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Criminalità digitale, cifre in sensibile aumento

Dai reati economici alle cibertruffe, dai ciberdelitti sessuali alle ciberlesioni e al darknet: nel nostro cantone più di un caso al giorno

Carta di credito prese all’amo
(Depositphotos)
25 ottobre 2024
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Nuove o vecchie truffe, resta il fatto che, comunque le chiamiamo, il variegato mondo delle frodi, spesso e volentieri, approda anche nella Confederazione e in Ticino. E se, in alcuni casi, vengono scoperchiate e bloccate, in altri, seppur fra tanti interrogativi, continuano a operare e, nel contempo, a macinare denaro e associati.

Parliamo di società ed enti, fondazioni o semplici gruppi in grado di catalizzare attenzione e miraggio di ricchezza. Una di queste è la Im Mastery Academy su cui la Radiotelevisione svizzera romanda ha fatto, recentemente, un ampio servizio di approfondimento intitolato ‘Le derive settarie di una accademia di criptomonete che recluta anche in Svizzera’. Secondo l’inchiesta, l’accademia propone dei corsi online promettendo dei guadagni consistenti (anche 10mila dollari al mese). Dietro, però, a queste promesse, vi sarebbe, come evidenziato, “un’azienda dai metodi quantomeno dubbiosi”. La loro organizzazione, in generale, porta a pensare alle note catene di Sant’Antonio: la richiesta di un’affiliazione, l’impegno di seguire alcuni corsi interni a pagamento, il patto di un rendiconto economico non prima di aver assoldato altri iscritti e dunque altre iscrizioni, altri corsi eccetera. Tutto fila, se non un ‘particolare’: i salvadanai rimangono vuoti, anzi spesso si va in perdita.

Fenomeno monitorato

Ma in Ticino? «Senza entrare nel merito del servizio – ci risponde la Polizia cantonale – siamo a conoscenza del fenomeno. Finora però non sono stati segnalati casi relativi a questo tipo di truffa». Ciò non significa che non ci si attivi: «I reati legati alla cibercriminalità, in particolare le varie tipologie di truffe (ad es. le Bec, Business Email Compromise), sono oggetto di approfondimenti e di analisi e, nel limite dell’attività, pure di monitoraggio». In questo senso, «da un paio d’anni sulla statistica criminale sia a livello nazionale sia a livello cantonale vi è una specifica tabella che fa stato dei reati di criminalità digitale» evidenzia il Servizio stampa. Sono svariate le voci che fanno parte, sempre di più, di questa statistica: dalla cibercriminalità economica (294 reati nel 2023, in aumento rispetto al 2022 quando erano stati 287) alla cibertruffa (206, stabili), dai ciberdelitti sessuali (86, in aumento) alla ciberlesione della reputazione e pratiche sleali (27, +9 in un anno) al darknet (1), per un totale di 408 casi (nel 2022 erano stati 381).

A tenere banco, vi è il phishing, ovvero quel tipo di attacco informatico che consiste nell’inviare e-mail malevole scritte appositamente con lo scopo di spingere le vittime a cadere nella trappola dei cibercriminali. Spesso lo scopo è di portare gli utenti a rivelare informazioni bancarie, credenziali di accesso o altri dati sensibili.

Truffe internazionali

In Ticino, «le truffe via internet maggiormente conosciute – raccogliamo ancora i dati della Polizia cantonale – sono solitamente truffe a carattere internazionale, dove gli autori e le autrici si trovano all’estero e via internet colpiscono anche vittime residenti in Svizzera. Le modalità messe in atto da truffatori e truffatrici sono variegate: le più comuni sono riconducibili alle truffe sugli investimenti online e alle truffe dell’anticipo, che fanno leva sull’attrazione per il guadagno facile o apparentemente privo di rischi. Si tratta di proposte d’investimento oltremodo allettanti e provenienti da sconosciuti che ostentano importanti prospettive di reddito a corto termine. Questo genere di approccio induce false speranze, alimenta l’avidità e l’impulsività nella vittima. Tali opportunità, provenienti da sedicenti maghi della finanza o da presunti strateghi delle criptovalute, non sono infatti mai realistiche e, in genere, sfociano nella scomparsa degli interlocutori non appena l’investitore dichiara di non avere più soldi da spendere o chiede che gli venga versata almeno una parte degli asseriti guadagni, che si rivelano formidabili solo sulla carta».

Le potenziali vittime, come abbiamo avuto modo di vedere anche recentemente, sono spesso persone anziane oppure persone inesperte in questo genere di investimenti, mentre i raggiri avvengono attraverso svariati canali: piattaforme online, posta elettronica, social media, siti di compravendita: «Come Polizia cantonale possiamo fornire i seguenti consigli per non incorrere in sgradite sorprese: mai investire con persone sconosciute. Alla base di un investimento c’è la fiducia che si ripone verso la persona e/o la società a cui si affida il denaro. Conversazioni anche prolungate su internet con sconosciuti non costituiscono un tipo di conoscenza sufficiente per giustificare questa fiducia. Tenere in considerazione che i truffatori e le truffatrici fanno leva su possibili punti di debolezza quali l’eccessiva fiducia, l’effetto ‘gregge’ (fidarsi del giudizio della folla), il rimpianto (la paura di perdere un’occasione unica), l’avidità e l’impulsività. Prima di effettuare un qualsiasi investimento è bene confrontarsi con parenti o amici e meglio se con persone dedite professionalmente agli investimenti. Essere coscienti che un investimento con la prospettiva di un alto guadagno corrisponde sempre ad un investimento ad alto rischio di perdita. Non esistono investimenti sicuri con alti profitti. Non fornire mai dati sensibili quali numeri di conto, password, copie di documenti d’identità o qualsiasi informazione a persone sconosciute. Questi dati sensibili verranno certamente utilizzati da truffatori e truffatrici per raggiungere i loro scopi criminali. Le password servono ai criminali per accedere ai computer delle vittime, introdurre dei programmi malefici o scaricare ulteriori informazioni da riutilizzare per nuove e più ingegnose truffe. Infine, in caso di dubbio o per segnalare un caso rivolgersi alla Polizia cantonale».

La testimonianza

‘Entra che diventerai ricco molto in fretta’

Marco abita in Ticino, in un comune periferico. È un giovane studente. Pochi grilli per la testa, ma non per questo non felice di svagarsi, soprattutto la sera, con i propri amici., un po’ di musica in un locale, un drink, soprattutto due risate in compagnia. Per questo poter contare su del ‘pocket money’ aiuta ad alleggerire la troppa dipendenza economica da mamma e papà. Se poi la speranza, e la (falsa) promessa, è quella di poter diventare ricco prima della laurea, e beh, abboccare è facilissimo anche per le nuove generazioni, più avvezze dei boomer agli ami lanciati nel web.

È bastata così una telefonata di un vecchio compagno di squadra, quando ancora giocava a calcio negli allievi, per aprirgli un mondo tanto allettante quanto pericoloso: “Entra nel gruppo, vedrai è facile, basta poco, io oggi guadagno anche 8mila franchi al mese! Io impegno il tempo soprattutto la sera, dopo la scuola e lo studio, magari rubo un po’ al sonno, ma il ritorno finanziario mi ripaga”. Meno sonno, più soldi.

“Caspita” pensa Marco. Così accetta di partecipare a una call di spiegazione di quella che si presenta come una rete eterogenea di esperti di marketing, consulenti, creativi e strateghi. Questi professionisti, provenienti da ogni parte del mondo, condividono una passione comune per l’innovazione e l’efficacia nel campo del marketing. L’intento è quello di interagire fra membri, scambiare idee e supportarsi reciprocamente, creando sinergie che vanno oltre i confini generazionali (ma sono soprattutto giovanissimi) e geografici.

Fra un ‘dire’ e un ‘fare’

“Sì, ma in concreto?”. La parlantina è sciolta e coinvolgente, ma fra un ‘dire’ e un ‘fare’, Marco continua a non afferrare il punto. Certo ha capito che dovrà investire soldi, che dovrà partecipare (a suo costo) a dei seminari, webinar, workshop e sessioni di mentoring, che dovrà contattare altre persone così da allargare la cerchia dei membri. Ma ancora non riesce a capire come e quanto dovrà impegnarsi per raggiungere quelle migliaia di franchi di ‘stipendio’ ventilato.

La risposta è un continuo utilizzo di parole quali business, comunicazione, marketing, finanza e imprenditoria. I convegni, di cui vi è più di un esempio nei social media, paiono congressi di politica all’americana, tutti a inneggiare il relatore, tutti gonfi di euforia ed entusiasmo, e dall’applauso facile per i numerosi slogan sulla ‘gioia’ del lavoro online e offline... ottimizzando così, dicono loro, produttività e creatività.

Marco fa due conti. Meglio, per ora, la paghetta. Qui c’è odore di bruciato.