Sempre più Cantoni rinunciano. In Ticino è congelato e a breve arriverà una decisione. De Rosa: ‘Personalmente ho sempre espresso un certo scetticismo’
Le blacklist per i morosi di cassa malati piacciono sempre meno ai Cantoni. Anche Lucerna, è notizia delle scorse settimane, sta andando verso l’abolizione del controverso strumento che permette di segnalare chi non paga la cassa malati e negargli così tutte le cure a eccezione di quelle urgenti. Dalla sua definitiva approvazione, avvenuta nel dicembre del 2021 e accompagnata da forti polemiche, la possibilità facoltativa di ricorrere alle blacklist è in realtà stata sfruttata da pochi cantoni. Alcuni dei quali nel frattempo vi hanno rinunciato dopo aver osservato che l’obiettivo principale, ovvero spingere più persone a pagare i premi così da non far ricadere i costi sulla collettività, non era stato raggiunto. Anzi, si era creato un ulteriore onere amministrativo. È il caso, ad esempio, di Sciaffusa e dei Grigioni.
E in Ticino? Nel nostro cantone lo strumento delle blacklist è stato ‘congelato’ con l’arrivo della pandemia. Il Consiglio di Stato aveva poi deciso di prolungare la sospensione in attesa di conoscere le proposte di un gruppo di lavoro misto Cantone-Comuni. E sempre dopo un confronto con i Comuni arriverà una decisione sul suo futuro. È infatti terminata a fine giugno una consultazione che chiedeva alle autorità comunali di dire la loro anche su questo strumento, oltre che sulla nuova procedura per gli assicurati morosi nel settore LaMal, segnatamente l’obbligo di rispondere alle convocazioni comunali. I risultati, fa sapere il Dipartimento sanità e socialità – sono al momento in fase di analisi e la loro presentazione è prevista entro la fine di quest’anno. «Personalmente ho sempre espresso un certo scetticismo sullo strumento della blacklist – aggiunge interpellato da ‘laRegione’ il consigliere di Stato Raffaele De Rosa –. Ciò detto, insieme ai Comuni e ad altri partner, abbiamo già messo in pratica misure di prevenzione, di comunicazione e di miglioramento nelle procedure che riguardano gli assicurati morosi. Oltre a queste azioni, non rimangono più molti margini di intervento e occorre pertanto valutare bene pro e contro. È proprio per questo che abbiamo posto in consultazione i due strumenti, riconducibili allo stesso obiettivo: evitare che ci sia chi, pur potendoselo permettere, non paga i premi di cassa malati. Ricordo che questi costi ricadono poi su tutta la collettività – osserva ancora il direttore del Dss –. I risultati della consultazione ci saranno quindi molto utili per recepire le valutazioni dei Comuni e, di conseguenza, decidere quale impostazione adottare per il futuro».
«La nostra speranza è che vengano definitivamente cancellate», dichiara Dante Balbo, direttore di Caritas Ticino. «Anche perché, oltre a essere uno strumento che spesso punisce le fasce più fragili della popolazione, si sono rivelate inutili. Non vedo davvero un motivo per il quale lo strumento delle blacklist debba essere riattivato». Balbo insiste su un punto «a essere penalizzate sarebbero soprattutto le persone in difficoltà. Le liste sono collegata al fatto che la gente non si presenta in Comune. Il problema – spiega il direttore di Caritas Ticino – è che le persone con una situazione precaria sono intimorite da una convocazione del genere. Hanno paura che possa arrivare una comunicazione negativa e quindi non si presentano. Rischiano quindi di trovarsi in una blacklist senza nemmeno saperlo».
Un esempio per far capire il disagio di certe situazioni: «Ci sono signore che ci dicono di non rispondere perché temono di vedersi portare via i figli. Si tratta quindi di casi molto delicati, situazioni che vanno valutate nel giusto modo».
Un no convinto allo ‘scongelamento’ delle blacklist arriva anche dal presidente dell’Ordine cantonale dei medici (Ocmt) Franco Denti: «È uno strumento discriminatorio che non serve a nulla. Si tratta semplicemente di un paraocchi che non fa vedere quelli che sono i veri problemi. I pazienti morosi – continua Denti – hanno spesso diversi altri precetti esecutivi a loro carico, è quindi inutile cercare di risolvere la situazione in questo modo». Sarebbe invece da preferire, secondo il presidente dell’Ocmt, «la prevenzione dell’indebitamento delle persone attraverso i servizi comunali di sostegno».