La disavventura della commessa di un chiosco in Piazza Stazione a Muralto: picchiata da un tossicodipendente, inascoltata alla richiesta di aiuto
Martedì 12 marzo, non sono neppure le 8 del mattino. In un chiosco di piazza Stazione a Muralto entra un uomo con un cagnolino al guinzaglio. Si avvicina alla cassa e parla con la giovane edicolante. «Voleva due birre – ricorda lei a laRegione – ma aveva i soldi per pagarne soltanto una. Gli ho detto di riporre l’altra, così lui si è arrabbiato e ha cominciato ad accusarmi di avergli rubato due franchi».
La scena non ha sonoro, ma dalle immagini del video a circuito chiuso si può immaginare la tensione crescente, come l’aggressività dell’uomo. «Continuava a insistere che gli restituissi i soldi, ma ovviamente era già in stato alterato di buon mattino, perché figuriamoci se mi metto a rubare due franchi a uno così (che mi è poi stato detto essere un tossicodipendente confederato ora residente a Muralto). Però non sentiva ragioni, mi accusava e io cercavo di tenergli testa».
L’alterco continua e gli animi si surriscaldano: da una parte rabbia e aggressività, dall’altra determinazione ma anche paura per le possibili conseguenze. A un certo punto l’edicolante esce da dietro il bancone, si para davanti all’intruso e gli intima di andarsene immediatamente. Il linguaggio del corpo è eloquente: la giovane alza il braccio in direzione dell’uscita. Tuttavia, l’uomo rimane fermo dov’è, e anzi le si avvicina, cercando di intimorirla. «A quel punto eravamo faccia a faccia e il cagnolino ha iniziato a camminarmi in mezzo ai piedi. Io per scansarlo, involontariamente, devo avergli calpestato una zampina e quello si è messo a guaire. Questo imprevisto ha fatto perdere definitivamente le staffe al tizio», racconta la giovane. Infatti, l’uomo prima le sferra un colpo in pieno petto, poi la minaccia con una mano aperta davanti al viso, poi la sposta di forza, le mette ancora le mani addosso e infine se ne va. L’ultima immagine è quella dell’energumeno che sta uscendo, mentre la ragazza torna dietro al bancone. Dal momento in cui l’uomo è entrato, sono passati 2 minuti e 50 secondi.
«A quel punto sono scoppiata a piangere perché ero spaventatissima ed è caduta di colpo tutta la tensione. Ho preso il telefono e ho fatto non il 117, ma il numero della Polizia comunale di Locarno, che avevo marcato in caso di emergenze. All’uomo del centralino che ha risposto ho chiesto di intervenire per favore immediatamente perché ero stata aggredita e picchiata. Lui mi ha risposto che avrei dovuto chiamare prima, mentre avveniva l’aggressione, e non dopo, che non serviva più. Sempre in lacrime ho cercato di convincerlo che magari, mandando subito qualcuno in stazione, c’era modo di rintracciare l’aggressore. Ma non c’è stato niente da fare. Mi sono sentita sola».
In seguito la vittima ha sporto denuncia per “aggressione e danni psicologici” e diffidato l’uomo dal frequentare non solo quel chiosco in piazza Stazione a Muralto, ma anche gli altri due gestiti dalla madre della commessa per conto della proprietà svizzero tedesca. Il problema, dice la giovane, è che «non sono più riuscita a ritrovare la serenità. Da due settimane ho paura a recarmi al lavoro, temo sempre che da un momento all’altro quel tipo possa riapparire. Ho addosso l’ansia, mi sento esposta. Parte della colpa, lo dico chiaramente, è del menefreghismo della Polizia comunale, che mi ha dato il menavia senza degnarsi di un minimo di comprensione ed empatia. Se mi avessero detto che mandavano subito qualcuno in zona anche solo per dare un’occhiata, o fare un semplice sopralluogo, mi sarei sentita almeno ascoltata e protetta. Così, invece, devo sobbarcarmi tutto il peso di quella vicenda e non riesco a darmi pace».
Un po’ di pace, forse, arriverà dall’ammissione di responsabilità da parte del Comandante della Polcomunale, Simone Terribilini, che fa però una premessa: «Ci deve essere stato un fraintendimento tra la persona che ha chiamato e il nostro operatore. Infatti, durante il colloquio, il nostro operatore ha provveduto a informare la persona di chiamare subito quando succede qualcosa, così da poter essere efficaci nel nostro intervento. La persona dall’altra parte del telefono ha chiuso subito la telefonata senza lasciare il tempo al mio collaboratore di spiegare fino alla fine il concetto riportato sopra». Per altro, Terribilini si dice «dispiaciuto che non sia stata inviata sul posto una pattuglia per gli accertamenti del caso e per sentire dal vivo cosa fosse realmente successo». Gli risulta comunque «strano che una persona che non si senta ascoltata non richiami e pretenda di parlare con il Comandante o con il responsabile del servizio esterno», rivolgendosi invece alla stampa.
Il caso specifico fa in qualche modo “scuola” per situazioni che purtroppo non sono rare, anche a Locarno e soprattutto in zona stazione. A questo proposito il Comandante della Polcom ricorda che «di principio la prassi è di dare seguito alle richieste da parte degli utenti. Spesso però accade che le segnalazioni arrivino dopo diverse ore o magari anche il giorno successivo. Come dico sempre negli incontri con la popolazione, la raccomandazione è di chiamare subito, e con “subito” si intende quando si riconosce una persona che ha già fatto qualcosa in precedenza mentre si aggira nei paraggi, oppure se entra nel negozio/struttura, o appena esce. Questo ci permette di poterlo identificare». Che è per l’appunto quanto fatto dalla commessa: ha chiamato subito dopo che l’aggressore è uscito; impossibile farlo durante il litigio.
In zona stazione Ffs, conclude Terribilini, «interveniamo con regolarità per questioni inerenti a persone che si comportano male all’interno delle varie attività, ma nella maggior parte dei casi i titolari non vogliono procedere con delle diffide, che poi servirebbero, in caso di altre chiamate, per poter procedere nei confronti di queste persone». Diffida che, come si è visto, l’edicolante ha immediatamente fatto scattare.