Ocst Donna-lavoro lancia un sondaggio aperto a tutte le lavoratrici, il Ps inoltra due interpellanze sull'attuazione del nuovo Codice penale
«È dal 14 giugno 1981 che l’uguaglianza dei diritti tra donna e uomo è iscritta nella Costituzione federale. Purtroppo però, ancora oggi, la parità salariale tra uomini e donne rimane una questione irrisolta nel panorama lavorativo moderno. E serve fare di più, molto di più». Oggi, in occasione del corteo femminista che sfilerà per le strade di Bellinzona, ma non solo. Perché «nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni, il divario retributivo di genere persiste, penalizzando le donne in termini economici e di sviluppo professionale». Per affrontare questo problema, spiega a ‘laRegione’ Davina Fitas, coordinatrice di Ocst Donna-lavoro, «abbiamo deciso di lanciare un sondaggio rivolto a tutte le donne, con l’obiettivo di comprendere meglio le loro condizioni di lavoro sotto due aspetti fondamentali: la conciliabilità tra lavoro e famiglia e la formazione». La situazione è chiara, per Fitas: «Molte donne si trovano a dover gestire simultaneamente le responsabilità professionali e familiari, un equilibrio spesso difficile da mantenere senza adeguati supporti. Il sondaggio – è questo l’auspicio della dirigente dell’Organizzazione cristiano sociale – indagherà le modalità con cui le donne che parteciperanno riescono a conciliare questi due ambiti, valutando l’efficacia delle politiche aziendali di flessibilità lavorativa, come il telelavoro e gli orari flessibili. L’obiettivo è comprendere quanto queste e altre misure siano realmente applicate e quanto contribuiscano a migliorare la qualità della vita delle lavoratrici».
Senza dimenticare in alcun modo che «la formazione rappresenta inoltre un elemento chiave per la crescita professionale e personale». Di conseguenza, per Fitas, «la mancanza di opportunità formative adeguate può limitare le possibilità di carriera delle donne, impedendo loro di accedere a posizioni di maggiore responsabilità e, quindi, a salari più elevati». Il sondaggio dell’Ocst «mira a raccogliere dati sull’accesso alla formazione continua, sulle esperienze delle donne in termini di corsi di aggiornamento e specializzazione, e sull’impatto che questi percorsi formativi hanno avuto sulle loro carriere. L’obiettivo è identificare eventuali ostacoli e promuovere politiche che garantiscano pari opportunità di formazione per lavoratrici e lavoratori, indipendentemente dal genere».
Le informazioni raccolte attraverso il sondaggio permetteranno a Ocst Donna-lavoro «di delineare un quadro sul quale costruire le azioni future – illustra ancora Fitas –. Questi dati saranno fondamentali per formulare proposte concrete e mirate, volte a ridurre il divario salariale e a migliorare le politiche di conciliazione tra vita lavorativa e familiare».
Il sondaggio, infine, «vuole anche dare voce alle esperienze personali delle donne, creando uno spazio di condivisione e confronto. Le testimonianze delle lavoratrici saranno infatti essenziali per comprendere le sfide quotidiane e le soluzioni che ciascuna di loro adotta per affrontarle».
In un mondo del lavoro in continua evoluzione, «la parità salariale non può più essere considerata un obiettivo lontano, ma una necessità immediata. Solo attraverso un impegno congiunto e un’analisi approfondita delle condizioni reali si potrà costruire un ambiente lavorativo più equo e inclusivo», conclude Fitas. Il sondaggio è disponibile al sito internet www.ocst.ch.
A muoversi in occasione del 14 giugno è anche il Partito socialista, che con le due granconsigliere Lisa Boscolo e Laura Riget inoltra due interpellanze al Consiglio di Stato su un tema di strettissima attualità: l’entrata in vigore, il 1° luglio di quest’anno, del nuovo diritto penale in materia di reati sessuali. Le due deputate socialiste, infatti, chiedono al Consiglio di Stato quale sia lo stato di attuazione di questa revisione di legge sia nella magistratura del Canton Ticino, sia presso la Polizia cantonale.
“Lo stupro o l’aggressione sessuale e la coercizione sessuale si considerano ora avvenuti se una persona mostra all’autore del reato, attraverso parole o gesti, di non essere consenziente all’atto sessuale e l’autore non tiene conto della volontà espressa dalla vittima o approfitta di uno stato di shock”, ricordano Boscolo e Riget. Inoltre, “la definizione di stupro è stata ampliata”. Nel senso che “il reato ora è formulato in modo neutro dal punto di vista del genere e comprende non solo i rapporti sessuali, ma anche gli atti simili ai rapporti sessuali”. In più, “i condannati possono essere obbligati a frequentare un programma di apprendimento per i reati contro l’integrità sessuale”. Il diritto ovviamente è materia federale, “ma i Cantoni sono responsabili dell’organizzazione della magistratura e della polizia – sottolineano Boscolo e Riget –. Di conseguenza, sempre i Cantoni hanno un ruolo importante da svolgere nell’attuazione della riforma della legge sui reati sessuali”.
Per questo, oltre a chiedere a che punto siano rispettivamente magistratura e polizia in quest’opera, le deputate del Ps chiedono “quando, in quale contesto e in quale forma la magistratura e la polizia vengono formate su questa revisione, su quali contenuti e temi specifici si svolgeranno queste sessioni di formazione?” e anche “come verranno adattati i processi all’interno della magistratura e della polizia per attuare la riforma della legge sui reati sessuali”. Infine, Boscolo e Riget domandano come il governo valuti “le risorse finanziarie disponibili per un’adeguata applicazione della riforma” e in che modo polizia e magistratura “utilizzano le possibilità tecniche, come le registrazioni e le trasmissioni video, per evitare che le persone che hanno subito una violenza vivano un ennesimo trauma durante gli interrogatori”.