In due prati a Giubiasco e Bellinzona l'erba viene brucata invece che sfalciata. Il progetto pilota ‘Transumanza urbana’ mira pure a combattere le neofite
Un prato con alcune pecore che brucano tranquillamente l’erba. E fino a qua nulla di strano. Tuttavia non stiamo parlando di un’area verde in campagna o di un pascolo in altura, bensì di un quartiere residenziale di Giubiasco: da circa metà agosto gli animali gestiti dalla pastora Lara Di Virgilio, assieme al biologo Ivan Sasu, si trovano accanto al parco Bonasco, in zona Palasio, su un terreno comunale, dove rimarranno per circa un mese. Si tratta del progetto pilota, promosso dalla Città di Bellinzona con il sostegno del Cantone, denominato ‘Transumanza urbana’ che permette di gestire aree verdi senza l’utilizzo di macchinari, ma, appunto, di pecore che si sostituiscono ai tagliaerba. «Vogliamo capire se questo metodo alternativo possa sostituire gli sfalci e se le pecore possano aiutare a combattere le neofite invasive, favorendo così la biodiversità, la cui promozione è uno degli obiettivi della Città», spiega a ‘laRegione’ Nicola Sartori, responsabile Servizio del verde urbano per il Comune, che abbiamo incontrato direttamente sul posto.
L’iniziativa non è limitata a Giubiasco: altre pecore sono infatti già presenti da inizio estate a Bellinzona, nel prato di fronte alla sede di Gioventù e Sport e a Claro nei pressi del monastero. «Alla fine dell’anno stileremo un bilancio del progetto, valutando se può essere poi riproposto in futuro». Un bilancio che in ogni caso al momento sembra essere positivo per tutti gli attori coinvolti: le pecore stanno bene e sembrerebbe che stiano svolgendo egregiamente il loro ‘lavoro’ di giardinieri.
Quando la pastora arriva sul posto a Giubiasco le pecore la riconoscono immediatamente: anche se fa parecchio caldo, escono dal loro ‘rifugio’ ombreggiato al centro del prato e si dirigono entusiaste verso di lei. «Il mio compito principale è quello di garantire il benessere degli animali», premette Lara Di Virgilio. Un compito non scontato in un contesto urbano con molti passanti e curiosi, rumori, senza dimenticare i numerosi cani che passeggiano regolarmente nelle loro vicinanze. «Ora le pecore si sono abituate, anche se quella più anziana del gruppo ha fatto un po’ più fatica. Tendiamo quindi a coinvolgere animali giovani che riescono ad adattarsi più in fretta. In ogni caso adesso stanno bene», assicura la pastora che con la sua attività (Fraia) al momento gestisce 7 gruppi di pecore: tre sul territorio di Bellinzona e gli altri in Riviera, dove si concentrano in particolare sulla lotta alle neofite invasive (come il Poligono del Giappone a Osogna), in collaborazione anche con il Cantone.
Tornando al contesto urbano «l’obiettivo è proporre una gestione diversa del verde», precisa Di Virgilio. «Non ci si deve aspettare un prato come quelli che vengono sfalciati con le macchine: le pecore hanno i loro tempi e brucano solo la vegetazione che piace loro, lasciando crescere le altre piante. E questa ‘lentezza’ permette sia agli animali, sia alla popolazione (che non deve quindi aspettarsi un prato inglese) di abituarsi». Popolazione che a Giubiasco sembrerebbe aver accolto con favore l’arrivo di questi nuovi residenti temporanei: «Abbiamo riscontrato una reazione molto positiva da parte di tutto il quartiere: già quando siamo arrivati qui a piedi abbiamo notato molto entusiasmo, e diversi vicini si sono presentati offrendo anche il loro aiuto in caso di necessità». Un comportamento assolutamente non scontato che ovviamente fa molto piacere e dà fiducia ai promotori dell’iniziativa. «Se la Città lo riterrà opportuno, da parte nostra c’è assolutamente la disponibilità di riproporre questa iniziativa anche in futuro».
Una volta mangiata tutta l’erba del sedime di Giubiasco (impiegano circa tre settimane), le pecore si sposteranno altrove, per poi però tornare quando sarà ricresciuta la vegetazione. A Bellinzona, invece, il sedime dove si trovano è diviso in due settori: quando hanno finito di brucare in uno si spostano nell’altro, permettendo la ricrescita dell’erba in quello precedente, dove poi torneranno. Un metodo ‘naturale’ che «favorisce la biodiversità», sottolinea Ivan Sasu. Infatti, «le lame tagliano l’erba in modo rapido e omogeneo, ma hanno anche un impatto importante ad esempio sugli insetti. Le pecore con un approccio più lento e meno invasivo favoriscono invece la sopravvivenza di questi ultimi». Biodiversità che «è sempre più minacciata: l’urbanizzazione e un’utilizzazione intensiva del suolo hanno gradualmente eroso l’ambiente naturale. Con questo progetto vogliamo, nel nostro piccolo, riportare degli spazi seminaturali nei centri abitati, dove è importante non rendere tutte le aree verdi omogenee». È anche una questione di mentalità: «Siamo abituati a vedere prati sempre perfetti, che vengono tagliati regolarmente. Ma va ricordato che non è strettamente necessario», rileva il biologo, precisando che l’iniziativa in questione mira proprio anche a sensibilizzare su questa tematica. Prati gestiti in maniera estensiva resistono anche meglio alla siccità e ai cambiamenti climatici. Non da ultimo «le pecore possono anche combattere la diffusione delle neofite invasive, che se non gestite correttamente generano anche monocolture che a loro volta minacciano la biodiversità».
Ma in generale come vengono gestite le aree verdi sul territorio comunale? «Anche la Città di Bellinzona ha quale obiettivo quello di favorire la biodiversità in un contesto urbano», sottolinea Sartori. «Ad esempio gestendo dei prati in modo estensivo, ovvero con pochi sfalci all’anno (al massimo tre). In altre aree, invece, l’erba viene tagliata molto più spesso: ad esempio in luoghi molto frequentati come piazza Grande a Giubiasco o dove si svolgono manifestazioni. Altre aree vengono gestite sia con tagli estensivi, sia intensivi: in un prato ci può ad esempio essere una zona con l’erba tagliata regolarmente e un’altra dove viene lasciata crescere. Anche alcune aiuole accanto alle strade vengono lasciate crescere un po’ di più, ovviamente facendo sì che non intralcino pedoni, ciclisti o automobilisti». Per quanto riguarda il progetto pilota ‘Transumanza urbana’ «abbiamo messo a disposizione prati che vengono già gestiti in modo estensivo, sostituendo gli sfalci con le pecore che brucano l’erba». Come detto, alla fine dell’anno si valuterà se i benefici a favore di biodiversità, popolazione e animali saranno tali da permettere di proseguire anche in futuro con questa iniziativa.