La lettura dell’intervista rilasciata dal Prof. Sebastiano Martinoli a Teleticino mi ha spinto a scrivere in merito al preoccupante caso avvenuto alla clinica Sant’Anna. Premessa: in medicina ed in particolare in ginecologia/ostetricia ed in chirurgia la complicazione e l’errore sono lì che ti aspettano dietro la porta. Nei 10 anni di formazione postuniversitaria ho visto errori e complicazioni capitare al giovane assistente alle prime armi fin su al professore di grande esperienza. Va da sé che durante il periodo lavorativo di poco meno di 40 anni anch’io ho commesso errori e avuto complicazioni. Se l’errore di Rey deve preoccupare, la nostra maggior preoccupazione è legata a quanto successo prima e dopo l’intervento, in particolare l’omertà che avvolge di silenzio di chi avrebbe dovuto parlare e agire. Fonte ben informata mi dice che all’inizio dell’intervento qualcuno avvertì l’operatore dell’errore che stava commettendo. Ciò malgrado l’intervento continuò in modo scellerato con il risultato ben noto. La stessa persona denunciò il fatto alla direzione che… non fece nulla. Non ci fu denuncia da parte della direzione poiché “si trattava di lesione semplice” (così dichiarò la direttrice alla stampa). Se amputare due seni sani è lesione semplice, cosa sarà mai una lesione grave? È probabilmente in seguito a quella segnalazione che la direzione della clinica dichiarò “trattarsi di un errore di identificazione del paziente da parte del medico”, scaricando dunque la responsabilità sull’operatore (almeno qualcosa di giusto!). Se corretto quanto detto sopra, perché Rey non si fermò? Incredulità? O forse un ego patologico che non ammette la possibilità di sbagliare? Nella stesura del rapporto operatorio il medico compie un primo atto chiaramente fuori legge: falsifica il rapporto affermando che la mastectomia bilaterale ha dovuto essere eseguita in seguito all’estensione del carcinoma ad entrambi i seni. Mossa criminale ma anche stupidamente assurda: certo del sostegno degli insabbiatori pensava forse di farla franca? Come si sarebbe comportato di fronte al rapporto d’anatomia-patologica che parlava evidentemente di un seno sano e dell’altro con un piccolo tumore (quello che avrebbe dovuto togliere)? E alla paziente mente! Cosa successe in seguito alla direzione della clinica, nel Consiglio d’amministrazione con il suo presidente, noto avvocato luganese? Nessuno sapeva niente di tutto ciò? O era forse in atto un grande movimento di sabbia? Cosa fa il medico cantonale? Decide di non decidere. L’errore commesso, la falsificazione del rapporto operatorio e le menzogne alla paziente non sono forse sufficienti per una sospensione? Tra non molto dovrebbe riunirsi la commissione di vigilanza sanitaria: quale il suo parere? Ed il direttore medico della clinica afferma “non esiste pericolo di reiterazione che giustificherebbe una sospensione” (cosa bisognerà mai fare per essere sospesi?). Sulla stampa interviene pure l’oncologo che ha in cura la paziente. Commette un primo errore non denunciando il caso (articolo 68 della legge sanitaria). Secondo errore: per sostenere Rey, lo descrive come un punto di riferimento, una specie di faro nella notte nel campo della cura del carcinoma del seno. Per favore, lasciamo perdere i voli pindarici e restiamo con i piedi per terra. Pensiamo alla paziente! Terzo errore: informa che Rey ebbe contrasti con l’allora primario (lo scrivente) quando era all’Obv di Mendrisio, tralasciando di dire che il primario aveva chiesto il non rinnovo del contratto di lavoro. Tralascio le tristi pagliacciate con tanto di sciopero della fame di un ben noto professore che asseriva di difenderlo ed il pattume politico che contornarono la storia. Me ne andai. Il primario che mi sostituì, dopo un periodo di ben pochi anni, ne chiese l’allontanamento che questa volta ebbe luogo. Le motivazioni erano le stesse: impossibilità di collaborazione con il Dr. Rey, impossibilità di sviluppare un lavoro di gruppo. Ora il tutto è nelle mani della Procura pubblica. Auguriamoci che venga fatta luce in modo chiaro, onesto ed oggettivo, al di là dei titoli e delle cariche delle persone coinvolte. Auguriamoci che la paziente possa finalmente vederci chiaro in questo ammasso di disonestà, silenzi, sotterfugi e bugie.