O almeno ai prezzi del 2019. Per l’esperto Matteo Muzio a far vincere Trump è stata una visione grandiosa abbinata a una promessa di piccolo cabotaggio
Come molti fatti di portata storica il trionfo di Donald Trump risulta allo stesso tempo sconvolgente e prevedibile, un evento di rottura ma anche perfettamente intonato allo spirito dei tempi. A seconda delle letture, o spesso addirittura all’interno delle stesse analisi, Trump è un eversore e un corpo estraneo o il custode di qualcosa di antico e fondante come l’individualismo americano. Accanto a Elon Musk è l’uomo del futuro, utopico o distopico che sia. Ma con il colpo di coda dell’abolizione di Roe vs. Wade è anche l’uomo del passato, che ha riportato i diritti riproduttivi delle donne agli anni Settanta e potrebbe fare lo stesso su altre libertà individuali che fino all’altroieri venivano date per scontate.
Cosa comporta davvero il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump? Mentre l’inchiostro rosso sulle mappe elettorali sta ancora finendo di asciugare ne abbiamo parlato con Matteo Muzio, giornalista collaboratore del quotidiano Domani, fondatore del progetto editoriale Jefferson-Lettere sull’America, interamente dedicato all’attualità americana.
Nel 2016, la prima volta che è stato eletto Donald Trump, ci si poteva raccontare che gli americani non sapessero bene per cosa avevano votato. Ora non c’è dubbio che lo sappiano. Cosa li ha convinti? Quanto conta ciò che Trump ha già fatto e quanto le sue promesse?
Trump ha dato agli americani l’impressione che sotto la sua guida si potesse tornare a una sorta di età dell’oro tardo-ottocentesca, o quantomeno ai prezzi del 2019. Una visione grandiosa abbinata a una promessa di piccolo cabotaggio che però è risultata convincente alla maggior parte degli elettori.
Dal campo progressista si tende a guardare a Trump come un’anomalia nella storia della destra americana. Ma il partito repubblicano si è piegato a lui con relativa facilità e pochi pubblicizzati dissensi (Mitt Romney, Liz Cheney e pochi altri). Da destra si tende di più a sottolineare i tratti di continuità di Trump con il patrimonio classico della destra, e a ridurre le sue eccentricità ed estremismi a mere tecniche comunicative.
Il partito repubblicano classico, da Lincoln a Romney, credeva nella libera impresa e nella capacità dell’imprenditore di fare certe scelte. Ora anche le aziende devono assolvere una funzione di sostegno alle politiche governative, altrimenti possono essere oggetto di vendette come capitato alla Disney in Florida, accusata di sostenere politiche woke.
Le tendenze eversive di Trump, plasticamente emerse nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, non sembrano aver scoraggiato l’elettorato. Gli americani sono pronti a mettere in discussione la democrazia o viceversa la danno così per scontata da non prendere sul serio nemmeno minacce esplicite?
Molti americani pensano che la violenza non ci sarà con un Trump forte del consenso popolare, e che in ogni caso qualche maltrattamento agli intellettuali e qualche taglio ai finanziamenti pubblici delle università siano un costo accettabile per tornare a pagare meno i beni di consumo.
Per la seconda volta in 8 anni una candidata donna arriva alla nomination, per venire sconfitta alle elezioni. Quello del genere è il vero soffitto di vetro della politica americana? O i dati in qualche modo mostrano che Trump è particolarmente competitivo contro candidate donne?
In entrambi i casi si trattava di una donna con debolezze: un bagaglio di decenni di politica e di establishment per Hillary Clinton, vaghezza delle proposte per Kamala Harris. Trump così ha avuto buon gioco a farsi passare come il candidato innovativo e solido che non è.
Gli esperti sostengono che la politica estera incida poco sui comportamenti degli elettori, ma alcuni credono che la posizione di Harris su Gaza, molto schiacciata sul sostegno a Israele, l’abbia penalizzata.
Credo che Kamala Harris abbia perso consensi decisivi in Michigan per Gaza ma anche per il conservatorismo sociale di molti musulmani osservanti, sicuramente più a loro agio con le politiche antiabortiste e le leggi contro la comunità Lgbt.
Negli ultimi anni si è spesso detto che Trump fosse una soluzione temporanea per un Partito repubblicano destinato alla crisi, in una società sempre più improntata alla diversity. Ma i primi dati segnalano un recupero tra minoranze, giovani e donne. L’idea di una destra come prodotto del “maschio bianco in declino” va rivista?
I democratici hanno fatto un errore simile a quanto fatto dai dirigenti socialdemocratici tedeschi negli anni Trenta, convinti che gli operai avrebbero votato sempre per loro. Così come oggi i dem con i latinos. Ma sia loro che gli afroamericani non vogliono sentirsi vittime da risarcire ma protagonisti attivi della società, così il trumpismo si è fatto strada anche tra le loro fila.