'ora non si scende. Questa è la cifra che permetterebbe ai lavoratori residenti di vivere coi propri mezzi sul territorio ticinese, evitando di ricorrere alle prestazioni sociali. "Si tratta di un salario sociale, che copre il fabbisogno minimo, e quindi non viola la libertà economica e rientra perfettamente, secondo quanto stabilito dal TF, nelle competenze dei cantoni", si legge nel comunicato stampa congiunto di Verdi del Ticino e Unia.
La reazione è stata provocata dai calcoli emersi dal tavolo tecnico di lavoro sull’iniziativa: "tale salario minimo si attesta per il Ticino a 20,34 franchi orari, a cui si devono aggiungere un indennizzo orario di 50 centesimi quali spese professionali per il conseguimento del reddito", si legge.
Verdi del Ticino e Unia sono uniti e concordi nell’affermare che il governo debba decidere un salario minimo che permetta ai residenti di vivere sul nostro territorio, senza ricorrere agli aiuti sociali. Qualora, però, "la legge di applicazione non fosse conforme alle aspettative degli iniziativisti, vi è da prevedere una nuova chiamata alle urne". In tal caso, Verdi e Unia confidano nella popolazione ticinese che "che saprà certamente ribadire a governo e parlamento quale tipo di mercato del lavoro si aspetta dalla politica".
"Il Consiglio di Stato si determinerà a breve sull’importo del salario minimo da inserire nella legge di applicazione dell’iniziativa dei Verdi del Ticino. Alla luce della recente sentenza del Tribunale federale relativa all’introduzione del salario minimo a Neuchâtel, il margine di manovra di governo e parlamento appare quanto mai ristretto". E ancora: "Scendere sotto l’importo previsto nell’ambito delle prestazioni complementari significa condannare molti salariati residenti alla povertà, ciò che secondo l’Alta corte federale è assolutamente da evitare".
In conclusione Verdi e Unia scrivono: "L’applicazione del salario minimo cantonale permetterà di ridare una dimensione umana, socialmente e ambientalmente sostenibile dell’economia ticinese. In Ticino non vi è più posto per chi specula sull’offerta di lavoratori d’oltre frontiera assunti a salari lombardi e non c’è più spazio per la bulimia di traffico e l’invasione di capannoni".