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Casa Marta cerca fondi per nuovi progetti per i suoi ospiti

Tra questi vi è la creazione di una lavanderia e stireria per collaborare con ristoranti e club. Un’occasione per favorire il reinserimento lavorativo

(Ti-Press)
8 luglio 2024
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Casa Marta non è solo un luogo dove trovare un tetto in caso di bisogno. Il centro di prima accoglienza di Bellinzona, aperto lo scorso novembre, oltre a concedere assistenza e cure a persone che attraversano una situazione di necessità temporanea, vuole anche offrire l’occasione ai suoi ospiti di reinserirsi nel mondo del lavoro permettendogli di creare nuovi contatti. A tal scopo, la struttura intende potenziare il servizio di lavanderia già esistente per gli utenti, aggiungendo la possibilità di funzionare per esterni su prenotazione. È stata quindi lanciata una raccolta fondi per l’acquisto di un mangano per la lavanderia, un apparecchio professionale che consentirà di stirare gli indumenti. «In questo modo potremo collaborare con ristoranti e club sportivi attivi nella regione lavando e stirando per loro su commissione. I nostri ospiti apprenderanno così una nuova attività e si occuperanno anche di ritirare e consegnare gli abiti, ciò che permetterà loro di conoscere nuove persone e creare contatti utili quando dovranno cercare un posto di lavoro», spiega Irma Lohja, responsabile dei servizi di Casa Marta. «Ci è sempre piaciuta l’idea di coinvolgere i nostri ospiti; proprio per questo, fin da subito, li invitiamo ad aiutare a tenere pulito, gli diciamo che qui è casa loro e che quindi devono prendersene cura». Sulla piattaforma di crowdfunding progettiamo.ch è quindi stata lanciata una raccolta fondi con l’obiettivo di racimolare 15mila franchi entro fine dicembre.

Un sistema di videosorveglianza e un kit per l’igiene personale

La somma servirà anche a installare un sistema di videosorveglianza per garantire maggiore sicurezza nella struttura che, pur essendo sempre aperta per accogliere ospiti a qualsiasi ora, deve pure assicurare un certo controllo. Se la raccolta fondi dovesse andare in porto, il centro organizzerà anche la distribuzione ai suoi utenti di un kit di prodotti per l’igiene personale, abbigliamento intimo e vari indumenti da consegnare loro all’arrivo in caso di necessità. «Capita che alcuni ospiti quando arrivano qui necessitino di lavarsi, senza tuttavia disporre di ricambi puliti. Vogliamo quindi accumulare un po’ di biancheria intima, calze, magliette e tute da mettere a disposizione in qualunque momento. Nei giorni seguenti, in caso di bisogno, prendiamo appuntamento con Casa Dare di Ravecchia dov’è possibile trovare e prendere gli abiti di cui necessitano». Il centro di prima accoglienza ha anche altri progetti e i fondi raccolti potrebbero servire a finanziare la riorganizzazione degli spazi comuni per renderli più funzionali a tutte le attività del centro; pure immaginato il potenziamento della consulenza e l’accompagnamento nelle strutture adeguate di quegli ospiti con particolari problemi sanitari.

Rapporti di buon vicinato

In questi primi mesi di apertura la struttura è entrata a far parte della rete ‘Caring Communities’, piattaforma che promuove la coesione sociale su scala nazionale. Per costruire rapporti di buon vicinato, Casa Marta intende sviluppare e rafforzare i legami sociali e promuovere lo sviluppo di azioni comunitarie, di coesione, che abbiano l’obiettivo di creare legami e relazioni significative e che favoriscano la partecipazione alla vita di quartiere. Concretamente lo fa tramite la collaborazione con i volontari della casa, organizzando attività di animazione e di accoglienza del vicinato nella mensa. «Abbiamo creato una relazione con il vicinato in modo che questo possa diventare un luogo in grado di dialogare col territorio. A tal proposito abbiamo organizzato alcune attività aperte a tutti, come una rassegna di cinema e una biciclettata sociale. Vogliamo proseguire in questa direzione», aggiunge la responsabile dei servizi. Oltre alla raccolta fondi appena lanciata, la Fondazione Casa Marta necessita ancora di 430mila franchi per il pagamento degli ultimi artigiani che hanno lavorato alla ristrutturazione del vecchio edificio, costata ben 5,5 milioni.

‘Un servizio che va riconosciuto’

Renato Minoli, presidente della Fondazione Casa Marta, tiene a ricordare l’importante lavoro svolto dalle strutture di prima accoglienza. «Assieme ai responsabili di centri analoghi al nostro prevediamo di incontrare il Cantone prossimamente per chiedere che il servizio da noi svolto possa rientrare nella rete di assistenza di aiuto riconosciuta dal Cantone, in modo da percepire un sussidio», evidenzia Minoli. Siccome i costi di gestione sono a carico della struttura, ogni aiuto è benvenuto.

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