Alla Mota tagliati i nastri necessari per il trasporto in elicottero verso il cantiere d'ampliamento della Capanna Borgna, sulla Via Alta della Verzasca
I sacchi per il trasporto di materiale in elicottero sabotati tagliando i nastri necessari per agganciarli al velivolo. Ergo, costi per la sostituzione dei sacchi per il travaso della sabbia, voli a vuoto per mancanza di materiale per il lavoro, ma soprattutto tanta amarezza per quello che viene definito «un vandalismo messo in atto con grande cattiveria contro chi, come noi, da anni presta il proprio contributo volontario per la valorizzazione del territorio e per tramandare ai posteri i reperti storici dell’era della transumanza».
È quanto capitato alla Società escursionistica verzaschese (Sev) nell’ambito dei lavori di ampliamento della Capanna Borgna. Tredici sacchi di sabbia (Heli-bag) di alcuni quintali l’uno erano stati depositati al posteggio della Mota, lungo la strada forestale consortile dei Monti Motti e della Gana di Cugnasco. Da lì, un elicottero li avrebbe dovuti trasportare fino al cantiere, lungo la Via Alta della Verzasca. In attesa del materiale c’erano i giovani volontari della Sev operativi sotto la guida di Luciano Tenconi e Mattia Soldati. Constatato il misfatto, la Sev altro non ha potuto fare se non rivolgersi alla polizia e sporgere denuncia penale contro ignoti.
Per Gianbeato Vetterli, responsabile del finanziamento progetti in seno alla Società escursionistica verzaschese, il vandalismo subìto è «una ferita aperta che brucia non tanto per l’entità del danno in sè, ma per la mentalità che lo ha mosso, in totale spregio dell’impegno speso nel volontariato all’interno del sodalizio».
Inquadrarlo, questo impegno, significa dover tornare alle linee guida della Sev, tracciate dal momento in cui, una quarantina di anni fa, unitamente alla volontà di far conoscere le montagne verzaschesi (scopo poi perseguito tramite un ricco programma di gite e trekking anche fuori dalla valle) si è iniziato a costruire capanne per avvicinare le cime al fondovalle.
«Gli intenti sono stati chiari fin dall’inizio e mai contraddetti – sottolinea Vetterli per fare un po’ di storia –: non avremmo mai costruito nuovi stabili ma solo riattato vecchi stabili alpestri abbandonati, anche per salvarli da sicura caduta e mantenerli per le prossime generazioni quali reperti dell’antica era della transumanza; non avremmo fatto debiti, fermando i lavori se non c’erano soldi e ripartendo appena ne avessimo nuovamente disponibili; avremmo sempre mantenuto l’architettura rurale del luogo, ma dando a tutte un tocco particolare comunque utilizzando tutti i vecchi materiali presenti sul posto dai muri in sasso, carpenterie in larice e tetti in piode. Inoltre, le capanne non avrebbero avuto un guardiano fisso, perché in queste semplici strutture “wilderness” non c’è il potenziale per un’attività primaria; e in ogni caso tutti i lavori di costruzione e di manutenzione, nonché la copertura temporanea da parte di un guardiano, dovevano essere su base di puro volontariato».
Stabilito questo, prosegue, «si era pensato di mettere in rete le capanne creando la nostra “collana di perle”. Era così nata la Via Alta della Verzasca, accreditataci come prima via di trekking di più giorni di tutto l’arco alpino». Erano state realizzate le capanne Cognora, Barone, Efra, poi Borgna e, appunto, la Via Alta per metterle in rete. «Ma mancava un tassello e abbiamo realizzato Cornavosa – ricorda Gianbeato Vetterli –, riattando tutto il nucleo, costituito da ben 7 stabili. In seguito abbiamo valorizzato maggiormente le prime 3 capanne (quindi Barone, Cognora ed Efra) adattandole alle maggiori aspettative di escursionisti e alpinisti, aumentando gli spazi di soggiorno e di dormitorio, con elettricità, acqua calda per le docce (con collettori solari), accessibilità telefonica e altri piccoli interventi. Ora stiamo chiudendo con la realizzazione di “Borgna 2”». Ovverosia l’ampliamento della capanna e la riqualifica degli stabili dell’Alpe Borgna.
Borgna disponeva solo di una doccia artigianale poco efficiente, di servizi igienici e di spazi di soggiorno e deposito sacchi divenuti troppo esigui per il crescente aumento di passanti e per le loro aspettative. La sua ristrutturazione era perciò considerata impellente «anche perché – nota Vetterli – è la nostra capanna con il maggior numero di passaggi e il maggior numero di accessi (dalla Gana di Cugnasco, da Mornera e dalle valli di Gorduno, di Moleno e della Porta) oltre che di alcune possibilità supplementari di svago sulle vicine vie d’arrampicata». Il progetto in corso di realizzazione prevede che, come in Cornavosa, tutti gli stabili riattati diventeranno parte integrante della nuova Capanna Borgna.
Non solo, l’opera di volontariato della Sev si estende all’aiuto di diverse iniziative in valle, fino alla realizzazione dell’importante e frequentatissimo centro “Boulder” (arrampicata) per i giovani a Riazzino.