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Finanze ed economia, interrogativi sulla coabitazione

Due dipartimenti, anziché uno? Speziali: ‘È ora di una riforma strutturale dello Stato’. Marchesi: ‘Accorpati, i due ambiti si frenano a vicenda’

Dal Lago d’Orta al Lago d’Iseo?
(Ti-Press)
8 novembre 2024
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C’è una vocale su cui il presidente del Plr Alessandro Speziali ha posto l’accento durante la recente riunione del Comitato cantonale del partito. È la ‘E’ di economia. “Del nostro dipartimento (il Dipartimento finanze ed economia guidato da Christian Vitta, ndr) – aveva dichiarato rivolgendosi alla sala – a noi piace in particolare la ‘E’ di economia, che vuol dire posti di lavoro, turismo, progetti regionali, innovazione e industria”. Un auspicio di una separazione istituzionale tra finanze ed economia, con la creazione di un Dipartimento delle finanze e di un Dipartimento dell’economia?

‘Non una contrapposizione a priori, ma...’

Da noi interpellato, Speziali è tra il conciliante e il battagliero. «Da parte nostra – dice – non c’è a priori una contrapposizione tra finanze ed economia. Anche perché abbiamo sempre detto che per investire lo Stato deve avere i conti in ordine». Ma, chiarisce, «è importante lavorare parecchio sullo sviluppo economico, dato che investendo bene e nei settori strategici, la ‘F’ di finanze sta di conseguenza meglio». In altre parole, spiega il granconsigliere liberale radicale, «si hanno maggiori entrate senza aumentare le imposte». Per Speziali, «il discorso non è dunque tanto quello di decidere dove mettere la ‘F’ all’interno di un governo, quanto piuttosto avere una visione che permetta di investire tanto e bene nelle infrastrutture e nell’economia, così da far star bene anche le finanze». E rimarca: «Christian Vitta ha dimostrato come si possa sottolineare l’importanza di avere finanze sane, insieme a importanti politiche di sviluppo. Penso alla legge sul turismo, alla politica economica regionale o all’innovazione». Ciò detto, rilancia però Speziali, «è ora di una riforma strutturale dello Stato. Oltre tre decenni fa successe sul Lago d’Orta. Ora si può scegliere quello di Iseo per rilanciare il Cantone con coraggio e vigore, superando i ‘dipartimentalismi’ e l’inerzia. Sarebbe un bel segnale per tutti».

‘Il rischio attuale è di marciare sul posto’

Un sì convinto alla separazione arriva dal presidente cantonale dell’Udc Piero Marchesi. «Parlando in generale, e quindi indipendentemente da chi oggi gestisce il Dfe, se un consigliere di Stato da un lato deve spingere, quando si occupa di economia, perché si investa in quei settori che contribuiscono allo sviluppo di un cantone, e dall’altro nel contempo deve frenare, nella mia visione di politico di destra, l’aumento della spesa pubblica, quando si occupa di finanze, beh rischia per finire di marciare sul posto», afferma il consigliere nazionale. «Non solo sono favorevole alla separazione, ma metterei – aggiunge – l’economia e la scuola in uno stesso dipartimento. E l’ideale ovviamente, sempre dal mio punto di vista, è che la sua conduzione non andasse alla sinistra». Insomma, come nel Consiglio federale, dove economia e formazione sono sotto il medesimo tetto. «Economia e scuola devono dialogare se si vuole garantire degli sbocchi professionali ai giovani. C’è poco da fare».

Sulla proposta di accorpare economia e scuola, Speziali a sua volta rileva: «È una combinazione che può sembrare insolita, ma la trovo interessante». In tal senso, commenta, «oggi appena si parla di avvicinare il mondo delle aziende che formano a quello della scuola, sembra che si voglia rendere i ragazzi dei soldatini». Per questo motivo, secondo il presidente del Plr, «bisogna liberarsi dai pregiudizi e guardare avanti. Finché si metterà in contrapposizione economia e scuola, non si farà che dispensare un cattivo servizio ai cittadini di domani».

Durisch (Ps): ‘La fiscalità sarebbe indipendente’

Finanze ed economia, due dipartimenti distinti? «Non sarebbe una novità nel confronto intercantonale – ricorda il capogruppo del Ps in Gran Consiglio Ivo Durisch –. Ci sono infatti due dipartimenti per esempio nei cantoni Berna, Vaud, Ginevra, e Zurigo. E ritengo che sia opportuno compiere questo passo anche in Ticino. Un Dipartimento delle finanze, responsabile del bilancio dello Stato, potrebbe, e dovrebbe, gestire ad esempio le politiche fiscali in piena autonomia, senza condizionare, come avvenuto da noi in questi ultimi anni, quelle economiche». Nel nostro cantone, osserva il deputato socialista, «si è usata la politica fiscale per fare politica economica. Il che ha impoverito quest’ultima di contenuti. La politica economica dovrebbe attirare competenze e radicarle nel territorio, non attirare aziende che giungono qui unicamente perché godono di agevolazioni fiscali, come abbiamo visto fra l’altro nel settore del lusso». Anche per Durisch, quindi, due Dipartimenti: uno per le finanze e uno per l’economia… «Se poi non si vuole aumentare il numero dei consiglieri di Stato, il Dipartimento delle finanze potrebbe essere diretto a turno dai cinque ministri. Avremmo perlomeno delle visioni alternative sulla gestione delle finanze pubbliche».

Mazzoleni (Lega): ‘Connubio troppo impegnativo da gestire?’

Per Alessandro Mazzoleni, deputato della Lega e uno dei vice coordinatori del movimento, «il Dipartimento finanze ed economia potrebbe fare ancora di più per quanto riguarda il rilancio e il promovimento economico. Perlomeno io la vedo così. Si tratta di capire se questo derivi dalla ‘coabitazione’, in un unico dipartimento, di due settori, quello dell’economia e quello delle finanze pubbliche, che richiedono approcci e ragionamenti diversi. Oppure, più semplicemente, se questa ‘coabitazione’ risulti oggi troppo impegnativa da gestire per un consigliere di Stato responsabile di entrambi di settori».

Dadò (Centro): ‘Necessaria, ‘ministero’ per ‘ministero’, una seria analisi’

«Lo dico da tempo che ci vuole un Lago d’Orta bis. L’attuale conformazione del governo e la suddivisione delle competenze in dipartimenti vanno riviste, attualizzandole alle esigenze odierne della società». È perentorio il presidente del Centro Fiorenzo Dadò: «Una riflessione va fatta». E rileva: «Le finanze devono occuparsi del buon funzionamento e del buon utilizzo del soldo pubblico. Di reperire i soldi sostanzialmente. L’economia invece di promuovere e sostenere l’economia del cantone». Ma, evidenzia, «è inevitabile che un po’ si influenzino a vicenda se sono sotto il cappello di una sola guida politica».

Per Dadò il discorso va tuttavia ampliato. «Va fatta, dipartimento per dipartimento, un’analisi seria di tutte le competenze, così da valutare quali vadano unite per lavorare in sinergia e quali invece separate in modo che non si ostacolino. È un lavoro che andrebbe fatto subito, perché presto o tardi saremo obbligati proprio per la mancanza di risorse». Il deputato centrista ha pronto un esempio: «La Sezione dell’agricoltura – osserva – rientra nella Divisione dell’economia del Dfe. La Sezione forestale, la pianificazione e l’Ufficio caccia e pesca fanno invece parte della Divisione dell’ambiente e dello sviluppo territoriale del Dipartimento del territorio. Lo stesso discorso potrebbe valere per l’Ufficio beni culturali, oggi sotto il Dt e non il Dipartimento educazione, cultura e sport. È quantomeno curioso». Nell’ottica di allargare il discorso, asserisce Dadò, «ci vuole prima di tutto una presa di coscienza dell’esistenza di questa problematica e in secondo luogo una reale volontà per migliorare le cose».

Tra ‘dipartimentalismo’ e vecchie riorganizzazioni

Anche la deputata di Avanti con Ticino&Lavoro Amalia Mirante guarda oltre: «Andrebbe fatta una riflessione sul ‘dipartimentalismo’, per ridurlo, sulla rotazione dei dipartimenti, ma anche sulla struttura degli stessi. I consiglieri di Stato sono sicuramente competenti nei rispettivi ambiti, ma poi ci si dimentica la visione d’insieme, ci si dimentica che l’obiettivo è di lavorare per un unico cantone, per un unico territorio». Caustico il granconsigliere dell’Mps Giuseppe Sergi: «Sono abbastanza vecchio per aver già visto e vissuto una ‘riforma dell’Amministrazione’ con tanto di accorpamenti e riorganizzazioni di dipartimenti, penso principalmente alla cosiddetta riforma del Lago d’Orta. Non mi pare che le cose siano sostanzialmente cambiate, tantomeno che la presunta riforma dell’Amministrazione, all’insegna dei proclamati criteri di efficacia ed efficienza, sia stata raggiunta. Il problema è che tali riforme sono sempre viste dall’alto, e con intenti prima di tutto di risparmio, e quasi mai coinvolgono attivamente chi l’Amministrazione la fa tutti i giorni e potrebbe portare quell’intelligenza necessaria a riforme adeguate». Quanto all’ipotesi due Dipartimenti – uno delle finanze e l’altro dell’economia – Sergi non ha dubbi: «Si possono fare tutte le riorganizzazioni di questo mondo, ma non servono a niente se poi il governo continua con una politica neoliberale, volta al pareggio di bilancio e con un promovimento economico fallimentare, penso a quanto accaduto nel settore del lusso».

«È l’approccio a dover cambiare», sostiene dal canto suo la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin. E illustra: «Separare la ‘E’ dalla ‘F’ per avere una gestione del Cantone meno contabile significa anche uscire dal mito del pareggio di bilancio. Quindi poco importa se economia e finanze sono gestiti nello stesso dipartimento». L’ecologista auspica quindi che si parta «dai bisogni del territorio, della popolazione, della società e non dalla capacità di produrre profitto a corto termine».

«È vero – nota infine la deputata di Più Donne Tamara Merlo –, a livello federale finanze ed economia sono separate. I consiglieri federali però sono sette, mentre i nostri consiglieri di Stato cinque. Penso che la divisione così com’è attualmente concepita abbia un suo senso». A ogni modo, prosegue, «vedrei per esempio bene un passaggio dell’agricoltura al Dipartimento del territorio».

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