Secondo un sondaggio di Axa a frenare la popolarità dell'e-car sono soprattutto motivazioni pratiche legate in particolare alla ricarica e all'autonomia
Coloro che accarezzano l'idea di comprare un'auto elettrica sono in netto calo in Svizzera: il 23% delle persone interpellate nell'ambito di un sondaggio dichiara di voler acquistare un'e-car quando cambierà la vettura, una quota in forte contrazione rispetto al 34% determinato in un analogo rilevamento del 2023.
Oltre la metà si orienterà verso un mezzo a benzina, emerge dall'ultimo barometro della mobilità dell'assicuratore Axa, elaborato in collaborazione con l'Istituto di ricerca Sotomo che nel mese di aprile ha interpellato 1’800 persone nella Svizzera tedesca e in Romandia. L'atteggiamento generale rimane però positivo rispetto al veicolo alimentato con la corrente: circa il 60% della popolazione si dice possibilista sull'acquisto di tali mezzi, mentre solo per un quarto degli intervistati l'opzione è totalmente esclusa.
"Il calo di popolarità dell'e-car sembra quindi più legato a difficoltà pratiche che non al montare di un rifiuto di ordine ideologico", afferma il direttore di Sotomo Michael Hermann, citato in un comunicato. Circa la metà degli interpellati afferma che si dovranno necessariamente migliorare l'autonomia, la disponibilità dei punti di rifornimento e i prezzi: secondo l'esperto ciò significa che la mobilità elettrica ha un grande potenziale inespresso.
I problemi cominciano però già con il mercato dell'usato: se attualmente il 45% delle vetture in circolazione con motore a combustione è stato acquistato di seconda mano, per le elettriche il dato si ferma al 9%. Fra gli stessi potenziali acquirenti di vetture elettriche sono numerosi gli scettici sull'usato: la riserva di gran lunga più diffusa riguarda la batteria. Il 68% esprime infatti perplessità sulla durata e sulla qualità degli accumulatori; seguono la difficoltà di valutare le condizioni del veicolo (38%), remore nei confronti delle novità tecnologiche (27%) e una scelta più ridotta di modelli (24%).
Da qualche tempo, tuttavia, prima dell'acquisto di un veicolo d'occasione è possibile richiedere una certificazione che attesta le condizioni reali della batteria, indipendentemente dal costruttore. Si tratta di un servizio, attualmente ancora piuttosto sconosciuto, che aiuterebbe parecchie persone a superare le riserve, sostiene Axa.
Un'infrastruttura di ricarica adeguata è essenziale: ben pochi riescono infatti a immaginare di possedere un veicolo a corrente se a casa non dispongono almeno di una possibilità di ricarica. Ma qui esiste una differenza fondamentale fra chi abita in un'abitazione propria e gli inquilini: questi ultimi infatti attualmente non possono installare una stazione di ricarica senza il consenso del proprietario. Inoltre gli appartamenti in affitto, a differenza delle case di proprietà, in genere dispongono più raramente di parcheggi adatti allo scopo. Di conseguenza solo il 3% dei nuclei familiari in affitto possiede almeno un'e-car, mentre il dato sale al 14% per chi vive in casa propria; anche le previsioni di acquisto di un mezzo elettrico risultano più rare fra i locatari.
Né si deve dimenticare l'importanza delle stazioni di ricarica pubbliche che, a quanto pare, lasciano ancora parecchio a desiderare per facilità di impiego: è quello che sostiene il 53% di chi ha un'auto elettrica.
Appare chiara invece la soddisfazione di chi ha avuto il coraggio di cambiare: l'80% dei proprietari di e-car intende confermare la propria scelta al successivo acquisto. Chi l'ha già provata, apprezza il piacere di guida e il comfort di marcia di una vettura elettrica molto più di chi non si sia mai messo alla guida di un mezzo di questo tipo.
Serve un sostegno dello Stato? A questo proposito i pareri divergono. "Il 42% dei cittadini auspica maggiori incentivi finanziari per la mobilità elettrica da parte del governo, ma a questi fa da contraltare un terzo degli intervistati, che invece chiede minore sostegno", spiega Hermann. L'appoggio più convinto è quello per il finanziamento delle stazioni di ricarica private, che raccoglie il 43% dei consensi. Incontrano un discreto favore (29%) anche le sovvenzioni all'acquisto.
Un terzo degli intervistati vede le auto elettriche più che altro come uno status symbol, esattamente come un altro terzo associa tale caratteristica alle motorizzazioni convenzionali. Le auto elettriche non godono di alcun vantaggio di immagine rispetto a quelle tradizionali: da questo punto di vista gli intervistati giudicano le due tipologie di trazione molto simili. Circa il 60% valuta positivamente l'immagine di auto elettriche e a combustione interna. "Nonostante l'infuriare del dibattito sul clima, per gli svizzeri le auto con motore a combustione non rappresentano il male assoluto", commenta Hermann.
Per chi ha acquistato un'auto elettrica tuttavia la motivazione principale è di stampo ecologico: l’83% dichiara infatti che la propria scelta è stata dettata, fra l'altro, dalla volontà di contribuire alla tutela dell'ambiente. Anche chi pensa di passare all'elettrico alla prima occasione cita la protezione dell'ambiente come ragione principale. Al contrario, chi propende per una vettura tradizionale considera più frequentemente costi (69% rispetto al 54%), comfort (58% rispetto al 47%), marchio (44% rispetto al 25%) e dimensioni (31% rispetto 24%).
La predilezione del consumatore svizzero per le case automobilistiche tedesche resta una costante: la Germania si conferma al vertice delle preferenze, tanto per le auto elettriche quanto per quelle tradizionali. Dichiara di essere orientato verso marchi tedeschi l'82% dei futuri acquirenti di auto elettriche, mentre i "filogermanici" tra quanti cercano una vettura con motore a combustione interna si attestano al 79%.
Nel complesso la Cina è di gran lunga il produttore di auto elettriche meno apprezzato. Solo il 17% degli aspiranti acquirenti ritiene di potersi orientare verso un modello cinese. Le motivazioni di questo atteggiamento hanno generalmente poco a che fare con la tecnologia automobilistica, poiché le più citate sono il disaccordo con le politiche del governo (43%), le condizioni di lavoro poco dignitose (38%) e una produzione poco attenta alle conseguenze ambientali (32%).