laR+
logoBol

Sui social senza veli, cercando di cambiare vita

Da cuoca a ‘star’ di OnlyFans, la storia di una ticinese: ‘Carico foto osé e guadagno migliaia di franchi’. Opportunità digitale o rischi della rete?

‘In tre giorni ho fatto 1’200 franchi’ (Ti-Press)

Da cuoca a ‘star’ di OnlyFans, la storia di una ticinese: ‘Carico foto osé e guadagno migliaia di franchi’. Opportunità digitale o rischi della rete?

16 dicembre 2024
|

«Ho iniziato perché sono scontenta del mio lavoro. Voglio vedere quanti soldi posso arrivare a guadagnare con questa attività. Poi magari mi licenzio e faccio solo questo». Ha le idee chiare Ramona (nome di fantasia, quello vero è noto alla redazione), giovane 24enne ticinese che da poco si è iscritta a OnlyFans. Una piattaforma virtuale – come tante dello stesso genere – che permette di aprire un profilo e offrire a pagamento contenuti esclusivi – generalmente erotici – ai propri ‘seguaci’. Un modo semplice e immediato per fare soldi, a condizione di esporsi e condividere la propria intimità. A trasformare OnlyFans in un vero e proprio “fenomeno” è stata la pandemia, con il fatturato dell’azienda che è aumentato del 553% durante questo periodo. Una crescita esponenziale per un genere di attività che ha conseguenze dirette in diversi ambiti della vita di tutti i suoi iscritti. Ne abbiamo parlato con una sessuologa, un esperto di sicurezza informatica e un economista. Tre esperti del loro settore che sempre più spesso – tra vantaggio e difficoltà – hanno a che fare con queste piattaforme.

‘Ho incassato 1’200 franchi in 3 giorni. Perché dovrei smettere?’

«Sono iscritta da qualche settimana. In questa prima fase voglio capire cosa desiderano le persone. Dall’applicazione posso vedere quali contenuti vengono apprezzati più di altri. In ogni caso non propongo video e foto troppo espliciti, come scene di sesso. Sono infatti cosciente che un domani potrei pentirmene». Come Ramona sono molte le ragazze con una vita “normale” – fatta di studi all’università o di primi impieghi – che decidono di aprire un profilo su OnlyFans, dove si trovano anche le più famose pornostar. «Non lo faccio solo per soldi, ma anche per poter cambiare il mio stile di vita. Devo ammettere che veder entrare 1’200 franchi in tre giorni non è stato affatto male» afferma ridendo Ramona, che può contare su un centinaio d’iscritti disposti a pagare circa 13 franchi al mese. «La fotografia mi ha sempre appassionata e già su Instagram caricavo foto che alcuni possono ritenere un po’ ‘spinte’, anche se mi sono sempre limitata a un vedo-non vedo. A un certo punto mi sono detta: perché non metterle su OnlyFans e guadagnarci qualcosa?». Da lì la decisione di aprire un profilo, operazione che ha richiesto qualche giorno visto che la piattaforma richiede un documento d’identità e gli estremi bancari. Verifiche che, si legge sul portale, servono a prevenire abusi o account falsi.

‘Voglio rendere la mia vita meno stressante’

L’obiettivo, ci spiega la 24enne, è però quello di dare una svolta alla propria vita. «Al momento lavoro come cuoca in Svizzera interna. Mi piace ma è molto stressante. Al giorno d’oggi si possono fare i soldi in tanti modi. Perché dovrei svegliarmi alle 4 del mattino e andare a lavorare quando invece posso avere più tempo per me e stressarmi meno?». Una scelta, ci tiene a sottolineare Ramona, «che migliorerebbe di molto la mia qualità di vita. Avrei molto più tempo da dedicare alle mie passioni e alla mia persona».

Ma non c’è un po’ paura nel lasciare un posto sicuro per un’attività senza certezze? «Certo, questo è quello che più mi trattiene. Infatti ora ho sia il mio lavoro che l’attività su OnlyFans. Ma un domani potrei provare a fare il passo, anche perché in ogni caso mi sento le spalle coperte: ho un diploma e nel mio settore, la ristorazione, c’è una grande richiesta di personale».

Il reportage

Tra abbonamenti e mance in diretta

Per capire cosa si può trovare su OnlyFans, quali sono i suoi meccanismi e le sue trappole ho deciso di diventare per alcune settimane un utente. Mi sono dato un budget limitato (30 franchi) perché, ho letto tra i vari commenti trovati in rete, è facile che oltre all’abbonamento si sia tentati da altre offerte. Incontro una certa difficoltà già nel trovare l’applicazione originale. La rete è infatti piena di app che imitano OnlyFans o che si propongono come “di sostegno agli utenti” per “sfruttare al meglio” le potenzialità della piattaforma. Per evitare errori (anche i loghi sono molto simili) decido quindi di passare attraverso il sito ufficiale.

Il primo passo? Inserire la carta di credito

L’iscrizione è semplice: nome, cognome e indirizzo mail. Poi c’è da scegliere lo pseudonimo – l’anonimato è infatti garantito – con il quale comparirò agli altri utenti. Mi viene chiesto subito di inserire le credenziali della carta di credito. Operazione che ha un costo – non si capisce perché – di qualche centesimo. Decido di non farlo, anche se capisco subito che sono davvero pochi i contenuti visibili gratuitamente. La maggior parte dei profili che mi appaiono sono di ragazze che propongono contenuti erotici e, una volta aperti, chiedono di sottoscrivere un abbonamento mensile “per vedere”. Decido quindi di pagare. Scelgo il profilo di una ragazza italiana. Non è un volto noto della pornografia o un personaggio famoso, quindi spendo meno: 13 dollari. Per seguire una “star” avrei dovuto sborsare anche il doppio. All’interno del profilo è tutto molto chiaro e all’utente viene spiegato cosa può trovare ma non… a che prezzo. Se si vogliono contenuti speciali – oltre a quelli che regolarmente vengono caricati – si deve infatti contattare direttamente la giovane creatrice digitale. Trascorro così una settimana seguendo interazioni e commenti. Ogni giorno trovo nuovi contenuti, generalmente foto erotiche, e qualche volta c’è anche una diretta. L’impressione che mi fa è quella delle tante riunioni online alle quali ci siamo abituati durante la pandemia: una persona che dirige la discussione – in questo caso spogliandosi – ma che risponde anche ai messaggi che arrivano in tempo reale. Il tutto mentre gli utenti inviano mance, in genere intorno ai 5 dollari, e vengono ringraziati in diretta.

Trenta dollari per un messaggio di auguri

Per finire il mio viaggio su OnlyFans decido di contattare la ragazza per chiedere un contenuto “speciale”. La risposta arriva quasi subito. Per un breve video di saluti o auguri, senza maglietta, ci vengono chiesti 30 dollari. La cifra supera il mio budget, quindi ringrazio ma rifiuto. Cancello poi l’iscrizione, per non dover pagare la seconda “rata” dell’abbonamento. La gestione degli abbonamenti – e delle disdette – è semplice, per permettere di cambiare di mese in mese chi seguire.

Una ‘terra franca’ tra rischi e libertà

‘Su OnlyFans si possono esprimere le proprie fantasie senza essere giudicati’

«A livello accademico c’è un bel dibattito su queste piattaforme. Gli studiosi sono divisi tra chi ne vede maggiormente gli aspetti positivi e chi quelli negativi» spiega a ‘laRegione’ la sessuologa Isabel Londoño. «Personalmente sono particolarmente aperta a tutte queste nuove forme di vivere la sessualità. Siamo nell’era digitale e non possiamo nasconderci o pretendere di rendere la rete ermetica a queste offerte». Ma quali sono i vantaggi? «Attraverso internet è più facile manifestare le proprie fantasie sessuali, sia per i creatori di contenuti che per gli utenti. C’è un po’ di anonimato e questo permette di esprimersi liberamente senza la paura di essere giudicati». Non sapere con chi si sta interagendo può essere però anche un rischio… «Certo. Bisogna essere coscienti quando si caricano contenuti di cosa si sta facendo. Il pericolo è quello di non sapere dove vanno a finire le proprie foto o video, o di pentirsene».

‘L’evasione dalla solitudine può creare dipendenza’

Tra le problematiche segnalate dalla sessuologa c’è anche la possibilità di sviluppare una dipendenza. «Le ricerche più recenti sono molto interessanti. A essere maggiormente a rischio sono infatti gli uomini oltre i 50 anni, e non i giovani. Le piattaforme possono infatti offrire un rimedio alla solitudine» afferma Londoño. «Si vede in queste applicazioni un luogo di evasione». Le persone che lavorano nell’industria erotica online «affrontano diverse sfide, sia a livello emotivo che pratico. Gestire la relazione con gli algoritmi e la necessità di mantenere un costante coinvolgimento può essere particolarmente complesso. Sono esposte a stalking, minacce di ‘outing’, violazioni della privacy e abusi specifici come la diffusione non consensuale dei contenuti, la divulgazione non autorizzata di informazioni personali e pressioni per soddisfare richieste sessuali dei clienti», conclude la sessuologa.

L’informatico: ‘Manca l’educazione per i giovani’

«OnlyFans è un esempio emblematico dei pericoli che le piattaforme di questo genere nascondono». Paolo Lezzi – esperto di sicurezza informatica – mette in guardia sui rischi che creatori di contenuti e utenti possono incontrare. Uno dei problemi maggiori, ci spiega, è quello legato all’anonimato. «Chi crea contenuti senza rivelare la sua identità si sente al sicuro. Ma può succedere che ci sia una fuga di dati. In rete la garanzia dell’anonimato non esiste». Quali le conseguenze? «Sono già capitati casi di stalking. Persone che cercano un contatto diretto una volta scoperto chi è la ragazza che seguono su queste piattaforme». Casi di questo tipo sono già successi in passato, anche se non hanno mai coinvolto OnlyFans. Uno studio dell’osservatorio Cyber, che si occupa di sicurezza informatica, evidenzia come in Italia nella prima metà del 2022 il numero di dati personali circolati sul dark web sia aumentato del 44%. Informazioni che spesso – tentati dai contenuti offerti – gli utenti condividono senza riflettere troppo. «Bisogna sempre ricordare: tutto quello che finisce in rete resterà per sempre archiviato e registrato da qualche parte».

‘Poco margine con la nuova Legge sulla protezione dei dati’

Un pericolo che si riscontra soprattutto in portali come OnlyFans. «Il meccanismo alla base è: più voglio vedere, più devo svelare chi sono. Inserendo, ad esempio, la carta di credito», spiega Lezzi. Queste piattaforme, afferma l’esperto, sono anche pericolose perché l’interazione avviene tra fruitori che non possono sapere con certezza chi è la persona con la quale si sta dialogando. «Si può facilmente trasformare in un luogo per adescare vittime, che vengono tratte in inganno e spinte a fidarsi del loro interlocutore». D’altro canto questo meccanismo offre la possibilità alle autorità di fingersi vittime per intercettare i malintenzionati. Anche se, come evidenzia Lezzi, «al momento si insegue, più che prevenire». La maggiore responsabilità nella sicurezza è infatti affidata alle aziende stesse, che però «hanno come interesse principale il fatturato, ed è normale sia così. Queste aziende sono poi spesso americane, o comunque di Paesi ove il potere d’intervento di Unione europea e Confederazione svizzera è relativo, OnlyFans è del Regno Unito e TikTok cinese. Questo riduce il potere d’intervento di Unione europea e Confederazione svizzera». Nemmeno con la nuova Legge sulla protezione dei dati che entrerà in vigore tra un anno? «Porterà un miglioramento, ma non certo un cambiamento significativo». La via più efficace in questo momento, dice Lezzi, resta quindi quella della prevenzione e dell’educazione nelle scuole. «Le nuove generazioni vedono il cellulare come un’estensione del proprio corpo. Questo porta a una parziale astrazione dalla realtà». A preoccupare l’esperto è anche l’età – sempre più bassa – che hanno i ragazzi quando ricevono il primo smartphone. «Oggi i giovani prima hanno in mano un cellulare, e poi viene spiegato loro come usarlo. Nelle scuole non si parla ancora abbastanza di postura di sicurezza, ovvero delle insidie della rete. Il margine di miglioramento è molto ampio».

L’economista

‘Il lavoro come fonte di diritti sociali è messo in discussione’

Giovani che hanno due o più impieghi. Entrate che variano di mese in mese. Assenza di garanzie in caso d’infortunio o malattia. Sono queste le condizioni a cui vanno incontro i lavoratori di domani (ma anche quelli di oggi)? «Il lavoro come fonte di diritti sociali è messo in discussione» commenta Spartaco Greppi, economista e docente alla Supsi. Un cambiamento che è favorito anche dal successo di siti come OnlyFans, che offrono ‘spazi di lavoro’ per liberi professionisti. Senza contratto e in cambio di una percentuale sul guadagno. «Stiamo vivendo una riconfigurazione dei sistemi di produzione, dove l’economia delle piattaforme gioca un ruolo fondamentale». Secondo gli ultimi studi ci sono tra le 100mila e le 150mila persone in Svizzera che ricavano un’entrata – magari anche quella principale – attraverso questo tipo di attività lavorativa. «È un mondo molto composito e ancora difficilmente definibile per quanto riguarda fatturato e persone occupate», afferma Greppi.

«Le piattaforme hanno infatti diverse modalità per estrarre valore dalla società. Oltre ai servizi offerti, come la possibilità di affittare un’abitazione o vendere contenuti, sono infatti in possesso delle informazioni che gli utenti lasciano, magari anche inconsapevolmente, in rete. Dati che queste aziende poi rivendono». Ma come sta reagendo l’economia ‘classica’ all’avanzata di queste aziende digitali? «Si sta omologando. I metodi di lavoro delle piattaforme vengono sempre di più adottati anche da altre aziende, soprattutto quelle grandi. Penso ad esempio alla tendenza che vede derogare a ditte esterne molti servizi».

‘La discontinuità delle entrate, un problema per società e individuo’

A preoccupare chi osserva il mondo del lavoro è soprattutto la discontinuità di guadagno che le piattaforme come OnlyFans offrono ai loro collaboratori. «Non c’è garanzia sulle entrate. È un aspetto che influenza le prestazioni sociali nel nostro Paese, che dipendono proprio dal lavoro e dal reddito. Penso ad esempio all’Avs» sostiene l’economista. Un problema che riguarda sia la società che i singoli lavoratori: «Ci possono essere mesi che vanno bene e si hanno guadagni ben oltre le aspettative» dice Greppi, riferendosi al caso di Ramona. «Bisogna però sapersi gestire e mettere in conto che potrebbero arrivare periodi difficili». Il problema, spiega l’economista, «è dato anche dalle spese che una persona deve sostenere ogni mese. Come l’affitto, la cassa malati o l’abbonamento del cellulare. Le fluttuazioni del reddito sono infatti difficili da affrontare su un periodo di soli 30 giorni». Una problematica che i lavoratori di questo settore hanno conosciuto molto bene durante la pandemia. «Gli indipendenti non hanno avuto accesso all’indennità perdita di guadagno come i lavoratori salariati, anche se le loro entrate si sono bloccate completamente. Penso a chi lavora mettendo a disposizione i propri immobili su Airbnb, quindi nel settore turistico». Questo perché, ci dice Greppi, le perdite di guadagno per gli indipendenti sono state calcolate sulla dichiarazione del reddito fiscale degli anni precedenti. Una cifra «alterata verso il basso da tutta una serie di spese che fiscalmente si possono detrarre e quindi che non figurano». Ad esempio? «Gli investimenti per il materiale, che non sono riconosciuti dall’Ipg. La perdita di guadagno riconosciuta è quindi molto più bassa. Perché copre un reddito fiscalmente molto inferiore».

‘Il gratis non esiste, è pagato da qualcun altro’

Al mondo delle piattaforme si lega anche il concetto “la gratuità si paga”, che ha dato il titolo a un recente studio realizzato da Greppi insieme al collega economista Christian Marazzi e al sociologo Samuele Cavalli. «Dobbiamo essere consapevoli che quando sentiamo parlare di ‘gratis’ c’è in realtà qualcuno che sta offrendo una prestazione senza ricevere un compenso. In altre parole: è un servizio pagato, magari anche inconsapevolmente, da chi lo offre».

Per Greppi un esempio legato alle piattaforme è proprio quello della condivisione dei dati. «Le nostre informazioni che carichiamo in rete sono offerte gratuitamente e capitalizzate. Spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto».