I due imputati, un 64enne del Mendrisiotto e un 50enne del Luganese, durante la pandemia si sono intascati impropriamente 1,5 milioni di franchi
Torna in aula la più grande truffa Covid registrata in Ticino. Anzi, no. I due imputati oggi non si sono presentati di fronte alla Corte di appello e di revisione penale presieduta da Giovanna Roggero Will – giudici a latere: Chiarella Rei-Ferrari e Matteo Tavian –, nonostante la loro presenza fosse obbligatoria.
Nel 2021 in prima istanza alla Corte delle Assise criminali di Lugano, un medico-dentista 50enne del Luganese e un imprenditore 64enne del Mendrisiotto, erano stati condannati a una pena di 3 anni e 4 mesi e rispettivamente 4 anni per i reati di ripetuta truffa, falsità in documenti. Durante il periodo pandemico i due imputati avevano ingannato lo Stato incassando, attraverso le loro società luganesi, un milione e mezzo di franchi nell’ambito della richiesta di crediti previsti dalla Confederazione per la pandemia.
La giudice Roggero-Will, stizzita, durante il breve procedimento penale ha sottolineato che «gli avvocati possono dire quello che vogliono, ma gli imputati oggi dovevano presentarsi in aula». I due difensori Costantino Castelli e Davide Fagetti non hanno presentato in tempo delle motivazioni valide per l’assenza dei loro assistiti. Solo Castelli ha inoltrato ieri alla Corte dei documenti che non sarebbero comunque serviti dato l’obbligo di presenza.
Da come è emerso in aula, il ricorso è stato fatto dal procuratore pubblico Daniele Galliano che alle Assise criminali, aveva proposto una pena di 5 anni di carcere, a quella che era stata definita la «mente del raggiro», l'imprenditore del Mendrisiotto, e 4 anni per il medico-dentista, più l'espulsione dalla Svizzera per entrambi. Siccome è stato il pp a fare ricorso, i due imputati dovevano essere presenti in aula, ma invece erano uno all’estero e l’altro in Svizzera tedesca. La Corte si riunirà dopo le ferie giudiziarie per ridiscutere dei fatti.