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Tre società farmaceutiche, un unico manager

C'è un denominatore comune che lega Teva, Cephalon e la mendrisiense Sintetica: la guida di Hubert Puech d’Alissac

Il mondo dei farmaci, un grande affare
(Ti-Press/Archivio)
8 novembre 2024
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Tre società farmaceutiche – Teva, Cephalon e Sintetica –, tre realtà in apparenza lontane (anche geograficamente) fra loro; eppure un denominatore comune c’è. Ai vertici di tutte e tre, negli anni, vi è stato (e vi è) Hubert Puech d’Alissac, oggi Ceo dell’azienda di Mendrisio, una industria con alle spalle una storia pluricentenaria. Volendo ‘inseguire’ questo manager di alto livello attraverso la sua carriera, passata da una società all'altra, però, ci si imbatte in vertenze e multe da centinaia e centinaia di milioni di euro. Vicende che lasciano in sospeso non pochi interrogativi, soprattutto ora che ha preso le redini di Sintetica. Non solo, nel giugno scorso Hubert Puech d’Alissac è entrato a far parte, quale nuovo membro, anche del Comitato di Farma Industria Ticino, portando “la sua solida esperienza internazionale”, parole dell'associazione di categoria.

La prima multa per un generico... ostacolato

La prima volta i riflettori su Puech si sono accesi quando la Commissione europea ha ‘staccato’ una sanzione da oltre 60 milioni di euro nei confronti tanto di Teva che di Cephalon (che in seguito diverrà una filiale, quindi una controllata, di Teva), ree fra il dicembre del 2005 e l’ottobre del 2011 di aver ritardato di svariati anni l’ingresso sul mercato di un farmaco generico (quindi meno caro, sarebbe costato la metà) per i disturbi del sonno (narcolessia inclusa). Una pratica che, di fatto, ha violato le norme antitrust dell'Ue, procurando “danni sostanziali” a pazienti e sistemi sanitari. In buona sostanza, in nome del profitto si è ‘comprata’ la concorrenza. Il legame tra le due realtà farmaceutiche, poi, si è pure rinsaldato e proprio nel 2011, quando la multinazionale israeliana ha acquisito l’americana Cephalon.

Cosa era successo? In buona sostanza, come riferivano le cronache della stampa specializzata nel 2020, l’accordo aveva indotto Teva a non commercializzare il generico (già promosso all'epoca nel Regno Unito), in cambio di una serie di benefit e di alcuni pagamenti in contanti. Ecco che fra il luglio del 2006 e l'ottobre del 2011 a rivestire la carica di ‘vice-presidente Europe’ di Cephalon troviamo appunto Puech, come recita peraltro il suo stesso curriculum. Quello stesso manager che, intervistato nell’aprile del 2022 nelle vesti di amministratore delegato della base italiana di Teva (carica che assume nel 2013), rivendicava l'impatto positivo dei medicinali generici nella sostenibilità economica della sanità pubblica e vantava risparmi per un miliardo ogni anno a vantaggio del sistema italiano.

La seconda sulla pelle dei malati di sclerosi multipla

A prima vista appare, dunque, arduo conciliare fatti e parole. Tanto più che Teva poi ci è ricascata, di nuovo. È dei giorni scorsi, infatti, la conferma che la Commissione europea, sempre lei, ha multato il colosso farmaceutico. Questa volta però tanto la sanzione che la vicenda sono assai più pesanti. Per la prima si parla di quasi mezzo miliardo di euro (per la precisione 462 milioni). Per la seconda si fa riferimento a una accusa precisa: la società ha ostacolato la concorrenza pur di difendere, a tutti i costi, il suo farmaco di punta per il trattamento della sclerosi multipla. Un medicinale di cui deteneva un brevetto sino al 2015 e che in quel momento valeva il 20 per cento del fatturato del gruppo.

Concretamente per la Commissione si è agito al fine di delegittimare il prodotto della rivale Synthon, ritardando così l’accesso al mercato europeo. Da un lato, infatti, si è abusato della protezione del brevetto, dall’altro si sono “sistematicamente diffuse informazioni fuorvianti” sulla ‘rivale’. Gli abusi commessi agli occhi dell’ente europeo hanno dunque costituito “una violazione unica e continuata dell'articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che vieta l'abuso di posizione dominante”. Di fatto è la prima volta che viene inflitta un'ammenda in relazione a questi due tipi di pratiche.

Quegli atteggiamenti ‘anticompetitivi’

Del resto, la Commissione ha evidenziato chiaramente gli atteggiamenti anticompetitivi di Teva, protratti nell’arco di almeno sette anni. Come rilevato dall'organo europeo stesso in una nota ufficiale, questo comportamento “potrebbe aver impedito la diminuzione dei prezzi di listino, con un impatto negativo sui bilanci della sanità pubblica. Ciò è confermato dal fatto che, una volta entrato in commercio il prodotto rivale, i prezzi di listino sono diminuiti fino all'80 per cento, con conseguenti risparmi significativi per i sistemi sanitari”. E una volta di più a guidare la società vi è Puech, fra l'ottobre 2011 e il novembre 2012 in qualità di ‘managing director’ della Teva central eastern Europe e dalla fine del 2012 quale ‘general manager’ della Teva Italy cluster.

Dal canto suo Margrethe Vestager, vicepresidente esecutivo responsabile della politica di concorrenza, non ha fatto sconti: “La decisione odierna di imporre un'ammenda antitrust a Teva per denigrazione e abuso del sistema dei brevetti riafferma l'impegno della Commissione nell'applicazione della concorrenza nel settore farmaceutico. Con la decisione odierna, la Commissione contribuisce a mantenere i farmaci a prezzi accessibili, a preservare la scelta terapeutica e a promuovere l'innovazione, a beneficio dei pazienti dell'Ue e dei sistemi sanitari nazionali”.

Tutto in questo caso è venuto alla luce a partire dal 2019, quando, a sorpresa, le autorità ispezionano le sedi di diverse filiali di Teva. Preludio all’apertura di un procedimento nel marzo del 2021, che si è concluso, come detto, con una decisione sfavorevole alla società farmaceutica.

In attesa di risposte

È su questa scia che Puech a gennaio approda, quindi, a Sintetica, realtà fondata nel 1921 a Chiasso, trasferita nel 1982 a Mendrisio (dove conosce il suo maggiore sviluppo) e passata nel 2019 nelle mani del fondo di private equity francese Ardian. Gruppo che, come recita il portale web dell'industria, conferma "un piano di investimenti da sessanta milioni di franchi in quattro anni". La storia recente parla, invece, di riorganizzazioni e licenziamenti. E ancora non è finita. Per conoscere la situazione dalle stesse parole dell'amministratore delegato abbiamo cercato di raggiungere Puech per porre un paio di domande, alle quali siamo in attesa di una risposta.