Il 4 marzo sarà costituita l'associazione ‘Ci Sei’, in attesa di indicazioni del Municipio sull'idea di un orto sociale all'ex vivaio di Ravecchia
Delle aiuole rialzate più facili da lavorare e un orto in una vecchia carriola per mostrare che «con poco si può fare tanto». Nicolas Barrera – promotore, assieme a Luca Ravazza, del progetto ‘Orto Sociale C6’ – con il suo gruppo di sostenitori dell’iniziativa, che mira ad avere a disposizione un luogo dedicato all’orticultura con scopi sociali e didattici al ex vivaio comunale di Ravecchia, sono ancora in attesa di indicazioni da parte del Municipio di Bellinzona. Gruppo che nel frattempo non è però rimasto con le mani in mano, ma che ha continuato a proporre altri piccoli progetti seguendo la sua idea di cittadinanza attiva, che ha quale obiettivo quello «di migliorare le connessioni tra cittadini che vogliono impegnarsi per la socialità e la natura in uno spazio urbano». E per «promuovere maggiormente il lavoro che facciamo, anche a livello istituzionale», è stato deciso di fondare l’associazione Ci Sei, la cui assemblea costitutiva è in programma il prossimo 4 marzo.
Ricordiamo che l’idea di un orto sociale è quella di offrire alla popolazione un luogo dove residenti, famiglie con bambini, scuole, associazioni e così via potrebbero svolgere attività legate all’orticoltura, ma anche socioculturali, in modo ecosostenibile e autofinanziato. Insomma, l’orto sociale vuole essere un luogo con spazi condivisi gestito dai cittadini attraverso un processo partecipativo e cooperativo. A questo scopo i promotori hanno individuato il sedime dell’ex vivaio comunale a Ravecchia, di proprietà della Città che attualmente lo utilizza prevalentemente quale spazio di stoccaggio e deposito temporaneo di piante e fiori vari nonché di terricci, concimi e altre attrezzature. Città che rispondendo a un’interpellanza presentata a inizio 2023 da Lorenza Röhrenbach, Ronald David e Giulia Petralli (gruppo Verdi-Mps-Fa) non escludeva l’ipotesi di una condivisione con terzi, tenendo in ogni caso conto delle necessità del Comune. Tuttavia, al momento il Municipio non ha ancora preso una decisione in merito.
Come detto, però, la futura associazione non è rimasta semplicemente in attesa. Infatti, prossimamente, di tanto in tanto per le vie della città si potrà scorgere una vecchia carriola postale con all’interno delle piante: «In questo modo, da un lato, vogliamo promuovere il progetto di orto sociale e dall’altro mostriamo che un orto si può fare ovunque», afferma Barrera. Piccolo progetto che mostra in ogni caso come vi sia un sostegno trasversale, visto che le piantine sono state donate dalle associazioni StregaVerde e L’Ora, così come dalla Cooperativa Seminterra. Le aiuole rialzate sono invece state realizzate dalla classe del Ciclo d’orientamento professionale della scuola speciale di Bellinzona, in collaborazione con la Fondazione Sirio – che si occupa di reinserimento socio-professionale di persone con un disagio psichico, relazionale o sociale –, e si possono trovare all’Osteria all’undici, gestita dalla stessa fondazione. «Queste aiuole rialzate permettono di facilitare l’attività di orticoltura ad esempio alle persone anziane, ma saranno sicuramente apprezzate anche dai bambini». Non da ultimo l’associazione L’Ora – che promuove il benessere comunitario e la diffusione di una cultura basata sull’integrazione sociale – potrebbe mettere a disposizione un piccolo spazio per realizzare un orto condiviso.
Restando in tema orti, ricordiamo che recentemente il Municipio di Bellinzona ha trasmesso al legislativo un messaggio che comprende – oltre a un nuovo percorso ciclopedonale – anche la realizzazione di orti comunali nel comparto Gerretta-Pratocarasso. In questo caso si tratta di singoli terreni coltivabili che saranno affittati agli interessati. L’orto sociale mira invece maggiormente a promuovere la vita comunitaria e sociale, oltre che a proporre anche attività di svago rivolte a tutti i cittadini interessati. «Per noi l’inclusione e la condivisione sono concetti molto importanti e sui quali vogliamo quindi puntare», conclude Barrera.