La struttura di Airolo blocca con un ricorso la realizzazione di quella di Olivone. In corso le trattative per un ritiro, ma intanto cresce l’incertezza
Incertezza, sofferenza, situazione critica. Parole che sempre più sono legate alla filiera del latte in Ticino, ancora più in difficoltà a seguito della chiusura della Lati avvenuta la scorsa estate. E, in questo contesto delicato, ad alimentare ulteriormente il malessere vi è anche il ricorso presentato dal Caseificio del Gottardo di Airolo contro il progetto di sviluppo regionale denominato ‘BlenioPlus’ – come avevamo riferito nel maggio 2024 – che prevede, fra l’altro, anche la realizzazione di un nuovo caseificio a Olivone. Progetto, lanciato nel lontano 2012, che nel 2023 aveva ricevuto il nulla osta dall’Ufficio federale dell’agricoltura, permettendo così di attingere a importanti finanziamenti. Il ricorso – che al momento si trova sul tavolo del Consiglio di Stato – ha però bloccato tutto l’iter, sconfortando in particolare gli agricoltori della valle di Blenio che temono ripercussioni negative a causa dell’allungamento dei tempi. Se da un lato questi ultimi non credono ormai più che la censura possa essere ritirata, dall’altro va detto che le trattative fra le parti sono ancora in corso. In questo contesto durante un incontro avvenuto lo scorso settembre sembrava vi fosse stata una svolta, con un avvicinamento fra le parti. Ma nonostante questo incontro promettente, finora la situazione non si è ancora sbloccata.
Un’impasse che è stata percepita in modo molto negativo in valle di Blenio. «Ci sono famiglie contadine che ripongono nel caseificio di Olivone la loro unica speranza», afferma a ‘laRegione’ Alice Ambrosetti, donna contadina azionista di BlenioPlus, il cui Consiglio di amministrazione è composto unicamente da agricoltori. Famiglie «che a causa di questa situazione ora soffrono», temendo che «se si dovesse perdere altro tempo nei tribunali, molte aziende chiuderanno». Con il progetto di sviluppo regionale sarebbe possibile «abbassare i costi di trasporto del latte che ora gravano sui produttori». Latte ticinese che dopo la chiusura della Lati viene infatti quasi tutto trasportato Oltralpe. Ambrosetti ritiene inoltre che il ricorso sia stato inoltrato solamente «per evitare una possibile concorrenza e mantenere una situazione di quasi-monopolio, nonché per allungare i tempi», così da «logorare gli agricoltori», facendo dunque sfumare un «progetto cruciale» come BlenioPlus.
A questo proposito la redazione ha interpellato l’altra parte in causa, ovvero il Caseificio del Gottardo. «Le trattative sono ancora in corso e l’intenzione è quella di trovare delle soluzioni», sottolinea il presidente Davide Mottis. «C’è stato un incontro – conferma – e ci sono stati passi avanti, anche se alcuni aspetti legati al progetto non sono condivisi. Ognuna delle parti sta ora ovviamente facendo le sue riflessioni». Mottis tiene a precisare che il ricorso «non è stato presentato per limitare la concorrenza». In ogni caso è sotto gli occhi di tutti che il mercato dei prodotti caseari «presenta delle difficoltà: bisogna quindi trovare soluzioni che permettano di migliorare la situazione di tutte le parti coinvolte, cercando di evitare ripercussioni negative, considerando l’intera filiera del latte, compresi i produttori». E in questo contesto il Caseificio del Gottardo «ha fatto, e sta ancora facendo, importanti investimenti (nell’ordine di diverse centinaia di migliaia di franchi), proprio per essere in grado di riprendere parte del latte che fino alla scorsa estate veniva lavorato alla Lati». L’obiettivo è quello di riuscire a lavorare circa tra 1 e 1,5 milioni di litri di latte all’anno, sui circa 6 milioni che vengono prodotti in Ticino.
Di certo vi è il fatto che «il ricorso non è ancora stato ritirato», afferma da noi raggiunto Luigi Arcioni, presidente della Società agricola bleniese e di quella che promuove il caseificio di Olivone. E questo «aumenta ulteriormente l’incertezza in una situazione già molto delicata per molte aziende agricole, alcune delle quali hanno già deciso di riorientare la produzione o addirittura di chiudere». Ricorso che «verosimilmente verrà respinto dal Consiglio di Stato, come è accaduto per un caso analogo in Vallese. Tuttavia, ci sarà poi la possibilità di rivolgersi alle istanze superiori. E più si allungano i tempi, più sarà difficile concretizzare il progetto BlenioPlus». Arcioni tiene inoltre a ribadire che «da parte nostra c’è sempre stata la volontà di trovare dei compromessi, senza generare ulteriore concorrenza. E questo grazie alla diversificazione dei prodotti, valorizzando così quelli ticinesi rispetto a quelli non locali o di importazione». Un progetto che «permetterebbe inoltre di lavorare più latte ticinese nel cantone, in un contesto generale ormai critico per la filiera del latte».
Contesto critico che viene confermato anche da Andrea Bizzozero, vicepresidente della Federazione ticinese produttori di latte (Ftpl) che, assieme al Cantone e all’Unione dei contadini, partecipa alle trattative: «Noi sosteniamo il progetto Blenioplus, ma anche se si riuscisse a realizzare un nuovo caseificio a Olivone, i problemi legati al mercato caseario resterebbero». Bizzozero si riferisce in primo luogo alla fluttuazione stagionale del latte: «In primavera si raggiunge il picco massimo della produzione, con quantitativi che non possono in ogni caso essere interamente lavorati in Ticino. Mentre in estate, quando la maggior parte degli allevatori porta le mucche sugli alpeggi, vi è il problema inverso, ovvero la mancanza di latte per soddisfare la domanda». Un secondo problema di rilievo riguarda, come già accennato, i costi di trasporto. «La morfologia del Ticino fa sì che vi siano aziende agricole sparpagliate su tutto il territorio», spiega il vicepresidente di Ftpl. E raccogliere il latte da tutte queste aziende fa aumentare i costi. Costi che salgono ulteriormente se il latte deve essere trasportato oltre Gottardo, come è il caso attualmente per la grande maggioranza del latte ticinese. «L’unica soluzione che al momento intravediamo, sarebbe un sostegno ragionevole da parte del Cantone proprio per diminuire i costi del trasporto». Cantone che attualmente sostiene già gli agricoltori in questo contesto, «ma in modo limitato nel tempo e insufficiente per coprire le spese di tutti i produttori di latte».
In generale al momento in Ticino si producono circa 6 milioni di litri di latte all’anno, di cui circa la metà veniva lavorata dalla Lati. Già in occasione della conferenza stampa durante la quale era stata annunciata la sua chiusura, era stato indicato che parte della produzione di formaggi sarebbe stata ripresa dal Caseificio del Gottardo. Caseificio che dopo alcuni investimenti sembrerebbe ora pronto a lavorare i primi quantitativi (come detto si parla di 1-1,5 milioni di litri). Da parte sua il caseificio di Olivone, se verrà effettivamente realizzato, potrà lavorare circa un milione di litri. Il resto del latte verrà quindi, come oggi, ancora trasportato Oltralpe. E tutto ciò in un mercato del formaggio che da più parti viene ormai definito come piuttosto saturo.