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Beni culturali, a Chiasso il Cinema Teatro diventa un ‘caso’

Il Municipio lo vuole tutelare a livello cantonale. Ma per il Dipartimento del territorio basta una salvaguardia locale

‘Un esempio unico’
(Ti-Press)
19 luglio 2024
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Per Chiasso è come avere fra le mani una ‘mappa del tesoro’. Una carta che segna, un punto dopo l’altro, tutti gli edifici e le testimonianze meritevoli di attenzione. Riletto il territorio, se ne sono censiti 320. E alcuni stanno davvero a cuore al Municipio. Tanto da essere deciso, forte della nuova variante di Piano regolatore, a tenere le posizioni; anche davanti al Consiglio di Stato. L’autorità cittadina non intende, di sicuro, indietreggiare, di fronte alla tutela rivendicata per il Cinema Teatro, che vorrebbe vedere iscritto fra i Beni culturali a valenza cantonale. Una richiesta che Dipartimento del territorio (Dt) e Cantone non vogliono, invece, assecondare. Giusto salvaguardare il Cineteatro, si fa capire, ma sul piano locale. Come andrà a finire questa ‘querelle’? La possibilità che si possa approdare davanti ai giudici non è così peregrina. Del resto, a livello comunale a suo tempo ci si è già battuti per riconquistare il diritto ad avere un teatro – bocciando un referendum –; quindi si è pronti al confronto.

Variante di Pr, Dt favorevole

Ci sono voluti sei anni per analizzare la storia e l’evoluzione urbanistica e architettonica comunale e selezionare così il patrimonio storico e culturale della cittadina: il mandato ai pianificatori (Galfetti e Pedrina) risale, infatti, all’aprile del 2018. Sino al poderoso dossier che, alla fine del 2021, è stato messo in consultazione e reso accessibile alla cittadinanza. E in effetti, il primo a riconoscere l’impegno e il lavoro svolto – “apprezzato e valutato positivamente” – è proprio il Dt. Dipartimento che, nel suo esame preliminare, ha confermato, sul piano locale, la bontà della lista presentata dall’Esecutivo, che include i beni culturali oggi protetti e quelli per cui andrebbe prevista una tutela: dalla chiesa parrocchiale alla biblioteca, dall’edificio per emigranti ‘Opera Bonomelli’ alle ville e ai palazzi del ‘cuore’ della città. E allo stesso tempo avanza delle richieste, in una decina di casi. Vi sono, però, delle voci sulle quali, come detto, le dissonanze sono evidenti.

La diatriba con il Cantone

Il ‘caso’ più clamoroso, soprattutto agli occhi dei chiassesi, è quello del Cinema Teatro. Il Dt non lascia spazio a un possibile ripensamento, questo edificio – al pari della stazione ferroviaria, di cui anche l’Ufficio dei beni culturali perora la causa (come per la scuola materna), o del Palazzo City – non va ‘elevato’ al ‘grado’ di salvaguardia cantonale. Una visione contestata, peraltro, oltre che dal Municipio anche da tre associazioni culturali e un privato cittadino, che l’hanno dichiarato nero su bianco nelle osservazioni recapitate a Palazzo delle Orsoline. Una tutela limitata alla realtà locale, si fa capire a chiare lettere, appare “del tutto insufficiente e inappropriata”. Ce n’è, per contro, quanto basta per convincere l’Esecutivo a insistere nella difesa di un bene “dal riconosciuto valore architettonico, storico e culturale” e che rappresenta un “unico esempio nel contesto cantonale e nazionale”.

Per Chiasso non regge neppure il “pretesto” – tale viene considerato – che si rifà all’aggiunta successiva della terrazza – avvenuta durante i lavori di ristrutturazione, alla fine degli anni Novanta –, messo in campo per escludere lo stabile dalla tutela cantonale. Questa presenza successiva, replica il Municipio, non ne compromette l’integrità e unicità, “considerando l’importante e rigoroso lavoro di restauro dell’apparato decorativo e dello stabile, mantenuto nel suo stato originale”.

Presentato un dossier tecnico-scientifico

Così l’autorità locale ha deciso di sfoderare tutte le sue ‘armi’, promuovendo l’allestimento di un dossier tecnico-scientifico sul valore del patrimonio culturale del Cinema Teatro, appoggiandosi anche a un esperto, Bruno Corthésy, storico, storico dell’arte e critico di architettura. L’esecutivo, si rimarca anche nel messaggio sulla variante di Pr, “ritiene di portare validi argomenti a sostegno di questo livello di tutela e auspica che il Consiglio di Stato la possa condividere”.

In ogni caso, si è pronti ad andare in Consiglio comunale con un messaggio municipale per mettere in atto la proposta di includere l’edificio, impreziosito dalle opere di Carlo Basilico, nell’elenco dei beni culturali cantonali. Certo, si è consci del atto che questa risoluzione potrebbe essere contestata. Un Comune, si ricorda, “non ha la facoltà di determinare un vincolo di bene culturale di interesse cantonale”. D’altra parte, si fa presente, “questa è la sola possibilità, se fosse necessario, per portare in giudizio la decisione”.

La Zocca e le altre

Sulla mappa chiassese figurano anche altri beni ‘controversi’. È il caso della Trattoria Zocca, che l’Esecutivo è disposto a stralciare dalla lista dei beni locali e che secondo il Dipartimento del territorio andrebbe, di controcanto, ripresa in considerazione, riesaminando le valutazioni fatte. Un suggerimento, quest’ultimo, che non trova concorde neanche il proprietario dello stabile. Si dice preoccupato pure il titolare della Masseria Roncaccio, messo di fronte alla propensione cantonale di riconsiderare pure questa testimonianza.

È per contro un confronto solo fra Comune e privato quello attorno a Villa Camponovo, già salvata dalle ruspe nel 2019 e che aveva mobilitato la politica comunale. Il Municipio, infatti, è determinato a salvaguardare questa magione in quanto, sottolinea, “esempio di villa liberty, con elementi tipologici, architettonici e decorativi ancora chiaramente leggibili, al di là della ristrutturazione, che ha comunque mantenuto l’intera impostazione architettonica e decorativa”. Del resto, l’edificio è segnalato dall’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (Isos).

Beni ferroviari, si aprirà un tavolo

Un capitolo a parte lo meritano poi gli edifici e impianti ferroviari, che rappresentano, annota l’autorità cittadina, “un brano di territorio ‘urbano’ a sé stante” e che ha seguito “logiche di sviluppo dettate dalle necessità infrastrutturali di politiche nazionali e internazionali del trasporto di persone e merci su ferro”. Ecco perché L’Esecutivo – corroborato in questo dal Dipartimento del territorio – intende promuovere un incontro con le Ffs, coinvolgendo pure il Cantone. In questo modo, si motiva, ci si potrà confrontare “direttamente con gli organi competenti delle Ffs per concordare una eventuale politica di tutela coerente con le politiche di sviluppo della ferrovia, tenendo anche conto che le Ffs svolgono già una attenta politica interna di salvaguardia dei propri manufatti storici, compresa la stazione”. Il dialogo è aperto.

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