Svizzera

Occupazioni universitarie, sporta denuncia a Ginevra

La protesta intanto si è espansa anche agli atenei di Basilea e Friburgo. A Berna l'Università ha intimato ai manifestanti lo sgombero dei locali

Le proteste a Basilea
(Keystone)
13 maggio 2024
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Le proteste studentesche pro-Palestina si espandono in Svizzera. Oggi sono stati occupati spazi delle Università di Basilea e Friburgo. Gli occupanti di Friburgo hanno sottolineato in un comunicato che si tratta di un'azione pacifica. I manifestanti chiedono un boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. All'azione partecipano circa cento persone, ha constatato un corrispondente di Keystone-ATS sul posto.

Gli studenti domandano anche che l'ateneo tolga il memoriale dedicato a Chaim Weizmann - primo presidente di Israele e alunno dell'Università di Friburgo - presente nell'Aula Magna e che modifichi il nome alla Conferenza Chaim Weizmann.

Anche a Basilea i manifestanti chiedono all'ateneo di prendere coscienza delle proprie responsabilità e interrompere le collaborazioni con gli istituti israeliani. Questa mattina davanti alla sede si erano radunate circa 50 persone, come ha constata un corrispondente di Keystone-ATS. All'interno se ne contavano circa 30.

Le proteste sono iniziate la scorsa settimana a Ginevra, Losanna e Zurigo e ieri sono giunte a Berna.

Denuncia penale a Ginevra, Berna e Friburgo ordinano sgombero

L'Università di Ginevra (Unige), per voce della rettrice Audrey Leuba, ha fatto sapere oggi di aver sporto una denuncia penale per violazione di domicilio. Il tutto riguarda la protesta pro-Palestina, con studenti che occupano spazi universitari da martedì scorso. La rettrice, in una lettera inviata alla comunità universitaria, ha detto di sperare ancora che la forza non sia necessaria per allontanare gli occupanti. "Oggi, chiedo solennemente ai membri del coordinamento degli studenti per la Palestina di rispettare l'ultimatum e liberare i locali nella calma".

L'Unige comprende "il sostegno e la solidarietà che il collettivo manifesta nei confronti delle vittime del conflitto a Gaza". Tuttavia il movimento "deve rispettare le regole di sicurezza" e i limiti legali. Il rettorato considera fin dall'inizio l'occupazione - in particolare notturna - come illecita.

L'Università di Berna ha dal canto suo comunicato oggi che non accetta l'occupazione dei suoi spazi e ha pertanto intimato ai manifestanti di sgomberare. La situazione per l'ateneo non è tollerabile, ha detto il rettore Christian Leumann tramite un comunicato. "Parlerò direttamente con gli occupanti sul posto. Non ci lasciamo ricattare", ha affermato.

Anche a Friburgo i manifestanti dovranno lasciare i locali a fine pomeriggio, ha indicato un portavoce a Keystone-ATS. La direzione dell'istituto sta discutendo su come dare seguito alla manifestazione, ma i locali devono poter chiudere agli orari abituali, ha aggiunto.

L'ateneo è pronto a discutere, ma solo in presenza dell'Associazione generale degli studenti dell'Università di Friburgo (Agef). "Gli organizzatori della protesta non ci sono noti, ignoriamo chi siano. Non entreremo quindi in materia al momento, ma siamo aperti a discussioni in presenza dell'Agef", ha detto ancora il portavoce.

Accuse respinte

In mattinata l'Università bernese aveva risposto alle accuse di avere una posizione pro-Israele. Gli atenei non sono attori politici, ha spiegato un portavoce all'agenzia Keystone-ATS. Con due Università israeliane esistono accordi per lo scambio di studenti, ma non ci sono grandi collaborazioni a livello di ricerca.

Cooperazioni esistono - come usuale a livello scientifico - in grandi progetti internazionali, che riguardano ad esempio il Cern. Gli atenei hanno il compito di fornire prestazioni nell'ambito della ricerca e dell'istruzione. In questo senso il dialogo accademico è di fondamentale importanza

"Le Università non possono tollerare l'esclusione di persone o istituzioni dalla comunità accademica", ha aggiunto il portavoce. Una strumentalizzazione del lavoro degli atenei non è un buon presupposto per un dialogo costruttivo.

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