Luganese

Rovio: dopo la diffida, una petizione contro i rifugiati

Dopo l’infuocata serata pubblica del 18 marzo, un gruppo di cittadini si mobilita per scongiurare il collocamento temporaneo dei richiedenti l’asilo

In sintesi:
  • Contestati lo scarso coinvolgimento, la sicurezza e l’idoneità del Park Hotel
  • Dall’incontro pubblico è emerso che il Municipio fosse a conoscenza dell’ipotesi prima dell’accordo definitivo
Il Park Hotel
(Ti-Press)
19 marzo 2025
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Prima la diffida, ora la petizione. Nel mezzo, una serata pubblica infuocata. Si allontana sempre più l’ipotesi di collocare temporaneamente 39 richiedenti l’asilo al Park Hotel di Rovio. Alcuni cittadini, fra quelli maggiormente contrari al trasferimento dei rifugiati, si sono costituiti in un gruppo contrario allo scenario e hanno avviato una raccolta di firme.

‘Coinvolgimento, sicurezza, idoneità’

Le argomentazioni sono quelle sin qui emerse negli atti parlamentari presentati – con sfumature diverse – da rappresentanti di Lega, Udc e Plr, a livello comunale, cantonale e persino federale. Ovvero: modalità comunicative da parte del Dipartimento sanità e socialità (Dss), sicurezza, idoneità della struttura. “La zona in cui si trova l’edificio, un’area alberghiera di pregio, non è ritenuta idonea per altri utilizzi estranei al turismo – si legge in una nota del gruppo –. Importante è anche il fatto che l’albergo risulta in stato di abbandono da anni, rendendolo inadatto a qualsiasi progetto immediato”. Lo stabile, e questo lo ha ricordato bene il consigliere comunale del gruppo Lega-Udc di Val Mara Salvatore Bruno nella sua interrogazione di settimana scorsa, funzionava bene come albergo fino al 2017. Risultava infatti tra gli hotel con il maggior pagamento di tasse di soggiorno nel Mendrisiotto e Basso Ceresio. Le scelte gestionali dei nuovi proprietari hanno tuttavia causato perplessità in paese, concretizzatesi poi nella chiusura a inizio pandemia. Da circa un lustro l’albergo giace chiuso e i segni del tempo e della mancanza di manutenzione e investimenti sono tangibili.

Municipio a conoscenza dell’ipotesi prima dell’accordo definitivo

Sulle modalità di comunicazione: è contestato il poco preavviso dato ad autorità e popolazione locale. “Il Dss ha negato di fatto al Municipio di Val Mara una consultazione in materia, ignorando l’autorità comunale e, fatto più grave, non verificando se la struttura dell’amministrazione comunale disponesse di sufficienti risorse per la gestione della situazione al fine di garantire sicurezza, tranquillità e servizi di qualità sia alla propria comunità residente che ai richiedenti l’asilo in arrivo”. Affermazioni solo parzialmente vere, in quanto – come emerso durante la serata pubblica del 18 marzo – al Municipio è stato prospettato il Park Hotel come una delle ipotesi di accoglienza dei migranti a fine febbraio. Pochi giorni dopo il Comune e la polizia hanno effettuato delle verifiche relative all’abitabilità della struttura, e solo dopo il semaforo verde il Cantone ha stipulato l’accordo con la proprietà. Era il 6 marzo e il Municipio ne è stato informato, per poi organizzare il 10 marzo un incontro a Val Mara con Dss e Croce Rossa sezione Sottoceneri (Crss) per spiegare i dettagli dell’operazione.

I tempi si dilatano

“La petizione – si legge infine – non vuole tutelare solamente la popolazione residente, ma anche le persone richiedenti l’asilo che dovrebbero soggiornare in un paese di periferia con possibilità di attività di svago e trasporto pubblico limitati rispetto a una località più centrale e attrezzata per la loro accoglienza con le rispettive necessità”. Si chiede pertanto al Cantone di rinunciare interamente al suo progetto, arrivando a definire persino il futuro di Rovio come “metropoli per i richiedenti l’asilo”. Vista la capienza del Park Hotel, c’è infatti il timore che dalla quarantina di richiedenti l’asilo si passi a circa un centinaio.

Indipendentemente dall’esito della raccolta firme, che si concluderà l’8 aprile, il progetto è in tutti i casi in fase di stallo. Il Municipio ha infatti intimato al proprietario della struttura una diffida, dato che sono stati avviati dei lavori di ristrutturazione per accogliere i rifugiati senza regolare licenza edilizia né cambio di destinazione di uso dello stabile. La proprietà ha quindici giorni di tempo, eventualmente, per impugnare l’istanza al Consiglio di Stato. Un ricorso che non avrebbe effetto sospensivo. Viceversa, potrà richiedere le autorizzazioni necessarie, dilatando i tempi. Proprio ciò che manca a Dss e Crss, che secondo il proprio mandato devono ricercare tempestivamente un’alternativa per le persone sistemate attualmente a Cadro e che devono lasciare la struttura entro fine marzo, dato che diventerà un Centro di accoglienza per minori non accompagnati.

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