L'azienda di moda con sede a Caslano ha avviato la fase di ristrutturazione e di consultazione e ha incontrato i dipendenti e il sindacato Ocst
Sarebbero in procinto di fare le scarpe a 65 dipendenti (su un totale di 250) alla Bally di Caslano. Non promette nulla di buono la fase di ristrutturazione avviata dalla ditta, dopo il passaggio di proprietà in mani americane. Una fase di ristrutturazione che equivale anche a una fase di consultazione con tanto di coinvolgimento delle parti sociali. Il che significa, tradotto in parole semplici, che una parte dei dipendenti verrà licenziato. Il numero esatto emergerà al termine della fase di consultazione, che dovrebbe concludersi verso la metà del prossimo mese di novembre.
La conferma dell’avvio di “un processo di riorganizzazione volto a creare le condizioni per uno sviluppo responsabile a lungo termine” giunge dalla stessa azienda contattata da ‘laRegione’. La breve nota stampa diffusa ieri resta vaga sui possibili licenziamenti e precisa che “la riorganizzazione viene condotta nel pieno rispetto delle normative vigenti, con comunicazioni tempestive alle autorità competenti e mantenendo un dialogo aperto con i sindacati. L’azienda è consapevole dell’impatto sui dipendenti coinvolti e si impegna a fornire tutto il supporto necessario durante questa fase di transizione”. Al momento, non ha ulteriori commenti da rilasciare l’azienda, che è stata acquisita nei mesi scorsi dal fondo d’investimento americano Regent LP. Il passaggio di proprietà aveva già suscitato qualche perplessità e non poche preoccupazioni, siccome la Regent Lp, che è una società con sede a Beverly Hills, è già proprietaria di altri marchi dell’abbigliamento. La sua specialità, secondo quanto afferma il sito web, è la “trasformazione delle imprese”. Ricordiamo che Bally impiega oggi poco più di 300 dipendenti attivi in tutta la Svizzera, di cui 262 in Ticino, nella sede malcantonese.
Dal punto di vista sindacale, Paolo Coppi vicesegretario regionale dell’Ocst, sostiene che «a prescindere da questo recente passaggio di proprietà dell’azienda, da un po’ di mesi la società è in difficoltà. Ma sono comunque difficoltà che stanno vivendo anche altre società in tutto il settore della moda. Bally ha probabilmente problematiche diverse rispetto a quelle di altri marchi, dovute forse al recente passaggio di proprietà». Nuova proprietà che ha cambiato metodi e modalità di gestione. Però, continua Coppi, «questo fondo americano, di fronte a una quota di mercato e vendite peggiorate, ha deciso di intraprendere una fase di ristrutturazione, che dal loro punto di vista è inevitabile ed è dovuto a un forte calo delle vendite». Quindi concretamente, cosa succederà? «Nella ditta di Caslano, dove lavorano circa 260 dipendenti sono ipotizzabili circa 65 disdette del rapporto di lavoro. Ma c’è comunque margine per poter discutere con noi affinché si possano trovare soluzioni che mitighino il quantitativo di licenziamenti. In proposito ho percepito una grande disponibilità da parte della direzione della ditta», risponde il sindacalista. Questo in ogni caso smentisce le voci che circolavano in merito a una prevista delocalizzazione o addirittura a una definitiva chiusura della ditta. Peraltro, i dirigenti si sono detti disposti a negoziare un piano sociale a favore delle persone che saranno licenziate.
Secondo nostre informazioni, la situazione del gruppo Bally è critica almeno da un paio di anni, nei quali sono stati conseguiti risultati economici negativi. Risultati negativi ottenuti a causa di un incremento del livello di competizione sui mercati di riferimento e della crescente difficoltà nella vendita dei prodotti. Il peggioramento principale riguarda il mercato cinese ma i risultati negativi sono stati originati anche dal cambiamento di preferenze ed esigenze dei consumatori. Non solo. Nel 2023 il settore del lusso è stato colpito da una crisi generalizzata che coinvolge quasi tutti i mercati a livello globale e le aziende di settore. Questo, per Bally si è tradotto in un peggioramento delle condizioni economiche in alcuni paesi, anche a causa di contesti geopolitici deteriorati. C’è stato il blocco all’accesso dei prodotti Bally in alcuni mercati, come in Russia, e una forte limitazione di vendite delle vendite in Cina. Tale situazione, che si è ulteriormente aggravata quest’anno e ha toccato anche i principali ben più strutturati gruppi del settore, come Lvmh e il gruppo Kering. La vendita di prodotti Bally sarebbe diminuita di circa un quarto, rispetto al 2023 (quando non era comunque andata bene) anche nei primi nove mesi del 2024. Inoltre, è sempre più difficile la situazione sul mercato cinese, dove il gruppo Bally è presente con una settantina di negozi (su un totale di 170).
Il difficile contesto commerciale ed economico che sta vivendo il gruppo è stato comunicato stamattina ai dipendenti in una riunione tra la direzione e la commissione di fabbrica. Durante l’incontro, la direzione ha fatto sapere di essere disponibile ad aprire la fase di consultazione e ad ascoltare tutte le possibili soluzioni per diminuire l’impatto della crisi sui dipendenti e a mettere sul piatto delle risorse per limitare il numero dei licenziamenti. Tuttavia, la riduzione del personale nell’azienda di Caslano appare inevitabile a fronte di una serie di contrazioni di mercato abbastanza rilevanti nell’ambito di tutto il comparto della moda. Nel frattempo, la comunicazione è stata inoltrata anche all’Ufficio giuridico della Sezione del lavoro del Dipartimento delle finanze e dell’economia.