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Mesolcina, lo Stato maggiore si congeda: ‘Bilancio positivo’

Soddisfatto il comandante Giovanni Cadlini, che ha gestito la fase due dell’emergenza. Ora tutto in mano ai cinque Comuni disastrati

Una frazione col destino scritto nel nome
(Ti-Press)
2 luglio 2024
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«L’esperienza è stata positiva. Un banco di prova durante il quale abbiamo testato e dimostrato l’efficienza in una situazione di estrema emergenza, sebbene con qualche possibile aspetto da migliorare pensando a eventi futuri che potrebbero ripetersi con una gravità analoga». Ieri la gestione post alluvione in Mesolcina è passata dalla fase due alla fase tre, ossia dallo Stato maggiore di condotta regionale (attivato il 24 giugno subentrando alla Polizia cantonale intervenuta subito dopo il disastro e nel weekend) ai rispettivi cinque Comuni toccati dall’evento. A capo dello Stato maggiore c’era Giovanni Cadlini, comandante del Corpo pompieri Bassa Mesolcina che la sera stessa dell’alluvione stava inaugurando la nuova caserma di Roveredo in presenza delle autorità. Interpellato dalla ‘Regione’ per tracciare un bilancio sulla sua ‘settimana di fuoco’, Cadlini guarda con positività a quanto fatto e coordinato. Anzitutto ricorda che lo Stato maggiore di condotta regionale «è voluto dai Comuni del Moesano col preciso scopo di dirigere i vari attori in modo coordinato. L’iter per la sua creazione, dopo la recente presentazione della fase preparatoria, è ancora in corso. Ci sono alcuni aspetti da approfondire e affinare, come il finanziamento e la chiave di riparto. Però il modello, così come impostato, ha dato prova di essere efficace. In particolare perché retto su un concetto di rapida adattabilità in funzione dell’emergenza».

Dalla pandemia in poi

Uno degli aspetti ‘positivamente anomali’ del progetto pilota – ripercorre Cadlini – è che la sua istituzione non è prevista dalla Legge sulla protezione della popolazione: «Nasce insomma su base volontaria dopo quanto fatto durante la pandemia, quando nel Moesano si era appunto per la prima volta istituito un organismo di gestione dell’emergenza su scala sovracomunale. Poi, dopo l’elezione in Municipio a Roveredo, Decio Cavallini prendendo spunto dalla propria esperienza accumulata in tanti anni nella Polizia cantonale ticinese ha suggerito di avviare l’iter per istituzionalizzare uno Stato maggiore incaricabile all’occorrenza. Ed eccoci qua, forti di un regolamento di applicazione, del benestare preventivo del Cantone e in attesa che i Comuni avallino il progetto». Uno dei punti ancora da definire è il luogo dove insediare il posto comando: «Si era pensato al rifugio della Protezione civile a Grono, che però andrebbe ancora adattato per quanto riguarda i collegamenti telefonici e informatici. Nel frattempo il posto pompieri di Roveredo ha dato prova di essere all’altezza. Valutazioni sono in corso».

Ieri l’ultimo rapporto

Ieri sera dunque l’ultimo rapporto tenuto in presenza dei vari enti di pronto intervento, dopo che venerdì lo Stato maggiore si è attivato a seguito del rischio frana verificatosi accanto allo svincolo autostradale Castello di Mesocco, mentre sabato ha coordinato lo sfollamento precauzionalmente di una cinquantina di abitanti dai Piani di Verdabbio e da Arabella, parte dei quali ospitati nella Pci di Roveredo. Persone che hanno potuto fare rientro domenica.


Ti-Press
Giovanni Cadlini

Una sola nota dolente: la lingua

Bilancio positivo per Cadlini: «La collaborazione con i vari enti ha funzionato molto bene. Vorrei citare, oltre ai pompieri, Servizio ambulanza, Polizia cantonale, Protezione civile, Ufficio forestale e Ufficio tecnico cantonali, nonché i rappresentanti dei Comuni». Coinvolto anche l’Ente turistico regionale. «Positivo il concetto di modularità: si costruisce un gruppo ad hoc cui partecipa chi è realmente toccato. La sola nota dolente riguarda la lingua», obietta Cadlini: «Troppe informazioni diffuse da Coira giungono in tedesco. Idem i contatti diretti. Per noi mesolcinesi la difficoltà non riguarda tanto il fatto di saper parlare tedesco, ma il farlo in situazioni di stress, quando la comunicazione dovrebbe avvenire nel modo più fluido e comprensibile possibile. Per due giorni sono stato affiancato dal capo dell’Ufficio cantonale della protezione civile, che purtroppo non parla e non capisce l’italiano. Confido che in futuro si possa fare meglio da questo punto di vista, in un Canton Grigioni ufficialmente trilingue». La deputazione italofona a Coira, insieme ad altri attori del territorio, ha già ottenuto negli ultimi anni dei miglioramenti, come ad esempio la diretta streaming delle sedute di Gran Consiglio tradotta, oppure informazioni turistiche anche in lingua italiana sul sito di Grigioni Vacanze. «Ma su questa situazione puntuale bisogna assolutamente insistere», sollecita Cadlini.

Da domani nuove ricerche per il disperso

Moesano è sinonimo spesso di Ticino. Per affinità linguistica e mentale e contiguità territoriale. «Anche qui la mia opinione è assolutamente positiva. Vorrei citare ad esempio la Polizia lacuale gestita da Marcel Luraschi. Con i suoi colleghi ha fatto un lavoro eccezionale nelle ricerche delle persone disperse lungo la Moesa, e poi più a sud nel fiume Ticino e infine nel lago Verbano». La ricerca dell’ultimo disperso, il marito della donna trovata morta sei chilometri a sud di Sorte, «proseguirà da mercoledì lungo il fiume, laddove il livello dell’acqua si è abbassato e vi sono degli affioramenti. C’è però anche il timore che la salma del 57enne abbia nel frattempo raggiunto il lago Maggiore e sia stata ricoperta dall’importante sedimentazione provocata dal maltempo». La loro vettura bianca è stata trovata un chilometro a valle rispetto alla casa, che è rimasta in piedi: gli airbag erano intatti e questo indica che non era in moto quando è stata travolta e portata via dal riale Molera in piena. Quasi certamente quindi i due coniugi sono usciti di casa per tentare la fuga a piedi, purtroppo andando incontro alla morte. In tutto quattro le auto che si trovavano a Sorte; per l’ultima ancora da recuperare nel letto della Moesa sarà necessario un elicottero. «Moesa – annota poi Cadlini – che è anche diventata un lungo deposito a cielo aperto di effetti personali e mobilio. Confido che l’Ufficio dell’ambiente si attivi per un recupero celere».

Ticino pronto ad attivarsi

Il Ticino si è dimostrato vicino e pronto anche pompieristicamente parlando: «I vari centri di pronto intervento hanno messo in preallarme loro squadre dotate di materiale specialistico. Anche taluni piccoli corpi di montagna, come ad esempio quello di Novaggio, ci hanno scritto comunicando la disponibilità. Una nostra richiesta urgente è partita verso i colleghi retici del Rheinwald. Difatti da Thusis è subito giunto materiale modulare resosi utile a Mesocco, visto che l’alta valle era per noi irraggiungibile lo scorso weekend. Tutto questo per ribadire che la priorità della nostra missione è la messa in sicurezza delle persone. Tutto il resto viene dopo. Tutto si aggiusta, ma non le vite spezzate».