Fattori strutturali negativi ma anche leggerezze gestionali durante la Direzione precedente. Pellanda: ‘Ragioniamo sul riorientamento della Clinica’
Perdite cumulate per 3,3 milioni di franchi certamente a causa della pandemia e delle mutate condizioni del contesto sanitario in Ticino, ma anche di una gestione finanziaria inadeguata e contraddistinta da pranzi, cene, regali, favoritismi, inventari di medicamenti non fatti, prestazioni e medicamenti non fatturati. Per troppo tempo, durante la Direzione precedente quella attualmente in carica, alla Clinica Varini di Orselina si è attinto ai risparmi accumulati negli anni precedenti. Il risultato è una situazione economica pesante, che non rende onore ai 50 anni di storia del nosocomio collinare. Nuova Direzione (assunta nello scorso ottobre da Martin Hilfiker) e Consiglio di Fondazione (presieduto, dal luglio ’22, dall’ex direttore generale di Eoc, Giorgio Pellanda) stanno lavorando per risalire la china. Forse l’unica buona notizia in un contesto di grande preoccupazione e insicurezza è paradossalmente la più importante: alla clinica i pazienti hanno continuato ad essere curati come si deve; o, almeno, non vi sarebbero indicazioni di diverso tipo.
laRegione è venuta a conoscenza dei contenuti di una riunione plenaria tenutasi di recente con una buona rappresentanza dei circa 165 collaboratori oggi operativi in clinica. Si è trattato di un incontro dai forti contenuti emotivi, nel corso del quale Hilfiker – che è anche capo delle cure ad interim – non ha lesinato sui dettagli. In particolare quelli, sconcertanti, riguardanti alcuni dei motivi che hanno portato ad accumulare una perdita così onerosa. Il direttore, rivolto alle maestranze, ha dovuto fare riferimento a chi l’aveva preceduto, e ha parlato apertamente di una situazione «delicata e di grande difficoltà», che la conduzione attuale ha ereditato per l’appunto da quella precedente, colpevole di avere sostanzialmente malgestito le finanze a un punto tale che se il malandazzo fosse proseguito per altri tre anni si sarebbe andati incontro a un concreto rischio di fallimento, «lasciando per strada 160 famiglie». La contabilità precedente sapeva e approvava, poi alla nuova Direzione aveva fatto credere che tutto fosse a posto e sotto controllo. Che la realtà fosse ben diversa Hilfiker e i suoi più stretti collaboratori non ci avevano messo molto a capirlo.
Immediatamente, si è dato avvio a un’analisi dei costi, condotta anche tramite incontri regolari con capi reparto, commissione del personale e incontri bilaterali. Come accennato, un elemento decisivo emerso dai resoconti riguarda la buona qualità delle cure fornite ai pazienti. Sottolineandolo, Hilfiker ne ha dato atto, ringraziandoli, ai suoi collaboratori, perché, ha detto, «non è scontato». Questo, oltretutto, nonostante alla Varini sia parallelamente emerso con chiarezza un problema di non poco conto: da una verifica sull’incidenza delle assenze risulta che nel 2023, su 165 collaboratori, ben 33 ne hanno totalizzate pari o superiori alle 4 settimane. Parliamo del 20% del totale, il che supera nettamente il limite del 5-6% considerato accettabile.
Proprio nell’ambito della gestione del personale vanno rilevati gli ampi movimenti verificatisi negli ultimi tempi. Oltre alla decisione del nosocomio di non rinnovare dei contratti a termine, per marzo vengono registrate le partenze di 8 collaboratori, che si aggiungono a quelle, decisamente più importanti per peso specifico, di quadri e figure di riferimento della clinica, come la responsabile amministrativa, il capo delle cure e precedente direttore ad interim, il responsabile della farmacia, le responsabili della qualità e della contabilità, nonché una segretaria amministrativa. L’unico concorso di peso bandito dalla Varini è quello per l’assunzione di un o una responsabile delle cure, che dovrebbe entrare in funzione in estate. Significative anche le dimissioni, giunte di recente, dello storico direttore sanitario, dottor Brenno Galli, inoltrate per fine aprile (ma lavorerà solo fino a fine marzo). Sarà sostituito dal dottor Vinnie Cocuzzi, già in sede da una quindicina d’anni.
Nel Consiglio di Fondazione Giorgio Pellanda è succeduto all’avvocata Francesca Snider, rimasta in qualità di membro accanto a Massimiliano Morelli e al sindaco di Orselina Luca Pohl, entrato assieme a Pellanda. In qualità di rappresentante dello Stato il governo ha nominato la municipale di Ascona Margherita D’Andrea.
Presidente Pellanda, il vostro direttore ha parlato di pranzi, cene, regali, favoritismi, inventari di medicamenti non fatti e mancate fatturazioni. Per quanto tempo è successo, che incidenza hanno avuto questi fatti sulle finanze e com’è possibile che tutto ciò si sia verificato senza che nessuno della Fondazione se ne accorgesse e/o intervenisse?
Non mi risulta vi fossero spese ingiustificate negli anni precedenti. Quelle denunciate dal nuovo direttore riguarderebbero i conti del 2023, non ancora revisionati, né approvati. Sarà il revisore esterno a verificare con un mandato specifico quale sia la portata delle spese ingiustificate. Il CdF approva, infatti, i conti annuali sulla base del rapporto di revisione, allestito da una società esterna. Se la stessa non ravvisa elementi particolari e non vi sono segnalazioni di non conformità alle disposizioni legali e all’atto di fondazione, i conti vengono approvati, e così è stato fino e compreso il 2022, senza la necessità di effettuare controlli interni approfonditi.
A bocce ferme, il precedente Consiglio di Fondazione ha riconosciuto le sue responsabilità nel non ravvisare il malandazzo gestionale, o nel non essere intervenuto per bloccarlo?
Confermo l’ammontare delle perdite cumulate a partire dall’esercizio 2018, ma le stesse non sono dovute a un “malandazzo gestionale”, bensì ad altri fattori strutturali negativi, in particolare quelli pianificatori cantonali che hanno sconvolto l’equilibrio finanziario della Clinica. Il CdF non è certo rimasto inerme. Già nel corso del 2021, preso atto dei disavanzi ormai strutturali, ha contestato all’allora direttore l’assenza di qualsiasi proposta di misure incisive di risanamento e una sua preoccupante “rassegnazione” per il futuro, invitandolo poi imperativamente, nel maggio del 2022, a dimostrare la sua capacità di assumere il ruolo di direttore. Passati tre mesi il direttore ha rassegnato le sue dimissioni per la fine di gennaio 2023.
È volontà dell’attuale Consiglio di Fondazione individuare il o i responsabili di quanto accaduto? Se è già stato fatto, quali sono le ulteriori conseguenze dopo i diversi allontanamenti che ci sono stati? Ve ne sono o potrebbero essercene di carattere penale?
Allo stato attuale delle informazioni da noi assunte non vi sono elementi che potrebbero avere un carattere penale. Il 2023 non è però ancora chiuso e i conti tanto meno approvati. Il CdF valuterà la situazione e prenderà le decisioni del caso a tempo debito. Il CdF ha comunque già intrapreso numerosi passi per garantire un assetto amministrativo e gestionale all’altezza della situazione e ulteriormente consolidare la Clinica, forte di prestazioni di elevata qualità a favore di pazienti e residenti, così come evidenziato dal nuovo direttore nell’incontro con il personale. Il CdF, nel marzo 2022 ha aumentato i suoi membri da tre a cinque, inserendo ulteriori competenze. Ha redatto un rapporto sugli indirizzi strategici che ha trasmesso alla Direzione del Dss e avviato con la Casa per anziani Montesano i primi incontri in vista di una stretta collaborazione nel settore anziani. Nel 2023 il CdF ha nominato un nuovo direttore, un nuovo responsabile finanze e sostituito alcune figure del team dell’amministrazione con risorse competenti e più motivate. La nuova Direzione, malgrado la situazione difficile, ha instaurato un rapporto di fiducia e avviato un dialogo con le collaboratrici e i collaboratori basato sulla trasparenza. Il CdF è convinto del valore e della buona reputazione, così come del buon potenziale di sviluppo della Clinica, che andrà certamente adeguato alle risorse disponibili fissate nei contratti di prestazioni sottoscritti con il Cantone.
Lei ha parlato di fattori strutturali negativi riferendosi in particolari a quelli pianificatori cantonali, che avrebbero sconvolto l’equilibrio finanziario della Clinica. Può spiegarsi meglio?
Va sottolineato che i disavanzi degli anni 2018/23 sono la conseguenza di avvenimenti molto particolari: dal 1° gennaio 2018 le decisioni imposte dalla Pianificazione ospedaliera cantonale (Poc) del dicembre 2015, hanno portato alla messa in esercizio di 30 letti Rami (Reparto acuto di minore intensità) in sostituzione di altrettanti letti di “medicina di base”. Questa modifica legislativa non ha più permesso alla Clinica di fatturare i supplementi per i pazienti privati e semiprivati, con una perdita finanziaria secca pari al 10% circa dei ricavi complessivi. Molto problematici, e non solo dal punto di vista finanziario, sono poi stati gli anni 2020/22 della pandemia da Covid-19. Infine, nel 2023 i numerosi rincari registrati sul fronte dei costi del personale, di quelli energetici, degli alimentari e degli interessi passivi, hanno ulteriormente acutizzato il disavanzo strutturale. In tutti questi anni, al personale sono stati riconosciuti il rincaro integrale e gli scatti annuali: è un segno di apprezzamento nei confronti del nostro personale, per altro ampiamente riconosciuto anche dalla Commissione paritetica cantonale, per la dedizione e l’elevata professionalità del lavoro a stretto contatto con pazienti anziani e fragili, spesso nell’ultima fase della vita. Malgrado le perdite registrate, la situazione finanziaria della Fondazione è solida, tant’è che la Clinica ha potuto far fronte ai propri impegni contrattuali con il Cantone e, soprattutto, fornire prestazioni di elevata qualità, a piena soddisfazione dei residenti, dei pazienti e dei famigliari. Numerose sono infatti le attestazioni di riconoscenza nei confronti della Clinica e del suo personale.
Quali sono le vostre maggiori preoccupazioni al momento e quali le possibili soluzioni?
Preoccupano, e molto, le tariffe e i contributi cantonali che da tempo non coprono più i costi della Clinica, in particolare gli oneri finanziari (ammortamenti e interessi passivi) con il rischio di ulteriormente incidere sulla liquidità. Non da ultimo, anche gli imminenti provvedimenti di riequilibrio finanziario del Cantone per il 2024 e il 2025 rischiano di peggiorare la liquidità della Clinica. Quanto ai possibili provvedimenti, il CdF sta ragionando da tempo sulla necessità di riorientare le attività della Clinica, in totale sintonia con il Cantone. Ben quattro sono i mandati di prestazione negli ambiti somatico-acuto (Cure palliative acute), Rami, Casa per anziani e cure palliative geriatriche, Foyer per invalidi. Quattro mandati derivanti da altrettante pianificazioni cantonali; quattro contratti di prestazione con altrettanti servizi competenti del Dss; quattro modalità diverse di finanziamento delle prestazioni in funzione di altrettante basi legali! È una complessità ormai troppo grande per una realtà sanitaria che conta complessivamente una settantina di letti pianificati. Per ovviare alle difficoltà indicate in precedenza, il CdF ha comunicato al Cantone l’intenzione di ridurre, nel medio termine, il numero di mandati attualmente gestiti, con la volontà di rafforzare le attività nei settori Rami e anziani. Il passaggio avverrà in modo graduale, in accordo con i servizi cantonali e tenuto conto dell’esigenza di ricollocare i servizi che verrebbero dismessi e la relativa utenza.
Cosa volete ottenere?
Questa strategia dovrebbe consolidare l’attività della Clinica grazie a una maggiore efficienza gestionale, mantenendo un’elevata qualità delle prestazioni, ma a costi più sostenibili. Con il Cantone, il CdF si è impegnato a formalizzare le proprie riflessioni entro la fine del 2024, potendo contare su un’ampia disponibilità e sulla professionale consulenza dei servizi cantonali.